Analisi on board Leclerc-Gp Italia 2020: una lotta continua…
La numero 16 ha 4 ruote ed è rossa. È bellissima. Ha un Cavallino Rampante stampato sulla scocca, ispirato a quello che l’eroe italiano Francesco Baracca esibiva sulla fusoliera del suo aereo nella Grande Guerra. Ha milioni di tifosi in tutto il mondo. Di qualsiasi etnia e religione. Porta con sé la storia. La fierezza di un uomo che dal nulla ha creato una leggenda. Ha un giovane pilota che a volte sbaglia ma non molla un cazzo. Trascina la folla, incarnando alla perfezione il “ferrarismo”. Nessuna scuderia può nemmeno sognare di avvicinarsi allo status della Rossa. Eppure, chissà perché, una ragione per soffrire non manca mai. Come se quel giorno, al cospetto del “creatore”, un piccolo particolare fosse andato storto. Uno scherzo del destino. Un tassello smarrito nella notte dei tempi capace, sempre e comunque, di ribadire un fattore chiave presente nella storia della Ferrari: la sofferenza.
Mettendomi nei panni nel tifoso ferrarista per eccellenza, non credo importi più di tanto il motivo per il quale la monoposto italiana non sia in grado di lottare per il vertice. Accettare i risultati che l’attuale dirigenza in qualche modo giustifica, nascondendosi dietro un dito sottile quanto un foglio A3 osservato di profilo, risulta parecchio complicato. Anche per chi, il Cavallino, lo ha tatuato sul petto all’altezza del cuore.
Analisi on board Leclerc-Gp Italia 2020P: premessa
Esattamente come a Spa-francorchamps, l’obiettivo del team di Maranello era uno solo: cercare di limitare il più possibile il deficit di potenza accusato nei confronti dei competitor. Oramai conosciamo a menadito la storia recente, l’accordo con la FIA e la normativa vigente che, a conti fatti, ha distrutto le velleità di successo del team italiano. Triste ed irreparabile, la situazione attuale sarà ricordata come uno dei punti più bassi della gloriosa storia della Ferrari. Scaricare la monoposto, diminuire l’angolo creato dal diffusore con l’asfalto e massimizzare il pacchetto a disposizione: magnifici palliativi tenendo presenti i risultati ottenuti. La verità, amara, è solo una: il progetto SF1000 non funziona…
Prima di gettarci nell’analisi narrativa della numero 16 facciamo una considerazione. Sebbene l’ultima nata in casa Maranello stia proponendo in pista “contenuti di bassa qualità”, rapportandola con la vettura della passata stagione scopriamo un fatto: il livello di carico, sebbene ancora parecchio lontano da quello Mercedes, è aumentato. (clicca qui per conoscere tutti i dettagli). Ciò nonostante, ricordando che parte del gap va attribuito alla nuova normativa sul Party Mode, date un’occhiata al confronto lì in alto…
Analisi on board Leclerc-Gp Italia 2020P: la numero 16
Rispetto al compagno di squadra, la configurazione scelta per la vettura del monegasco risulta leggermente più scarica. Il giovane ferrarista punta ad ottenere una velocità maggiore, cercando poi di gestire al meglio il posteriore senz’altro ancor più ballerino di quello della numero 5 (click qui per leggere l’analisi on board di Sebastian Vettel). A conti fatti, malgrado i problemi di guidabilità, questa configurazione ha dimostrato una competitività maggiore.
Analizzando i dati telemetrici riguardanti il giro effettuato dagli alfieri della Rossa in Q1, si evince chiaramente la maggiore velocità di Leclerc sul dritto, con la numero 5 più lenta rispetto alla monoposto del monegasco. Questo fattore ci conferma l’assetto più carico utilizzato dal quattro volte campione del mondo, che da sempre predilige un posteriore più stabile.
Durante il briefing mattutino, il muretto box lato Charles non ha dubbi: diversificare la scelta rispetto al compagno di squadra, scegliendo la mescola Soft, trattasi della scelta sicuramente più azzeccata. Puntare sull’extra grip degli pneumatici a banda Rossa, magari tentando immediatamente il sorpasso su Kvyat, era un opzione da tenere in considerazione. Ancora in griglia con il propulsore spento, Marcos si apre in radio e lo rammenta al monegasco.
