Lewis Hamilton e la battaglia per i pari diritti nel mondo del motorsport. Il campione del mondo in carica F1 ha annunciato di recente, tramite la rubrica ‘OpEd’ del giornale britannico ‘The Sunday Times’ il lancio della ‘The Hamilton Commission’. Si tratta di nuova commissione creata in partnership con la ‘Royal Academy of Engineering’. Lo scopo è quello di portare il motorsport in un dimensione diversa dal punto di vista multiculturale e multietnico rispetto al mondo nel quale viviamo.
L’annuncio è arrivato in virtù delle molteplici proteste nel globo in supporto del movimento ‘Black Lives Matter’. Una campagna della quale Hamilton si è fatto portavoce tramite svariati post sulle proprie piattaforme dei social media.
Sulla questione è intervenuto proprio il pilota della Mercedes che si è espresso in merito alla situazione generale che si sta vivendo a causa delle disparità dovute alle differenti etnie, religioni e culture.
“Ho lottato contro ogni forma di razzismo nell’arco di tutta la mia carriera agonistica. Già in tenera età quando facevo karting, altri bambini mi lanciavano degli oggetti per denigrarmi. Anche nella stagione d’esordio in Formula 1 nel 2007, sono stato vittima di episodi razzisti da parte di alcuni fans”.
L’inglese si è poi prolungato approfondendo la questione inerente al colore della pelle: “sono abituato ad essere una delle pochissime persone di colore all’interno delle mie squadre. Ma, in particolar modo, sono abituato al pensiero che nessuno parlerà per me quando toccherò il tema razzismo – ha evidenziato Hamilton – perché nessuno ascolta o comprende a pieno la mia esperienza”.
“Milioni di persone sono implementate nel mondo dell’industria. E questi gruppi di persone hanno bisogno di essere rappresentate maggiormente all’interno della società. Il più delle volte – ha proseguito Hamilton – queste persone non notano quest’aspetto e se lo notano si lasciano prendere dalla paura di esporre l’opinione sbagliata”.
Il sei volte iridato ha poi tracciato un parallelo tra situazione attuale e l’ambiente della Formula Uno: “nonostante il mio successo sportivo, continuano a persistere le barriere le barriere istituzionali che hanno mantenuto la F1 altamente esclusiva. Non è sufficiente – ha sottolineato Hamilton – indicare me o un nuovo individuo nero come esempio significativo del progresso sociale”.
In merito alla partnership con con la ‘Royal Academy of Engineering’, il nativo di Stevenage ha illustrato lo scopo di questa collaborazione: “l’obbiettivo è analizzare come il motorsport possa essere utilizzato come mezzo per coinvolgere più giovani neri con le materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (‘STEM’, acronimo di ‘Science, Technology, Engineering and Mathematics’). Infine, uno volta terminato il percorso, impiegarli nei nostri team o in altri settori ingegneristici”.
“Il tempo dei gesti simbolici o delle banalità è terminato. Spero che la ‘The Hamilton Commission’ permetta un cambiamento tangibile, misurabile ma soprattutto reale. Quando mi guardo indietro a vent’anni fa – ha analizzato il pilota classe 1985 – voglio vedere lo sport che ha dato a un bambino nero, timido e operoso di Stevenage così tante opportunità, diventare così diverso come il mondo multiculturale e complesso nel quale viviamo” ha concluso Lewis Hamilton.
Autore: Dennis Ciracì | @dennycira
Foto: Lewis Hamilton