La Formula Uno, a causa del Coronavirus, sta conoscendo una delle stagioni più anomale della sua settantennale storia. A partire dallo stop forzato dell’attività in pista che ha determinato, in un effetto cascata, lo slittamento delle nuove norme tecniche al 2022 e l’abbassamento del budget cap da 175 milioni di dollari stagionali a 145. Il processo per arrivare a queste novità non è stato semplice. Vi è stata una lotta accesa nelle riunioni che si sono tenute in videoconferenza e se si è trovata una sintesi è stato solo grazie all’azione distensiva e diplomatica di alcuni protagonisti del Circus che hanno voluto con tutte le forze che le tensioni venissero calmierate. Tra questi annoveriamo Toto Wolff la cui linea sul tetto di spesa è alla fine risultata vincente visto che era quella compromissoria tra le istanze della Ferrari e quelle della McLaren. Due squadre che, ad un certo punto, sembravano poter scatenare una tenzone violentissima.
Il team principal della Mercedes ritiene che alcuni attori protagonisti del motorsport abbiano usato questa peculiare congiuntura storica per rafforzare le proprie posizioni politiche in un momento in cui il buon senso imporrebbe che tutte le persone coinvolte nel carrozzone della F1 si muovessero nella stessa direzione. “Sono in questo sport dal 2009, quando ho iniziato con la Williams – ha riferito Wolff a ESPN – e non ho mai visto così tanto opportunismo e manipolazione. Ci sono lati di questa disciplina che metto in discussione: a volte lo sport stesso è diventato musica di sottofondo e non più l’attore principale. Ho imparato molto su varie persone. Per quanto sappia che si tratta di un ambiente altamente combattivo dove tutti cercano di ottenere un beneficio, ho constatato che questi ultimi mesi sono stati il periodo più politico che ho vissuto in Formula Uno”. Un’amara constatazione quella del manager viennese che è alle prese con la definizione della line-up piloti del suo team in chiave 2021 (leggi qui).
Non pago della critica su riportata, Wolff ha rincarato la dose: “Il lockdown è stato positivo perché mi ha permesso di non interagire con determinate persone. Dall’altra parte si vedeva chiaramente che c’erano protagonisti che sentivano il bisogno di comunicare attraverso i media. Ma alla fine tutto ciò è irrilevante: noi amiamo lo sport; tutto si riduce alle prestazioni. Una volta che la bandiera sventolerà le cazzate si fermeranno. E tutte queste interviste ed opinioni diventano irrilevanti”.
Evidentemente l’ex Williams è rimasto scottato dalle guerre intestine che hanno agitato la Formula Uno. Ma anche dall’uso strumentale dei media col fine di condurre una guerra di posizione. Il mondo Mercedes, in queste ore, è al centro di un tourbillon di considerazioni inerenti il futuro di Vettel. Un fatto inusuale quello di usare come sponda un team blasonato che, per natura, sfrutta tale strategia contro gli altri. Probabilmente questo modo di operare di alcuni concorrenti ha infastidito lo scafato dirigente viennese che di certe manovre politiche è maestro. Forse Wolff si è sentito semplicemente derubato dello scettro di miglior politico del motorsport. E chissà che le sue parole non fossero riferite a chi, prima della crisi pandemica, aveva minacciato di denunciare la Mercedes alla FIA per l’innovativo sistema DAS. Vedasi Red Bull.
Autore: Diego Catalano– @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1 – Mercedes