La mappa delle alleanze in Formula Uno muta con la stessa rapidità con cui gira il vento. Per anni, anche se in pista sono state accese rivali, Mercedes e Ferrari hanno condiviso quel percorso tecnico-politico che ha portato ad abbandonare i motori aspirati per abbracciare le attuali power unit turbo-ibride. Una scelta che, numeri alla mano, ha dato ragione agli anglo-tedeschi che dominano in lungo in largo da sei anni. Negli ultimi tempi qualcosa nel rapporto tra le due compagini si è incrinato. Un po’ per l’accordo di riservatezza che ha seguito la lunga indagine della FIA sui propulsori di Maranello, un po’ per i contrasti sul nuovo Patto della Concordia che a Brackley è andato di traverso (tanto che Mercedes non l’ha firmato ancora, nda), sembra che si stiano delineando nuove alleanze.
Quel che è ormai chiaro è che oggi la Ferrari risulta abbastanza isolata: Red Bull si agita per il power unit gate, McLaren e i team medio-piccoli rivendicano un budget cap molto più ridotto rispetto a quello che ipotizzano a Maranello. Posizioni alle quali tendono anche le squadre che ricevono i propulsori italiani ma che, per interessi economici e tecnici, seguono la linea Ferrari “turandosi” il naso. In ogni caso il tetto di spesa per il 2021 si definirà a breve: passa la linea dei 145 milioni di dollari annui, una posizione mediana tra i 175 richiesti dalla Ferrari e i 100 per i quali si battevano Zak Brown e la McLaren. Ma cosa è compreso in questa somma?
Ecco che si sta aprendo un nuovo fronte di battaglia. La scuderia modenese vorrebbe tenere fuori i costi di ricerca e produzione della power unit. Nelle ultime ore, stando alle indiscrezioni riportate da La Gazzetta dello Sport, pare che stia emergendo una linea che accomuna Mercedes e Renault che spingerebbero – il condizionale è doveroso – per comprendere i costi relativi ai propulsori in questa cifra che, a questo punto, diverrebbe veramente esigua. Ovviamente non è un concetto che andrebbe applicato a partire dall’anno prossimo. Si tratterebbe di un programma di medio termine.
Per ovvie ragioni organizzative, la Ferrari è categoricamente contraria a questa prospettiva. Anche perché già si trova costretta ad operare spostamenti interni a causa della drastica riduzione di danaro a disposizione a partire dall’anno venturo. Immaginare di restringere ulteriormente il personale operante nel settore F1 genererebbe non poche difficoltà al team. La partita è appena iniziata ma potrebbe essere l’ennesimo fronte caldo che caratterizzerà i prossimi mesi. A meno che non si tratti di semplici azioni di disturbo da parte della Stella e della Losanga per avere maggior potere di ricatto nel momento in cui si andranno a definire le linee guida del nuovo Patto della Concordia. Le diplomazie sono a lavoro.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, Mercedes