mercoledì, Novembre 20, 2024

Hamilton contro: dalla parte del toro


Hamilton contro tutti. Lewis mostra il suo lato marziale anche quando non guida. Animalesco e cannibale al volante, impegnato e sensibile per il sociale. Dopo essersi schierato apertamente a favore della campagna Blake Lives Matter, sposandone la causa e tuonando a gran voce contro l’indifferenza di molti colleghi e addetti ai lavori, l’inglese continua la sua crociata virando su tematiche animaliste. Nel mirino del pluricampione della Mercedes, questa volta, sono finite le corride.

Un appello alla Spagna, con tanto di giudizio lapidario: “è disgustoso“. E, in seguito, una richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione: chiudere le scuole di corrida, a cui possono accedere anche ragazzi molto giovani, a partire da quattordici anni di età. Hamilton è sempre sul pezzo, e si lascia coinvolgere direttamente in iniziative di varia natura, sempre in linea con i suoi ideali e il suo stile di vita. Questa volta, tuttavia, il suo appello ha suscitato lo sdegno di alcune personalità di spicco nell’ambito della tauromachia, nonché la risposta piccata del Ministro spagnolo della Cultura e dello Sport José Manuel Rodriguez Uribes, che sentenzia:

Si tratta di parole offensive nei confronti di chi coltiva un hobby e una passione riguardo a una pratica che fa parte della nostra cultura. Le dichiarazioni di Hamilton non favoriscono la comprensione di questa tradizione. Criticare è legittimo, ma deve essere fatto con il massimo rispetto. Citando un grande ministro della Seconda Repubblica, Fernando de los Rios, ricordo che, nelle società umane, è necessaria la ‘rivoluzione del rispetto’, e a questa dobbiamo fare appello.”

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La determinazione di Lewis Hamilton

A questa voce autorevole si aggiungono anche le opinioni dei toreri, che difendono a spada tratta la corrida e rivendicano il diritto a supportare la loro cultura. Cayetano Rivera osserva: “Ad Hamilton non garba la Corrida. Dunque? Prima di criticare le usanze e la cultura di qualcuno, dovrebbe almeno documentarsi sull’argomento. E non lasciarsi confondere da chi non conosce come stanno le cose.” E il fratello Fran Rivera rincara la dose, con parole più taglienti:

Hamilton non ha la minima idea di che cosa sia una corrida. Per prima cosa dovrebbe documentarsi a riguardo, altrimenti rischia di diventare arrogante. Sono convinto che la sua presa di posizione rappresenti un attacco e una mancanza di rispetto nei confronti della Spagna, degli spagnoli e delle nostre tradizioni. Lewis non ha certo speso neppure un minuto per recarsi in una scuola di corrida e per prendere atto di che cosa effettivamente vi venga insegnato.”

Insomma, la Spagna intera pare essersi mobilitata per rispondere alle accuse di Hamilton. Ma Lewis non è certo abituato a tacere e continua a sostenere i propri ideali, anche a scapito di qualche critica. Il campione ha forse peccato di un pizzico di ingenuità, giudicando in modo così brutale e perentorio una pratica che non conosce a fondo. Tuttavia, pur comprendendo e rispettando le tradizioni legate a questo tipo di manifestazioni, non si può negare che si tratti di uno spettacolo alquanto crudele e pericoloso. E lo sembra a maggior ragione per chi non riesce a metabolizzare il fascino feroce di una tale competizione.

C’è sicuramente qualcosa di mistico e di arcano, una lotta ancestrale, la fierezza ribelle accompagnata dalla prepotente sfida con il destino. Onore e morte, la coraggiosa baldanza di un oltraggio alla sorte. Ma in fondo resta solo una battaglia troppo iniqua, un confronto temerario che dispensa orrore. Se criticarlo è oltraggioso, non è pure un’offesa, nei confronti di chi è dotato di un certo tipo di sensibilità, il praticarlo? Insomma, chi ha ragione o chi ha torto, in questa disfida dai toni antichi, dove tutti si sentono attaccati, ma in fondo a soccombere è, in primo luogo la libertà di espressione?

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Hamilton, in quanto personaggio pubblico, ha probabilmente esagerato nei toni, ma non nel contenuto. E, del resto, certe prese di posizione non contemplano le mezze misure. Lewis, una volta di più, dimostra al mondo di non cercare esclusivamente consensi, ma di battersi fino in fondo per le idee in cui crede. Merce rara, a prescindere dalla condivisione. Forse, prima di esporsi in maniera così netta a proposito di temi fortemente problematici, potrebbe documentarsi o provare a comprendere le eventuali ragioni di chi sostiene l’opposto. Ma in fondo proprio l’impeto del sei volte campione è un attestato di genuinità.

Hamilton parla ad alta voce, si scaglia con violenza contro tutto ciò che reputa ingiusto, accettando rimproveri e contestazioni. Resta fedele a se stesso e al suo modo di interpretare la vita. Determinato e camaleontico, riflessivo e mondano. Ma sempre pronto a mettersi in discussione, portando il suo impegno anche dentro ai circuiti. Secondo fonti vicine a Lewis, infatti, il britannico vorrebbe promuovere un’azione di supporto a favore del movimento Black Lives Matter in occasione del Gran Premio d’ Austria, inginocchiandosi per commemorare le vittime del razzismo. Perché ad Hamilton non basta essere un campione in pista.


autore: Veronica Vesco @VeronicagVesco

Foto: Mercedes

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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