Mondiale 2020: arrivano conferme
La Formula Uno deve ripartire. Non si tratta di una mera esigenza destinata alla visibilità della massima categoria del motorsport. Parliamo di sopravvivenza. Senza le gare, economicamente parlando tutto sta andando bagno, tanto da mettere a rischio la vita di alcune scuderie. Liberty Media si sta muovendo su tutti fronti per garantire un calendario da disputare in tutta sicurezza, utilizzando protocolli ristrettissimi che salvaguardino la salute delle persone.
Il Red Bull Ring si è adoperato per ospitare la ripartenza il prossimo 5 luglio, rigorosamente a porte chiuse, sfruttando l’ubicazione strategica del circuito di Zeltweg che faciliterà non poco la messa in onda dell’evento. Malgrado l’ufficialità sia ancora lontana, arrivano segnali positivi verso la disputa del mondiale. L’idea è quella di isolare il paddock realizzando test medici a ripetizione, chiudendo il Circus in una sorta di bolla galleggiante.
A tal proposito, il boss della commissione medica della FIA Gerard Saillant parla chiaro: in caso di nuovi contagi nell’ambiente della Formula Uno l’intenzione è quella di non fermarsi. Raggiunto dai microfoni del web magazine francese L’Equipe, ecco le sue parole…
“Se dovesse verificarsi un nuovo contagio, il mondiale non deve fermarsi. Sarebbe come dire che chiudiamo la metropolitana perché è stato trovato un passeggero positivo. La situazione è cambiata rispetto a marzo in Australia. Abbiamo un dispositivo di test rapido per la conferma della diagnosi, siamo in grado di isolare e testare le persone che sono state in contatto con un caso positivo. Se un circuito si trova in campagna, le cose sono diverse rispetto a uno in città. Ad esempio a Singapore o in Vietnam ci sarà un’organizzazione medica completamente diversa. Già oggi il governo di Singapore potrebbe costringere l’intero paddock a una quarantena di due settimane prima di accedere alla pista”
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
