EssereFerrari: Il Rosso e il Nero
Il rosso e il nero. Storia di un dualismo antico, nell’eco ottocentesco di un capolavoro stendhaliano. Colori come simboli di diverse nature e di opposti comportamenti, atti a rappresentare la Ferrari odierna. Vitalità e immobilismo, sincerità e maschera, azione e rinuncia. La Rossa di oggi ha deciso di vestire di una livrea funerea, ha scelto di abbracciare la tonaca, votandosi alla sopportazione, probabilmente per espiare un peccato che è all’origine di tutti i mali. Una colpa da ammettere restando nell’ombra nera di un confessionale, bisbigliando in segreto, per evitare la pubblica gogna sulla piazza.
In piazza si mettono solo le celebrazioni, ultimi scampoli di gloria rimasta, nella cornice di una Firenze suggestiva, che purtroppo però non culla alcun Rinascimento. La Ferrari presenzia, dall’alto del suo ineguagliabile traguardo, al centro di un salone a cielo aperto. Sembra una vecchia signora al ballo delle debuttanti, che lancia occhiate fintamente benevole alle nuove leve, con quella punta d’invidia che caratterizza il sopraggiungere dell’anzianità. I primi acciacchi dell’età non le consentono di volteggiare e di roteare sulla pista, allora si accontenta di far presenza, mostrando la sua struggente bellezza, ancora miracolosamente intatta, dal palcoscenico personale allestito ad arte. L’abito rosso cambia tonalità e diviene più scuro. Omaggio all’antico, ma anche segno di un presente plumbeo, che guarda al passato perché incapace di pensare concretamente al futuro.
La sera di settembre è mite, la piazza è calda. I dolci ricordi prendono il sopravvento, allontanano per un attimo la tristezza della realtà. La signora in rosso si addormenta felice, cullata dai sorrisi della gente e dalle docili parole pronunciate dai suoi prodi ragazzi. Il domani, quello fatto di sfide e di umiliazioni, non sembra esistere. Pare solo un incubo, retaggio di vecchi rancori, appannaggio di un universo parallelo. La notte nera si tinge d’argento, grazie ai bagliori delle stelle. L’alba di fuoco si pennella di rosa, nel placido abbraccio delle colline toscane. Sfumature leggiadre, forse preludio a un’inedita sorpresa.
Il Mugello tuttavia è un vero campo di battaglia. Non è un circuito adatto alle processioni, la pioggia non battezza alcuna rimonta. Fumo nero negli occhi, sapore d’imprevisto e di imprevedibile. Fiamma rossa di due monoposto che alla partenza vogliono onorare la loro divisa. Combattenti nella mischia, senza mai deporre le armi, nonostante la consapevolezza della sconfitta. Charles Leclerc e Sebastian Vettel sono lampi che incendiano per pochi attimi, continuando a lottare con caparbietà contro la sorte e contro la ruggine dei loro fucili. Sparano a salve tentando di fare paura, sguainano le spade certi di non poter portare avanti l’affondo. Ma non si risparmiano.
Charles e Seb sono il rosso Ferrari, il simbolo di chi lotta. (Per rivivere il loro estenuante gran premio di Toscana clicca qui e qui). Purtroppo devono scontrarsi con il nero della burocrazia, di un’auto bloccata, impaludata nel fango di strani accordi e disaccordi. Pece che asfalta anche le residue velleità di ripresa a causa degli ulteriori congelamenti che riguardano musi, freni e sospensioni. Tutto resta così, immobile, immutabile. Non sono consentite idee, solo un triste lavoro da catena di montaggio. Che non consentirà di modificare, di creare, di migliorare.
Tuttavia Leclerc e Vettel provano a essere ottimisti, suonando la tromba che annuncia aggiornamenti in vista di Sochi. Fervori quasi puerili, ma genuini; testimonianze di chi proprio non smette di credere in un sogno. Entusiasmi troncati sul nascere dalle dichiarazioni del Team Principal, che, con umor nero ma candida onestà, ammette che i suddetti aggiornamenti, in realtà, non contribuiranno a cambiare le cose. Ormai in Ferrari si è votati alla rassegnazione: si tratta solo di sopravvivere, nutrendosi di briciole, guardando con più fiducia all’anno che verrà. In fondo è questo ciò “che si deve inventare per continuare a sperare“.
Attesa come unica soluzione, aspettando una rivoluzione che pare non arrivare mai. Un cambiamento per il quale ci si considera pronti, ma che sembra ancora lungi dall’essere in atto. Il 2022 è il nuovo 2021, o almeno lo si dice per tirare avanti, in un atmosfera da ‘deserto dei tartari‘ che riesce a minare anche la pazienza di novelli Drogo. La Ferrari diviene una sorta di Fortezza Bastiani, l’avamposto prescelto per contrastare l’assalto di immaginari, temibili nemici. Mentre i veri avversari sfidano altre armate nel mondo reale.
Drappelli di truppe organizzate, pronte a far fronte all’invincibile armata. Perdono il confronto, restando però a debita distanza. La nostra Rossa invece è a 1000 miglia dai neri. E, quando tenta di spiccare il volo, rimane intrappolata intorno alla luce, come una falena che si dibatte senza riuscire a trovare la rotta. Alza la testa per un attimo, ma finisce irrimediabilmente ingoiata nel gorgo delle tenebre. Dietro ad aquile, cavalli alati, vespe e farfalle, riuscendo a rintuzzare giusto l’attacco di qualche mosca o avere la meglio su alcuni miseri moscerini.
Ora che la sconfitta si è fatta più cocente, ora che la delusione ha lasciato il posto al disincanto, ora che la consapevolezza ha sostituito la cieca fiducia, si può iniziare a guardare avanti. Con umiltà e dedizione. Affinché queste 1000 domeniche di passione non si trasformino nell’infondata e tetra leggenda che accompagnava certe errate teorie sulla fine del mondo. Dunque sia “mille e non più mille” come auspicio. Non più l’apatia di questa millesima gara nera. Ma la meravigliosa coreografia di mille luci rosse, pronte a sfavillare nelle piazze dei nostri cuori.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: EssereFerrari
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