Di certo non memorabile, lo stacco frizione non offre a Leclerc particolari vantaggi, dovendosi accodare proprio all’AlphaTauri del russo. La vettura numero 26 di Faenza fa da tappo nell’imbuto alla prima variante, favorendo la rimonta di Raikkonen. L’italiano si butta all’interno di Leclerc, percorrendo curva 1 e curva 2 appaiato alla Ferrari, per poi sopravanzarla in uscita grazie alla miglior trazione. Ma il monegasco non ci sta. Prende tutta la scia alla Biassono e si getta all’esterno dell’Alfa Romeo in staccata alla Roggia. Kimi fa le spalle larghe e a Charles non resta altro che accodarsi alla numero 7.
Spento il K1 utilizzato per l’intera prima tornata, il monegasco segue la vettura svizzera. Giro 3. Marcos autorizza l’utilizzo dell’ala mobile suggerendo di spostare il bilanciamento dei freni di due punti in avanti, per gestire al meglio le temperatura degli pneumatici sull’asse anteriore “raffreddati” dalla lunga retta. Osservando attentamente il volante nelle prime tornate, il bilanciamento della Rossa non sembra un granché. Alla Parabolica, il troppo volante spesso utilizzato per chiudere la curva non è un segnale così incoraggiante.
Partito dalla 9 piazza, l’incontro ravvicinato con Gasly relega Alexander Albon in quattordicesima posizione alle spalle di Leclerc. Il thailandese, dopo qualche giro di studio inizia a farsi vedere negli specchietti del monegasco. Marcos autorizza l’uso del K1 per difendersi. Al momento la numero 16 sembra in grado di tener dietro la Red Bull, anche se “remare” parecchio con il volante, sopratutto alla Ascari, diventa quasi cronico.
All’ottava tornata arriva una comunicazione di servizio: “Driver default C60 On”. Marcos si apre in radio un paio di volte, ribadendo il messaggio non afferrato alla prima dal ferrarista. Queste stringhe alfanumeriche criptate vengono utilizzate in gara solo in particolari condizioni di necessità, per correggere/attivare sensori, modalità o allarmi. Dopo aver selezionato il menù Driver Default, viene gestito dal pilota attraverso due pulsanti posizionati nella parte destra del volante (10- e 1+), situati vicino al comando del Pit Limiter. Il giro successivo lo spagnolo chiede ancora di attivare il medesimo comando attraverso l’utilizzo del manettino del Multifunction. Charles lo fa, dando l’ok con l’apposito pulsante. Nel frattempo, elargiti un paio di volte a tornata, i distacchi dalla numero 16 tengono Leclerc informato della situazione.
Giro 9. Arriva il primo tyre phase update della corsa, chiedendo a Charles di attivare la schermata riguardante i parametri legati alla gestione degli pneumatici, utilizzando lo switch rapido collocato nella parte posteriore del volante. Dall’on board la mescola a banda rossa non sembra mostrare alcun segno particolare di degrado. Ciò malgrado, la guidabilità della Ferrari non è buona in questa fase.
Ancora Marcos. Ancora radio. Questa volta il messaggio riguarda la strategia, facendo sapere che il muretto è indirizzato verso il Plan A. Charles ne prende atto dando l’ok sul volante senza proferire parola. Otto curve dopo e ci risiamo. Ancora una volta viene utilizzata una stringa alfanumerica per dare un comando al monegasco riguardante i Driver Default. In questo caso la sigla differisce dalla precedente per un numero.
La gara di Leclerc non decolla. La scarsa competitività della Ferrari non concede nessuna velleità al giovane talento, concentrato nella sola gestione della monoposto. I distacchi da Kimi e Albon restano invariati, così come la posizione in pista. Marcos si complimenta comunque per il buon lavoro, invitando Charles ad utilizzare un comando specifico per gestire la stabilità della monoposto a centro curva. Mezzo giro dopo, le sensazioni espresse in precedenza sulla guidabilità della vettura vengono confermate dalle parole Leclerc.
Sedicesima tornata. Albon svernicia Charles alla Biassono. Poche curve prima Marcos aveva chiesto di cambiare il parametro dell’ibrido per massimizzare l’utilizzo dell’overtake button, proprio in previsione di impiegare il K1 per difendersi. A conti fatti però, ancora una volta la potenza della power unit Ferrari latita. Il monegasco non si arrende, si ributta in scia e tenta in contro sorpasso alla Roggia. L’intento purtroppo non va a buon fine e alla numero 16 non resta altro che accordarsi in quattordicesima pozione. Tre curve più avanti Charles conferma il Plan A, avvisando la sosta ai box imminente cercando l’undercut su Albon. Marcos da l’ok, ordinando di agire ancora una volta sul manettino del Multifunction per cambiare un parametro legato alla motricità della monoposto.
