La bomba era deflagrata sul finire della seconda settimana di test invernali: dopo una lunga indagine sulla power unit rossa, la FIA e la Ferrari erano giunte ad un accordo privato, consentito da norme ben codificate nel regolamento sportivo, di cui non sono mai stati resi noti i termini. Una situazione che ha scontentato tutti i team che non orbitano intorno a Maranello e che, a gran voce, hanno chiesto di conoscere su cosa i tecnici della Federazione abbiano indagato. E, soprattutto, se si sono configurati gli estremi di un illecito tecnico. Lo stesso Jean Todt, n°1 di Place de la Concorde, ha più volte esternato il suo fastidio rilanciando la palla nel campo della Ferrari che è stata invitata, vanamente, a spezzare la segretezza dell’intesa.
Poi è arrivato il Coronavirus che ha messo in cima alla lista delle priorità dei team e degli organi di controllo altri elementi: il nuovo calendario, lo slittamento delle regole tecnico-sportive, la definizione (ormai prossima) del budget cap. Argomenti che, solo apparentemente, hanno silenziato una polemica che ad un certo punto si era fatta rovente. Ma, come spesso accade sotto la cenere grigia covava la brace ardente. E’ successo, quindi, che il tema “power unit gate” abbia ripreso piede. Cosa che accade con una rituale ciclicità. La Ferrari, in questi ultimi tempi, si trova politicamente isolata per la questione relativa al tetto di spesa che sarà introdotto dal 2021. Forse l’irrigidimento di Maranello è alla base della recrudescenza della polemica degli avversari che hanno ripreso a chiedere a gran voce che i delegati tecnici della FIA dicano come effettivamente stanno le cose.
Zak Brown, gran boss della McLaren e acerrimo nemico della Ferrari sul frangente budget cap, aveva chiesto un passo indietro a Maranello la settimana scorsa: “Siamo tutti concordi nel promulgare valori eticamente corretti. E in quest’ottica sarebbe fantastico se Binotto condividesse con gli altri team – visto che la FIA si è detta disponibile a farlo – i dettagli dell’inchiesta sulla presunta violazione delle regole sui motori da parte della Ferrari. Visto che si parla di etica e di trasparenza, sarebbe un buon momento per fare un passo del genere”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si è sintonizzato Cyril Abiteboul, capo delle attività sportive della Renault, che ha preteso limpidezza chiedendo l’eliminazione di quel vincolo di riservatezza che agita il mondo della Formula Uno: “Sulla questione ho la stessa opinione di Zak. Sembra che stiamo parlando di qualcosa che appartiene ad un mondo precedente, ma non è così. E’ un argomento che andrà affrontato. Il nostro intento non è quello di sfidare il sistema, vogliamo solo capire cos’è successo. Abbiamo il diritto di sapere qual è il problema relativo alla legalità – ha incalzato il TP della Losanga – dobbiamo esser certi di stare alla larga dai dubbi. Siamo, al pari della Ferrari, dei produttori di motori e voglio esser certo che le mie power unit non subiscano le stesse questioni di legalità. Non vogliamo che venga cambiato ciò che la FIA ha stabilito, pretendiamo solo di sapere cosa sia successo. Un regolamento ha senso solo se è chiaro per tutti. Ecco perché vogliamo delucidazioni”.
Al coro si armonizza anche la voce di Chris Horner che rappresenta il team che più di ogni altro ha mostrato un atteggiamento feroce sulla vicenda: “Il patto tra FIA e Ferrari – ha tuonato l’inglese sulle colonne del Telegraph – ha lasciato un cattivo sapore in bocca a tutti. La cosa più difficile da accettare è la mancanza di trasparenza“.
Un ambiente ritornato evidentemente fosco proprio quando si sta decidendo che la stagione 2020 può avviarsi (in Austria, il 5 luglio). La “pax virale” era già giunta al termine con la questione budget cap che aveva messo l’una contro l’altra diverse scuderie. Ora un altro tema di opposizione riemerge in maniera prepotente andando ad agitare un mondo che non riesce a rasserenarsi. La Ferrari rivendica il diritto di vedere applicate le regole di riservatezza, i competitor – e forse una buona fetta di appassionati – chiedono altrettanto legittimamente che si faccia luce su una questione che sin da subito è apparsa torbida. Un altro capitolo in un’antologia di decisioni cervellotiche prese da chi gestisce il giocattolo F1.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: McLaren, Ferrari, F1
Polemica pretestuosa, i signori hanno firmato un contratto. Prossima volta leggano meglio