Toto Wolff torna a stupire con le sue dichiarazioni spiazzanti. Un gusto della provocazione, che esercita in maniera pervicace e convinta. Un ineguagliabile carisma, che genera rispetto e timore reverenziale. Il giusto mix per essere considerato il vero boss della Formula Uno, con buona pace di Binotto che pare esserne un calco sbiadito. Il buon Mattia parla con esagerata franchezza, non omette nulla, ma, proprio per questo, trasmette una sorta di inadeguatezza, condita da boutades di dubbio gusto. Il grande Toto invece può permettersi anche di fare il pinocchio, di lanciare provocazioni, di annunciare e poi ritrattare, risultando in ogni caso attendibile.
Dove sta la differenza? Toto parla con voce stentorea, convince, parte all’assalto. Binotto è più placido, monocorde, meno incisivo. Ma anche le parole hanno un peso. Wolff le calibra ad uso e consumo dei media, volgendo a proprio favore ogni dichiarazione della stampa. Mattia, invece, forse perché più sincero,si fa travolgere dal calderone mediatico, senza riuscire a graffiare o a tamponare eventuali uscite infelici. Il risultato è sotto agli occhi di tutti: credibilità minima riguardo a certe dubbie affermazioni.
Così, quando il team principal della Ferrari si fa sorprendere dicendosi felice di un eventuale futuro di Vettel in Mercedes, viene naturale storcere il naso. Allo stesso modo risulta poco convincente la dichiarazione a proposito delle pari opportunità per la futura coppia Leclerc-Sainz, riguardo alla quale Binotto afferma: “Per la Ferrari è importante avere due buoni piloti. Ciò che più conta è lo spirito di squadra, vale a dire mettere il Cavallino al primo posto. Sarà poi la pista a decidere chi sarà primo o secondo. Da sempre è stato così, anche ai tempi di Schumacher: ogni stagione Michael partiva allo stesso livello del compagno, ma già dopo pochissime gare era chiaro chi fosse la prima guida.”
Un pizzico di demagogia, un paragone inglorioso e poco calzante. La sensazione, condita da una ragionevole certezza, che neppure il buon Mattia creda fino in fondo a ciò che dice. Analizziamo invece come affronta la stessa questione l’inaffondabile Toto, che si dice poco convinto dall’avere una gerarchia prestabilita tra i due piloti a inizio mondiale. Certo, per alcuni versi suona assurdo, dato che spesso il solido Bottas è stato identificato con i pochi lusinghieri epiteti di “maggiordomo“, “zerbino” o addirittura “cagnolino“. Eppure, le parole di Wolff hanno tutto un altro piglio e un appeal notevole:
“Sia Hamilton che Bottas hanno sempre avuto pari opportunità all’inizio del campionato, poiché vogliamo offrire a entrambi i nostri piloti la possibilità di vincere il mondiale. Non è utile ipotizzare una situazione già prestabilita in cui si designa un numero uno e un numero due, perché ogni pilota sogna di vincere e ambisce al titolo. Se così non fosse, nessuno di loro sarebbe in Formula Uno.”
Decisamente Toto usa un altro tono, che risulta più credibile, poiché punta il dito sul valore e sulle ambizioni del singolo, in luogo di citare vecchi adagi incartapecoriti e parallelismi insostenibili. Wolff rincara la dose sostenendo appunto che sia un errore determinare una gerarchia a priori, come nel caso della Red Bull. L’esempio lampante di Max Verstappen, insignito dei galloni di capitano, potrebbe addirittura risultare controproducente per la scuderia. E, in effetti, come dargli torto, visti i risultati ottenuti dai bibitari lo scorso anno nel campionato marche? Al netto dello strepitoso talento dell’olandese, il team di Milton Keynes ha pagato l’avvicendarsi di due differenti piloti. Prova ne è il fatto che, nonostante una vettura maggiormente performante e affidabile, abbia raccolto un paio di punti in meno rispetto al 2018, con la coppia Verstappen-Ricciardo.
Ipotesi condivisibili e una fermezza invidiabile: questo è il grande Toto, abilissimo comunicatore. Colui che si permette persino l’arruffianamento, tirando i due canonici colpi, uno al cerchio e uno alla botte, vale a dire uno a Vettel e uno a Bottas. Il manager austriaco non ha mai nascosto la stima per Sebastian, ammettendo di “non poter ignorare un Vettel libero da vincoli“. Ma allo stesso tempo ha rimarcato quanto “al momento la priorità sia costituita dagli attuali piloti“. Tuttavia non rinuncia alla chiosa ammiccante, secondo la quale il tedesco “non rappresenta la prima scelta, ma non può nemmeno essere escluso“.
Insomma, un perfetto vademecum di come mantenere viva l’attenzione sulla squadra, sui piloti e sulla propria persona dicendo poco, svelando il nulla, ma facendolo con ferrea convinzione. Toto, da perfetto sornione, si mette alla finestra, calibrando ogni frase ed evitando di sbilanciarsi, per lasciare aperta ogni porta in attesa di qualsiasi possibile evoluzione. Che riguardi trattative presenti o future, avvicendamenti o nuove alleanze. Perché non si diventa vincenti per caso, né leader perché lo si desidera ardentemente. Wolff si nasce.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
foto: Mercedes – Ferrari