Le Soft bolse vengono rimpiazzate da un treno di Hard nuove fiammanti in 2,7 secondi, con la chiara intenzione di arrivare in fondo alla gara. Appena tornato in pista, in diciassettesima posizione, lo spagnolo ordina la posizione 6 sul manettino dell’ibrido, per generare una quantità di energia lievemente dissimile a quella incamerata dalla monoposto. Ascoltando le rivoluzioni del motore si nota come il propulsore italiano soffra di “clipping” nel rettilineo principale, non essendo supportato appieno dalla parte ibrida.
Qualche curva più tardi Marcos si palesa ancora in radio, avvisando che l’eventuale sosta di Albon nel giro in corso collocherebbe la numero 16 davanti alla Red Bull di 1 secondo. Mezzo giro e arriva la segnalazione di un bandiera gialla in uscita di curva 11 che, 20 secondi più tardi, si trasforma nella prima Safety Car della gara. I commissari non spingono la vettura di Magnussen all’interno delle barriere lasciandola a bordo pista, obbligando la direzione gara alla decisione sopracitata.
Lo spagnolo avvisa e Charles non la prende troppo bene, convinto di essere stato sfortunato visto la sosta appena effettuata. Il monegasco si informa sui pit stop dei competitor e Marcos fa sapere che, teoricamente, l’entrata della pit lane è chiusa al momento. In regime di Safety Car arrivano le solite indicazioni per gestire le temperature all’asse anteriore, spostando in avanti di 5 punti il bilanciamento in frenata e ricordando di lavorare sugli pneumatici zigzagando. Oltre al suggerimento di spostare il manettino dell’ibrido sulla posizione 7 per ricaricare le batterie, vengono “recitate” con estrema precisone le posizioni che lo precedono.
Alla tornata successiva viene chiesto a Leclerc di chiudere il gap sul gruppo, mettendo al corrente il monegasco sull’apertura della pit lane. Charles comunica in radio domandando la posizione della Safety Car. Lo spagnolo, ribadendo quanto detto in precedenza, fa sapere che l’auto guidata da Bernd Mayländer al momento resta ancora in pista. Al giro 23 la direzione gara avvisa la prossima ripartenza del Gran Premio. Marcos ricorda di posizionare il valore del brake balance sul neutro, esortando il monegasco ad usufruire dell’overtake button utilizzando il K2. Dopo la sosta di tutti i piloti Leclerc si ritrova in sesta posizione, con un treno di gomme Hard praticamente nuovo. Lo spagnolo mette al corrente dell’investigazione in corso su due vetture che precedono il monegasco, ree di aver effettuato la sosta quando la pit lane era chiusa.
Finalmente la gara riparte. Lo spirito mai domo di Charles esplode all’improvviso in un tripudio di emozioni. La numero 16 si lancia in scia di Kimi Raikkonen. “Scartando” la numero 7 sul fianco sinistro svernicia il finlandese, gettandosi immediatamente negli scarichi di Giovinazzi, tirando una staccata poderosa all’interno dell’italiano in curva 1. Con una manovra spettacolare il monegasco porta a casa un doppio sorpasso, appiccicandosi al diffusore di Pierre Gasly. Al giro 24, Leclerc, si trova incredibilmente in quarta posizione.
Mezzo giro ed il sogno svanisce. Analizzando la dinamica dell’incidente, si nota come la vettura diventi improvvisamente incontrollabile in accelerazione. Leclerc fa quello che può per cercare di tenerla in pista senza riuscirci. Lascio a voi giudicare l’accaduto.
Oltre il normale sfogo per aver gettato alle ortiche una ghiotta possibilità, Charles si scusa per l’accaduto con il muretto Ferrari, comunque sottolineando quanto stesse lottando con il bilanciamento della sua vettura…
Autore: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Foto: F1 TV
Grazie Alessandro, complimenti per l’ottimo articolo e per i particolari interessanti. Charles è davvero una forza della natura che fa appassionare…
Grazie mille Fabio. Charles, proprio come Sebastian, sta facendo di tutto per massimizzare il pacchetto a disposizione