Domenicali, F1 e una Ferrari che non russa
Leggendo i dati di ascolto e share rilasciati dopo la Russia ci accorgiamo quanto finisca per pesare la scarsa competitività del campionato e della Ferrari. Del resto il traino del cavallino è fondamentale. Bisogna farsene una ragione, con buona pace di chi ogni tanto si chiede il perché dei privilegi. Come se la F1 fosse una competizione olimpica. La percezione, al di là dei numeri di casa nostra tutto sommato discreti, è quella di una fase di stanchezza a livello di interesse generale.
Stefano Domenicali conosce molto bene le regole del gioco, uno dei suoi primi pensieri sarà senz’altro trovare una ‘strada politica’ per una svolta che con gli americani non è ancora arrivata. Già dal 2021? Difficile, più fattibile parlare del 2022/23 con l’adozione di alcune novità o, magari, di qualche utile passo indietro. Probabilmente la nomina dell’ex Ceo Lamborghini dimostra un’esigenza precisa: ritrovare un dialogo costruttivo nel circus dopo mesi di proteste -o pseudo-tali- e prese di posizione dettate da qualche risentimento personale. Se pensate che negli ultimi anni, mi riferisco al pre covid, si è discusso continuamente di tutto senza concludere poi molto.
Bisognerà capire più avanti quale sarà la traccia da seguire ma certo dopo Chase Carey, non esattamente un uomo nato in pista, al vertice adesso ci sono tre figure sulla carta complementari tra loro e che si conoscono come le proprie tasche dai bei tempi in Ferrari. A proposito, a me paiono abbastanza sciocche le allusioni in merito alla nomina dell’ex team principal del cavallino… Non mi pare, per fare un esempio, che a Maranello abbiano beneficiato negli ultimi 10 anni della presidenza Todt nè di Ross Brawn ai regolamenti o che ci siano state tentate manipolazioni di risultati sportivi, anzi… Ferrari ha vinto molto perché c’è da sempre, ma non lo ha fatto spesso.
In ogni modo le basi per un 2021 migliore ci sarebbero già. Se pensate che tra i nomi in griglia resterà Vettel, ci sarà il rientro di Alonso e la permanenza di Raikkonen dopo ulteriori necessarie rassicurazioni sulla competitività dell’Alfa e del motore Ferrari. Perez è sempre in colloqui con Haas dove è probabile anche l’arrivo di un nome che evoca tenerezza e suggestione insieme, Mick Schumacher.
A livello di competitività è ovvio che ci si attende un ritorno della Ferrari.
Anche se non per il titolo.
È evidente che non potrà dispiacere se la Rossa tornerà a lottare per le posizioni in alto dopo un anno imbarazzante ma dobbiamo continuare ad essere, tecnicamente parlando, molto cauti. La nota positiva di Sochi è stata in qualche modo il bilanciamento della vettura in gara, anche se solo con Leclerc (clicca qui per l’analisi onboard di Charles). Quasi inaspettatamente il giovane monegasco, un po’ graziato dai commissari dopo il contatto con Stroll, ha potuto ottimizzare molto bene la consistenza delle Pirelli. Mentre Seb continua a lamentare scarsa fiducia nel mezzo e sembra sempre più difficile ormai una svolta per lui in questo senso.
I piccoli aggiornamenti sulle ali, endplate e qualche interessante quanto nascosto affinamento dietro il muso, hanno per ora solo limato le inefficienze della SF1000. Un primo tentativo, forse volutamente ‘a poco costo’, per capire se i dati raccolti sinora sono stati interpretati bene per poter perseguire quella strada nella maniera più affidabile possibile. A Maranello sono a lavoro per produrre ulteriori parti su questa falsariga, utili a preparare aggiornamenti ben più ampi (dove c’è spazio) verso il 2021, poi tutto dipenderà dal lavoro che verrà svolto sulla Power Unit in inverno. L’ufficio tecnico dovrebbe già avere a disposizione i dati – stavolta corretti – di potenza attesa…
Autore: Giuliano Duchessa – @giulyfunoat
Foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1 – Formula Uno – Ferrari