Il pagellone semiserio del Froldi: Gp di Spagna 2020
Non so quanto possa essere semiserio questo pagellone. E talvolta capita, lo sapete. E’
veramente difficile trovare qualcosa di cui sorridere in questo bimondiale 20-21 in naftalina o criocongelato già prima di cominciare. Bisognerebbe, forse, puntare sullo sarcasmo, l’unica cosa che ci resta per alleviare questa tristezza lancinante di gran premi al valium. Sarcasmo che però, come ben sapete, non è proprio un sorriso, ma è uno stirare le labbra con fare cinico, amaro, disilluso, caustico. E ci sta.
La domanda centrale resta sempre la stessa, tenendo conto che viviamo tempi balordi e che abbiamo passato (si spera definitivamente) una pandemia. Resta per me ancora un mistero (purtroppo sono testardo) come mai tutti i team di Formula Uno si siano tagliati gli attributi, aspettando il 2022 che dovrebbe essere l’anno della rivoluzione (così come prima lo doveva essere il 2021) e la panacea di tutti i mali. Tanto valeva, dico per iperbole, non farlo il mondiale del prossimo anno, visti i tanti e tali limiti e divieti di mamma Fia accettati allegramente dai partecipanti al mondiale. Ripensarci, lassù, ai piani alti (vero Fia e LM!?) non sarebbe un errore, se si vuole avere un minimo di interesse e spettatori nella prossima stagione. Come sia possibile che tutti i team abbiano votato una situazione di congelamento che avvantaggia chi era meritatamente già forte è, appunto, un mistero insondabile. Mercedes si capisce, ha fatto il suo, e porterà a casa due mondiali sul velluto abbattendo con teutonica spietatezza le ultime vestigia del tempio di Schumacher. Ma gli altri?
Altro punto. Ci sono mosse che non capiamo, ma che intuiamo, per limitare lo strapotere Mercedes, e in particolare di Toto Wolff. Fra conflitti di interessi reali e virtuali (azioni di altri team, gestione piloti) potrebbe anche accadere che Toto abbia fatto il passo troppo lungo e sia diventato pure indigesto per la casa madre anglo-tedesca. Troppo ingombrante? Forse. Ne sapremo di più entro le prossime settimane.
Poi c’è l’altra nota amara, per certi versi (e non potrebbe essere diversamente) anch’essa tragicomica.
L’unica vittoria conseguita dalla Ferrari non orizzontale-ma forse verticale sembrerebbe essere quella relativa al nuovo patto della concordia. Non ne conosciamo i termini. Quando li sapremo potremo dire. Per ora la Rossa opaca sembra un cucciolo scodinzolante dietro Todt. Certo, c’è la storiaccia Racing Point che potenzialmente potrebbe diventare uno tsunami (non se ne farà nulla, fidatevi), e sicuramente molte direttive tecniche recenti sulle PU arrivano da imbeccate di Maranello, ma per il resto allineati e zitti: “Ma quanto è bravo monsieur Todt, ma prego vuole un caffè, le stendiamo un bel tappeto rosso?”
Il punto è che la Ferrari può vincere o perdere. Ma la sua vera sconfitta è diventare una non notizia, semplicemente non esistere, essere tecnicamente e sportivamente irrilevante. Uno stemma senza nulla dietro o dentro. Oggi la Ferrari indulge nell’autoassoluzione dicendoci, a chiare lettere, che vive nella mediocrità. E che la mediocrità è il suo massimo risultato. Nessuna evoluzione, nessuno sviluppo (anche appunto a causa dei regolamenti sottoscritti). Nessuna novità nell’organigramma (leggi nuovi innesti). Uno scivolare lentamente nel gorgo dell’assoluta nullità. E te lo dicono pure con il sorriso sulle labbra, tanto (per la maggior parte) i media nostrani sono compiacenti. Si sa, in Italia non si può scrivere (troppo) male di Ferrari. Ma davvero dobbiamo vedere un gran premio in cui se ti va bene acciuffi per il rotto della cuffia un quarto o un settimo posto?
La Ferrari non può dire ai tifosi che bisogna aspettare, forse, due anni per vincere. E’ un’operazione trasparenza solo di facciata. E’ un ammissione di totale inutilità e impotenza. Un team come la Ferrari deve fare l’impossibile per vincere il prima possibile. O perlomeno dare la sensazione di provare a farlo.
