domenica, Dicembre 22, 2024

La lotta al Covid parla italiano e collabora con la Renault F1

Nei giorni in cui la Formula Uno è stata ferma diversi team hanno voluto contribuire attivamente a sconfiggere la pandemia di Coronavirus mettendo a disposizione strutture produttive e know-how. Mercedes, McLaren e Ferrari hanno sviluppato sistemi di ventilazione polmonare per consentire di affrontare la carenza mondiale di questi fondamentali dispositivi che si sono rivelati decisivi nella lotta al virus. Alle succitate scuderie si è aggiunta anche la Renault che ha attivato una collaborazione con l’Enovation Consultancy Ltd della dottoressa Cristiana Pace, ex ingegnere della FIA ora impegnata nel costruire la legacy tra motorsport e sostenibilità. La cooperazione tra i gruppi di lavoro ha prodotto un “aerosol box” che è stato approvato dalle autorità sanitarie britanniche.

L’elemento creato dell’equipe di lavoro è innovativo perché consente di aiutare il paziente e, contestualmente, di proteggere il personale sanitario abbattendo i rischi di contagio mentre intubano il paziente. Il dispositivo è una scatola pieghevole che si posiziona tra la testa e il torace del malato così da ridurre il contatto con medici ed infermieri. Il design è stato studiato con le tecnologie di fluidodinamica computazionale (CFD) solitamente usate per progettare le vetture di Formula Uno. Paul Cusdin, il responsabile CFD della scuderia transalpina, ha replicato il comportamento delle particelle fluide rilasciate quando una persona tossisce, potendo così mettere a punto un sistema in grado di proteggere gli operatori sanitari. I sistemi della Renault hanno inoltre permesso di dimezzare i tempi di realizzazione dello strumento.

Renault contribuisce alla lotta al Covid-19 con uno strumento rivoluzionario
L’aerosol box progettata in collaborazione con Renault F1

Fondamentale nello sviluppo del dispositivo è stata anche l’università di Oxford, altra realtà che ha collaborato attivamente alla realizzazione del progetto. L’istituto ha provveduto alla formazione del personale medico ed ha definito l’utilizzo dell’apparecchiatura in ben quattro strutture ospedaliere: John Radcliffe, Churchill e Nuffield Orthopaedic Center di Oxford, e l’Horton General Hospital di Banbury. La scatola-ventilatore è risultata talmente efficace che è allo studio una versione anche per gli ospedali pediatrici.

Di questa iniziativa sinergica ha parlato l’ing. Pace: “La maggior parte dei membri della rete STC, con sede al Silverstone Park, ha riconvertito le proprie attività per vincere le sfide generate dal COVID-19. Le capacità di problem solving e l’agilità del nostro settore, combinate con le conoscenze cliniche e l’esperienza dell’Oxford University Hospital Trust, hanno portato a una soluzione economica e all’avanguardia, in grado di mantenere medici al sicuro durante il loro prezioso lavoro quotidiano. Oltre a guardare all’ergonomia e al design concettuale, ci siamo concentrati sul trasferimento della produzione dalla plastica dura a una plastica più sostenibile in modo da ridurre l’inquinamento. Il know-how messo a disposizione dalla Renault è stato fondamentale per raggiungere un tale obiettivo in così poco tempo. Il CFD – ha aggiunto Cristina Paceè ampiamente utilizzato negli sport motoristici ed ora può essere la nuova frontiera della progettazione medica”.

Di questa straordinaria collaborazione ha parlato anche Cusdin, responsabile CFD della Losanga: “Abbiamo modellato la velocità, la direzione e il flusso d’aria come avremmo fatto in F1 e siamo quindi stati in grado di consigliare il miglior posizionamento, la migliore dimensione e la più efficace forma della scatola per raggiungere un livello di protezione quasi del 100% per il medico curante. I modelli erano complessi da stabilire, ma applicando i principi che avremmo usato nello sviluppo di un’auto, siamo stati in grado di migliorare la protezione e condensare lo sviluppo da mesi a settimane. La F1 sta ancora una volta dimostrando la sua capacità di applicare il suo pensiero, la sua tecnologia e i suoi processi per accelerare l’aiuto che possiamo dare a coloro che ne hanno realmente bisogno. Spero che questo sarà un altro strumento nella lotta in corso contro COVID-19”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Ron Hartvelt, uno dei fondatori del gruppo di lavoro: “In termini di comprensione delle sfide, innovazione del design e consegna dei prototipi, credo che questo progetto dimostri quanto possa essere potente l’approccio del motorsport. È stato un progetto entusiasmante e gratificante e la medicina è certamente un settore a cui vorremmo continuare ad applicare le nostre competenze”.

La Formula Uno ha quindi dimostrato che l’esasperazione tecnologica non deve essere demonizzata. Questo ed altri esempi di travaso di conoscenze raccontano chiaramente che la massima espressione del motorismo sportivo può essere da supporto nella risoluzione di gravissime problematiche come quella che abbiamo affrontato in questi ultimi tre mesi. Una dimostrazione di compattezza che la F1 ha dato facendo superare quella visione egoistica che spesso caratterizza l’azione dei singoli team.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Alessandro Arcari@berrageizf1, Renault, E-novationconsulting

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