Analisi on board Vettel-Gp 70º Anniversario: dove nasce il testacoda?
Bollito, scarso, lento e scarpone. Solo alcuni degli “adorabili” aggettivi branditi verso il 4 volte campione del mondo della Ferrari. Devo ammetterlo… assieme alla schiera di meme dedicati fanno davvero sorridere. Il lato divertente delle cose va però preso come tale, ricordandosi che commentare in maniera scherzosa i fatti deve necessariamente andare a braccetto con una precisa azione: rispettare Vettel in quanto uomo. C’e poi da tenere in considerazione un’altro aspetto. Quello comunemente chiamato rovescio della medaglia.
Sì perché odiare sportivamente un pilota non è poi cosi diverso da amarlo alla follia. In entrambi i casi si corre il rischio di sparare “minchiate” a nastro, partorite dai pregiudizi congeniti insiti all’interno della mente. Nascondere le difficoltà di Seb non fa parte delle mie convinzioni. Così come non mi unisco al coro di chi, a spada sguainata e brandita, difende ciecamente le gesta del teutonico. Pertanto, la seguente analisi cercherà di portare alla luce il punto chiave del Gp 70 Anniversario.
Analisi on board Vettel-Gp 70º Anniversario: premessa
Alla ricerca del feeling perduto. Lo scopo era quello lì… inutile girarci attorno. Dopo un misero decimo posto racimolato al Gran Premio di Gran Bretagna, l’occasione di studiare i dati mettendo giù in pista una vettura più competitiva era francamente ghiotta. Anzi… decisamente necessaria aggiungerei. Insomma, buttare alle spalle un weekend difficile, caratterizzato dai problemi all’intercooler subissati da una pedaliera “scassa-maroni”. Sostituire i ricordi “Silverstoniani” con gesta più consone e degne non sarebbe poi stato così male nelle intenzioni del pilota di Heppenheim.
E invece no. Ancora una volta la SF1000 acciuffa e stringe il ruolo da protagonista, ingabbiando nuovamente le velleità del ferrarista. In fila tra i disillusi, Sebastian non può far altro che assecondare la voglia di mediocrità della numero 5. I fatti non mentono. La vettura del tedesco non sta in pista come dovrebbe. Un’altra maledetta domenica all’insegna del solito concetto: sofferenza. La scelta di caricare il posteriore avrebbe potuto, e forse dovuto, alzare il livello di confidenza del tedesco, migliorando il rapporto tra Seb e la SF1000. Fatti alla mano cosi non è stato. Sin dalle qualifiche i due hanno fatto a cazzottoni, prolungando la rissa per tutta la durata della gara. Si dice che cambiare il telaio di una monoposto sia ultima speranza. Vedremo se in Spagna, tra qualche giorno, miglioreranno le cose.
Analisi on board Vettel-Gp 70º Anniversario: la numero 5
L’analisi on board di oggi sarà più rapida del solito. Focalizzandomi sul punto chiave del Gp, eviterò pertanto di raccontate per filo e per segno l’ennesima “maledetta domenica” (leggi qui per saperne di più). Ok… la gara di Vettel non si può certo definire indimenticabile. Potremo ad esempio parlare della strategia sbagliata, richiamando ai box Sebastian anzitempo quando il ritmo era ancora buono. Oppure della competitività latente delle Rossa. Ma come detto, c’è un aspetto sul quale oggi vorrei focalizzarmi. Cercando di contestualizzarlo per avere quanti più parametri utili al giudizio. In questo senso toccherà a voi stabilire l’accaduto, utilizzando una delle relazioni logiche sulla quale è basata la vita dell’uomo: causa ed effetto.
Pronti via e succede quello non t’aspetti. Basta solo mezza curva a Sebastian per ritrovarsi in fondo al gruppone, costretto un’altra volta ad inseguire dall’ultima piazza. Il tedesco perde il controllo della vettura. Sbanda e va in testacoda. La numero 5, fortunatamente, non riporta alcun danno.