Il danno di immagine che sta subendo la GES e la squadra di Formula 1 è sotto gli occhi di tutti. E questo dipende anche dal team principal. Sì: Binotto finisce sulla ghigliottina, inutile girarci attorno. Perché, forse pochi lo ricordano, ma questa tragicomica Ferrari è sua figlia. Non riesco a dirlo in modo meno “indelicato”. Non può esistere una Ferrari, una scuderia che faceva stradali per pagarsi le competizioni, che arriva a dire con serenità che l’obiettivo è il terzo posto nei costruttori. O in gara il quarto. E’ una roba che proprio non fa parte della Ferrari. A meno che non vada bene, anche ai piani alti, questa Ferrari. Tanto le stradali (sono ripetitivo anche qui), si vendono. Ma sino a quando continuerà l’idillio vendite? Sino a quando le figuracce sportive non intaccheranno il mito?
Vettel Voto: 7 1/2. Il dialogo fra Seb e il muretto lo abbiamo sentito tutti ed ha qualcosa di tragicamente surreale. Come scrivevo, sbando totale. Prima gli fanno fare giri veloci a ripetizione (per pittare), poi gli dicono che ci hanno ripensato e forse aveva ragione lui ad ipotizzare di andare sino in fondo con le rosse. E’ come se il muretto semplicemente non ci fosse. Una cosa che grida vendetta al cospetto degli dei. E un modo triste di ricordare il fondatore a 32 anni dalla sua scomparsa.
Leclerc. Voto: 7. Ha tentato l’impossibile per superare gli avversari. In rettilineo era letteralmente impotente. Forse ha peccato di troppa foga (secondo il tema un cordolo preso violentemente avrebbe danneggiato la PU portando a guasto elettrico e blocco del posteriore), ma fa parte dell’apprendistato di un pilota. La faccia e le dichiarazioni post gara dicevano moltissimo…
Ferrari. Voto: 3. Quando un team cede di schianto lo capisci da tante cose. I pit così così, la strategia inesistente o dannosa, i piloti che devono suggerire al muretto le giuste mosse, l’affidabilità che scarseggia. Come nel biennio nero 1992-93. Questa è l’instantea impietosa di oggi a Maranello.
Binotto su Vettel. Voto: stendiamo un velo pietoso. Davvero.
Binotto. Voto: 0. Avere il potere è una cosa, mantenerlo un’altra. Se si aspira a vincere non bisogna farsi trovare impreparati. Il buon comandante ha sempre un piano di riserva e guarda le cose a lungo termine. Era davvero improbabile che prima o poi una gola profonda non svelasse alla Fia come la Pu dello scorso anno fosse “border line” (non dico irregolare perché non è mai stata dichiarata tale)? Soprattutto in un ambiente tossico come quello di Maranello e dopo i tanti spifferi giunti dagli avversari, e neanche troppo velati, sin dal 2018? E’ vero, il Covid ha scompaginato i piani. Ma questo valeva per tutti. Non aver avuto un piano B non diventa una scusante. Semmai un’aggravante.
Todt vs Toto. Voto: scontro fra titani. Soprattutto dopo la Mercedes dipinta di rosa. Un po’ troppo anche per una federazione che è parsa spesso cane da riporto e non da guardia. Da quanto possiamo capire, i due ora si guardano in cagnesco. Bene. Pop corn e coca cola ghiacciata, grazie!
No party mode. Voto: interessante ma ingiusto. Le mappature specifiche sono previste o tollerate, comunque non vietate dal 2014 con il nuovo corso ibrido. Ora, a mondiale in corso, si decide che non va bene. Non mi interessa se può (ed è tutto da vedere) danneggiare la Mercedes. E’ che io sono uno stupido testone e continuo a pensare che sia eticamente scorretto cambiare le regole in corsa (a meno che non ci siano problemi di sicurezza).
Bottas. Voto: 2. Però potrebbe almeno mettersi la tuta bianca se ha caldo no?! Mai che prendesse una decisione coraggiosa il buon Valtteri cuor di piccione.
Mad Max. Voto: 10. Un gigante. Che le prova tutte per impensierire le frecce nere. In condizioni normali, per ora, è impossibile. Eppure probabilmente sarà vicecampione del mondo. Contro queste astronavi nere è già un’impresa mirabolante.
Hamilton. Voto: cannibale felice? Eppure, eppure io sono convinto che, non lo ammetterà mai platealmente, vincere così è troppo, troppo facile. Per quanto meritato.
Renault. Voto: 5. Sembra sempre sul punto di “sbocciare”, ma resta germoglio. Frustrante davvero.
Ps.: Il “fucsia” strillato in telecronaca tricolore non è fuscia, ma viola. Allego documentazione incon-te-sta-bi-le! Tanto che la federazione parla di purple sector. E purple in inglese significa…viola. Dunque? Come suggerisce qualche buon amico, non trattandosi di daltonismo, qualcuno avrà pensato che dire fucsia fosse più figo di dire viola… E non commento oltre.
Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi