Dopo settimane di incontri in videoconferenza, di discussioni, di minacce di ritiri e di accuse reciproche – cose abbastanza normali in un processo decisionale complesso all’interno del quale sussistono interessi contrastanti – la Formula Uno si è finalmente dotata di un quadro regolamentare chiaro su due aspetti fondamentali: budget cap e modalità di sviluppo delle monoposto nel futuro di medio termine. Sul tetto di spesa l’intesa si è formalizzata a 145 milioni di dollari, a dispetto dei 175 inizialmente previsti. La cifra calerà di 5 milioni ogni anno fino ad arrivare a 135 milioni, nel 2023. Quello sarà il “budget costante” che i team potranno utilizzare per la gestione della propria attività. Sul fronte tecnico è stato disciplinato il meccanismo di utilizzo delle gallerie del vento e dei simulatori. Il sistema, denominato “Balance of Performance” (BOP), è essenzialmente dipendente dai risultati in pista.
Vediamo. Nel 2021 le ore per lavorare in galleria del vento non saranno identiche per tutte le compagini. Seguiranno, in pratica, un criterio crescente partendo dalla prima posizione della classifica costruttori del Mondiale 2020 che segnerà il punto più basso. Si stabilirà un monte-ore basilare e, solo per il 2021, sarà applicato un criterio peculiare perché gli ingegneri dovranno lavorare su monoposto del tutto nuove in chiave 2022. Pertanto, l’anno venturo, la scuderia campione del mondo potrà utilizzare il 90% del monte-ore standard. Tale valore s’incrementerà del 2,5% per ogni posizione nella classifica del costruttori. Il meccanismo premia i team che fanno peggio in campionato: considerando le dieci squadre attualmente presenti in F1, la scuderia che si piazza in ultima posizione otterrà di un monte-ore equivalente al 112,5 del valore di riferimento. A conferma di ciò, chi vincerà il titolo nel 2021 potrà usare solo il 70% del monte-ore complessivo.
Procedure abbastanza cervellotiche, anche se coerenti, che stranamente non trovano l’opposizione di Chirs Horner che solitamente si distingue per la sua vena polemica. “Oltre al limite sul budget – ha esordito il team principal inglese – abbiamo anche queste restrizioni sui test aerodinamici. Per fortuna, anche se non siamo riusciti a liberarcene del tutto, sono state adattate in modo lineare tra il primo e il decimo classificato piuttosto che isolare i primi tre. Il sistema è leggermente perverso sotto questo aspetto, ma offre più tempo di sviluppo quanto più indietro ti trovi rispetto ai migliori. Cosa che, come sappiamo, ha un impatto significativo in F1. Pensando ai livelli di budget, probabilmente ci sono sei team che stavano operando oltre il limite previsto. Ciò significa che dovrebbero essere in grado di massimizzare la loro attività all’interno del limite e dello sviluppo. Sarà interessante vedere come funziona…”.
L’obiettivo dei decisori è manifesto: provare a restringere al massimo le differenze prestazionali tra le scuderie con alle spalle capitali ingenti e quelle cosiddette clienti. Sulla carta le disposizioni adottate, specie quella relativa alle ore si sviluppo in base ai risultati sportivi, dovrebbero avere ricadute positive. L’efficacia di questo corpus normativo, però, sarà valutabile solo nella prassi. Non sarebbe la prima volta che le scuderie riescono, in maniera più o meno limpida, ad aggirare i vincoli regolamentari. La speranza è che la FIA si doti di un puntuale sistema di controllo delle eventuali infrazioni. Con un annesso meccanismo di penalità coerente. Ne va della credibilità della Formula Uno.
Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: Red Bull – F1