Ferrari: dimissioni o dismissioni?
Non avevo ancora 18 anni. Nel lontano luglio 1996, Michael Schumacher ruppe il V10 della sua F310, durante il giro di formazione a Magny Cours. La monopostomontava un update importante presentato nel Gp del Canada, con il muso alto “a pellicano” (pensate che corsi e ricorsi motoristici e telaistici). Bruttissimo da vedere, non intaccava certamente l’amore dei tifosi verso la propria passione. Michael partiva dalla pole position con una vettura a dir poco deficitaria, qualcosa di impensabile considerando l’attuale soglia di incidenza dei piloti sulle monoposto. Malgrado la figura di Barnard fosse in uscita dall’organigramma ferrarista, l’entrata in scena di Ross Brawn e Rory Byrne (richiamato oggi a 76 anni a Maranello) non era ancora avvenuta.
All’epoca, l’attuale team principal della Rossa Mattia Binotto era già presente in Ferrari, con alle spalle un solo anno di esperienza alla corte di Maranello. Si occupava di un paio di incarichi, facendo parte del gruppo test capeggiato dall’ingegner Mazzola e lavorando per il reparto motori diretto da Gilles Simon,braccio armato di Jean Todt. Malgrado il francese peccasse probabilmente di egocentrismo, caratteristica che solitamente accomuna i caratteri autoritari, sapeva scegliere con perizia i propri collaboratori. Motivandoli e proteggendoli da eventuali “minacce” mediatiche. Sfortunatamente la fortuna non lo assiste nemmeno in Francia, restando a piedi durante il “formation lap” dopo la classica “fumoatona bianca”, emblema della rottura meccanica del propulsore.
Insomma… disastro e depressione in un colpo solo. Ricordo come immediatamente si scatenarono le reazioni dei media, rimpinguando la già peraltro altissima pressione che appesantiva la posizione di Todt. Onestamente non ricordo chi interrogo il francese in diretta TV (forse era Claudia Peroni o Ezio Zermiani), chiedendogli se fosse disposto a farsi da parte qualora Montezemolo o la proprietà lo avrebbe chiesto. Ricordo perfettamente la risposta glaciale del francese:
“Non ci sono problemi!”.
Si narra che il lunedì, dopo il solito debriefing realizzato a Maranello riguardante fatti e misfatti (c’era poco di cui parlare), Todt mise a disposizione il proprio mandato prontamente respinto al mittente dalla coppia Montezemolo-Agnelli. Va detto che in quell’occasione Schumacher supportò chiaramente Jean:“Se c’è un modo per peggiorare la situazione è quello di cacciarlo…” dichiarò Michael riferendosi all’attuale prendete della FIA.
Intendiamoci… Todt non piaceva certo a tutti. Diverse correnti di pensiero popolavano il paddock allora e ben prima, ma Jean era stato capace di mettere persone capaci e fidate nei posti giusti. Con il passare del tempo, quelle dimissioni respinte soffocarono qualunque corrente avversa. Altro che dimissioni, dismissioni! Binotto non è certo il giovane Todt, Elkann non è l’avvocato e Camilleri non è senz’altro Montezemolo. Eppure qualche timida somiglianza la riesco a trovare… e voi?
Autore: Giuliano Duchessa – @giulyfunoat
Ferrari: dimissioni o dismissioni?
La vera similitudine che mi sembra di vedere è la necessità assoluta di vincere…
no io no, mi spiace per l’autore, vedo un abisso, soprattutto nel day by day di JT
La macchina completamente sbagliata di quest’anno è stata progettata secondo le direttive, le indicazioni e le linee guida di Matteo Binotto.