Il muro
Vedi il GP di Spagna e capisci che di muri ne sono stati costruiti tanti. Resta da capire solo di che consistenza e altezza. Perché, come ogni muro che si rispetti, la sua imponenza è la prima cosa che si nota.
Attualmente quello dei grigi… pardon neri, è attualmente un incubo da superare e da abbattere. La Mercedes, con questo regolamento e con questo Lewis, si è assicurata la vittoria eterna, almeno fino a quando dureranno sia l’uno che l’altro. Brutte notizie per tutti gli altri: il mondiale è già stato assegnato, ancora prima che si disputi. Per la serie: “Ti piace vincere facile?”.
Sia chiaro, non sto dicendo che AMG non meriti quello che sta conquistando e non sto nemmeno spargendo fiele su ogni cordolo di ogni pista che noi poveri ferraristi dobbiamo percorrere (a metà gruppo e doppiati). Il mio disappunto semmai, è che la F1 con il suo regolamento ha fatto muro e di fatto ha bloccato tutti e tutto. I domini ci sono sempre stati (ha detto il campione del mondo Jacques Villenueve), solo che, in quei periodi, c’era più libertà ed era possibile colmare un gap prestazionale che allo stato attuale è elevatissimo! Nella pista “galleria del vento a cielo aperto”, Mercedes ha nell’ordine: vinto, doppiato tutti (tranne Verstappen) e cambiato gomme all’ultimo giro per conquistare anche il giro più veloce. Di fatto, siamo arrivati al punto che AMG umilia AMG… ovvero più passa il tempo e più le prestazioni passate appaiono infime a confronto di quello che ci fa vedere. Basta! Almeno si dia la possibilità di recuperare a chi affannosamente cerca di tenere (marginalmente) il passo. Invece si congela tutto, si resuscitano i token e AMG ringrazia. Ormai si è capito che l’imperativo è (far) superare i record di Michael; perché gli inglesi proprio non possono digerire i record italiani.
Chi cerca di erigere il proprio di muro è una Red Bull la quale è monca, perché corre con un pilota solo. Certo, non è che in Mercedes la situazione sia diversa, solo che Bottas almeno tiene il passo facendo pole e comunque arrivando a podio (e ci mancherebbe!) a differenza di Albon: è vero che di Verstappen ce ne uno ogni generazione, è vero che proteggono l’olandese evitandogli compagni scomodi; è anche vero che è arrivato il momento di “riqualificare” il ragazzo in Toro Rosso, proprio come hanno fatto con Gasly e ridare a quest’ultimo il sedile che, con tanta fretta, gli fu levato. Magari la “cura” funziona anche per Albon… chissà. Chi non ha bisogno di cure e di sicuro di un mezzo alla sua altezza, è il prode Verstappen il quale, grazie al manico che si ritrova, sta tenendo a galla la baracca e le sue speranze iridate. Il buon Max spera tanto che l’abolizione (una porcata… tutti i cambi regolamentari in corso d’opera lo sono, salvo comprovate ragioni di sicurezza), del “party mode” possa venirgli incontro; ne dubito. Fatto sta che l’olandese sta dimostrando di aver raggiunto la maturazione. E’ pronto e gli manca solamente il mezzo; il quale, come dicevo poc’anzi, è castrato da questo regolamento oscuro… o dovrei dire nero?
Chi di sicuro ha subito il colpo più duro da queste leggi regolamentari, è stata la Ferrari; o meglio dovrei dire il “muretto” rosso: in tutti i sensi. Diciamocela tutta, attualmente la beneamata scuderia, in confronto agli altri due top team è un muretto di periferia… fragile, incompiuto e facilmente violabile. Non a caso si parla di “muratura” in questo mio pensiero: domenica il muretto rosso delle strategie ha dato dimostrazione della sua inefficienza, prontamente messa in risalto da Vettel. Il tedesco ormai è alla resa dei conti con la rossa e ad ogni GP ormai sono stracci che volano, frecce lanciate nel vuoto… per la serie: non si mira più, l’importante è sparare! Purtroppo questo si va ad aggiungere ad una situazione tecnica decisamente non facile e purtroppo così andrà fino alla fine di questo sciagurato campionato. Domenica Seb ha disputato la sua gara migliore dell’anno.
Il fatto che sia arrivato settimo la dice lunga sia sul potenziale della monoposto che ha e soprattutto di come stia andando la sua stagione. Il fatto che questa gara gli sia andata bene, tanto da fargli addirittura vincere il premio (di consolazione) di pilota del giorno, in assenza del suo compagno sbarbato, non depone a suo favore e comunque lascia non pochi sospetti che reclamano riscontri. Seb è stato messo in condizioni di stare tranquillo (per quello che vale con questa SF1000) avendo a disposizione un nuovo telaio. Eppure era dietro Leclerc che, se non si fosse girato (ebbene si, succede anche a lui… che poi sia stato tradito dalla macchina e non da se stesso è un altro discorso), quasi sicuramente avrebbe concluso il GP davanti al campione del mondo e compagno di squadra.
Binotto deve rimboccarsi le maniche, perché il muro da rafforzare esige tanto lavoro e di sicuro non sarà una cosa semplice né breve. Prima di tutto c’è bisogno di serenità e con questa macchina, con il campione del mondo che fa le bizze e soprattutto con questo muretto (indecorosa la conversazione avuta con il tedesco che aveva tutte le ragioni per aver perso le staffe), non si va da nessuna parte.
I primi veri sviluppi arriveranno a fine estate, in coincidenza “del triplete” italiano: inutile illudersi, saranno delle migliorie soprattutto in chiave 2021, certo è che rappresentano (si spera) i primi mattoni della ricostruzione di questo muro rosso, che attualmente appare un’opera incompiuta.
Autore: Vito Quaranta – @vito1976
Foto: Mercedes – Red Bull – Ferrari