Effetto > testacoda ———- Causa > ???
Prima di trovare una risposta all’equazione proviamo a ricostruire i fatti, minuziosamente, alla ricerca di evidenze necessarie per ottenere una visione globale in grado di facilitare il compito del giudicante.
Lo stacco frizione del tedesco è davvero ottimo. Malgrado la Ferrari di Seb calzi pneumatici Hard, il plurititolato pilota della Cavallino riesce comunque a guadagnare 6-7 metri sulla RB16 di Alexander Albon. Il thailandese non riesce a sfruttare a dovere l’extra grip delle gomme a banda gialla, pattinando in prima e seconda marcia. Conseguentemente i due si presentano appaiati all’ingresso della Abbey senza alzare il piede (foto 4), ciascuno con la chiara intenzione di sopravanzare l’avversario.
Nelle immagini successive, possiamo notare come a circa 40 metri dall’apice di curva 1 Albon inizi a stringere la traiettoria cambiando il grado di inclinazione del volante verso destra. L’intenzione del pilota Red Bull è quella di concedere meno spazio possibile al tedesco, nel tentativo di sopravanzare il ferrarista prima di giungere alla Abbey.
La telecamera posizionata sulla McLaren McL35 di Carlos Sainz ci regala un’altra prospettiva, utile per capire il posizionamento delle due vetture in questione all’ingresso di curva 1. Dalle immagini sembrerebbe che Sebastian sia stato costretto a correggere la propria traiettoria stringendo sul cordolo, nel tentativo di evitare un possibile contatto con la vettura austriaca. Analizzare determinate dinamiche non risulta affatto facile in quanto, verosimilmente, non sapremo mai cosa sarebbe successo se la numero 5 non avesse continuato la sua marcia senza virare verso destra. Pertanto, non ci resta altro che prendere atto dei fatti.
L’elemento interessante che ci può aiutare a capire le dinamiche legate al testacoda di Sebastian, lo scoviamo salendo sulla Renault RS20 di Esteban Ocon. Grazie alla foto successiva, possiamo constatare il “polverone” sollevato dalla posteriore destra della SF1000.
Ascoltando con estrema attenzione l’audio del motore Ferrari nel momento “fatidico”, si nota una doppia scalata di marcia con il successivo rilascio dell’acceleratore mentre Sebastian monta sul cordolo con l’asse destro della vettura. Ma è “solamente” la seguente accelerata che fa perdere il controllo alla numero 5. A supporto di quando detto, il prossimo blocco di immagini evidenzia come la SF1000 non sia affatto scomposta una volta rientrata in pista (1-2), andando in testacoda solamente quando Seb pigia la tavoletta del gas (3-4).
Scagionando pertanto cordolo e “dissuasore” rosso all’interno di curva 1, gli pneumatici Hard “sporchi” e fuori dalla giusta finestra di funzionamento, sommati alla sgasata forse eccessiva del tedesco, sembrano gli indiziati numero 1. C’è poi da sottolineare come il tutto avvenga in un lasso di tempo molto breve. Utilizzando il cronometro, scopriamo che 1,78S dividono il primo contatto con il cordolo dell’anteriore destra della numero 5 al testacoda. Una frazione davvero breve per ragionare anche se di nome fai Flash.
Dicevamo: Effetto > testacoda ———- Causa > ???
Con questa breve analisi spero di aver fornito qualche elemento in più utile a prendere la vostra posizione sulla faccenda. Vi va di farmela sapere ?
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: F1 TV
Mi lascia un po’ perplesso il polverone sollevato dalla posteriore destra dopo essere passato sul cordolo. Sembra l’effetto che provocherebbe una ruota che accarezza erba/terra. Magari cordolo difettoso? Può aver sporcato la gomma quel tanto che basta da non renderla perfettamente “gripposa”?