L’ingegnere del Lunedì: Mercedes sotto pressione
Il titolo non è il solito giochetto di parole del piffero che piace tanto ai giornalisti. Menarsela con un concetto per mezzo articolo esibendo parallelismi non rientra nella casistica, secca e diretta, di chi non ha troppo tempo da perdere in minchiate. Dal solito tono, sboccato e polemico, avrete da subito capito che L’ingegnere del Lunedì scalpita per esprimere i propri concetti. A posteriori, consapevolezza oramai acquisita, con la spocchia boriosa di chi punta il dito con sguardo minaccioso.
Sebbene sgravare da responsabilità gli pneumatici nel “pasticcio” tedesco risulti poco oggettivo, menzionare la confusione esplicita nelle teste Mercedes appare imprescindibile, oltre che appropriato. Avere il petto tronfio, ornato reiteratamente di medaglie, non significa non conoscere la sconfitta. Non ho mai letto da nessuna parte che i migliori non sbagliano. Anzi, probabilmente non essendo più abituati a trovarsi in determinate situazioni di stress, il livello di “coglioneria” che scaturisce può addirittura assumere proporzioni bibliche; vedasi la simpatica scenetta ai box di Hockenheim 2019.
Arriviamo al punto menzionando la strategia Mercedes ebuttando un occhio al team che, lesto e “visionario”, ha capito cosa sarebbe potuto succedere in gara. Q2: la RB16 di Verstappen scende in pista con le Hard, con il chiaro obbiettivo di partire con le mescole più dure. Scelta certamente aggressiva, siamo d’accordo, ma non troppo strampalata con il senno di poi. Convinte della propria superiorità, le frecce nere con non hanno preso in considerazione il fatto, giudicandolo presumibilmente come azzardo non necessario e preferendo abbracciare una scelta più convenzionale ed affine alle proprie analisi: partire con le Medium. L’assetto delle vetture è stato studiato per evirare problemi sull’anteriore sinistra, sollecitata oltremodo la scorsa domenica. Purtroppo però, questa mossa ha di fatto caricato eccessivamente le posteriori, amplificato dalle pressioni più alte volute da Pirelli per le gomme. Forse è propio qui che Mercedes ha perso il Gp 70º Anniversario.
Visto l’andamento della gara, i tecnici di Brackley avrebbero potuto e dovuto rimediare, una volta resisi conto della difficile gestione degli pneumatici. La rigidità strategica si è rivelata cattiva consigliera a sto giro. Malgrado Bottas godesse dell’usuale “diritto di prelazione” per effettuare la sosta per primo, essendo in testa alla gara, chi ne aveva davvero bisogno era Hamilton, in crisi neracome i propri compound. Tardare il primo cambio gomme del britannico ha creato un gap eccessivo, reiterato nella seconda sosta. Malgrado nell’ultimo stint il blistering si fosse comunque manifestato, l’entità del fenomeno era molto più contenuta. Pertanto, nonostante il plausibile cliff di prestazioni, il passo del britannico avrebbe potuto impensierire l’olandese con una strategia migliore, permettendo a Lewis di giocarsi la vittoria.
Sbagliato ed ingeneroso togliere meriti alla gara fenomenale di Verstappen. La sua RB16 si è dimostrata eccellente, supportata da una team capace di leggere alla perfezione tutte le sfaccettature del secondo fine settimana britannico, illuminato dall’eccezionale stile di guida mostrato da Max. In ultima battuta, un pensiero: Lewis, malgrado sia spesso capace di assumere un aspetto idilliaco rasentando l’eccellenza, non è affatto un cyborg. Stesso discorso va applicato a tutte le persone che da 6 anni lavorano a Brackley costruendo trionfi. Questa riflessione, l’ultima del pezzo, sfocia in un concetto chiaro, cristallino: se messa sotto pressione, anche sua maestà Mercedes cazzo se soffre…
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: Ferrari
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