domenica, Dicembre 22, 2024

Scuderia Ferrari: stabilità e nuovi innesti?

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Scuderia Ferrari: stabilità e nuovi innesti?


La storia rosso sbiadita del mondiale 2020 approda a Monza, tappa italiana per eccellenza, prima delle tre terre con cui il Bel Paese abbraccerà, seppur senza pubblico ma con intatta passione, la Formula 1. Sembra trascorsa ben più di una stagione dalla vittoria di Charles Leclerc e quei ricordi ora appaiono intaccati dall’amarezza, come accade ogni volta che una gioia autentica e profonda pare irrecuperabilmente perduta, corrosa da qualcosa  di ostile. Innegabilmente SPA è stata una sanguinosa Caporetto, una buca profonda e fangosa da cui, se risollevarsi subito è oggettivamente impossibile, intravedere varchi di luce che impediscano al buio di divorare l’anima del team di Maranello,  assolutamente necessario. 

Ombre, dubbi, nebbia: un freddo grigiore circonda la squadra, rischiando di inghiottire anche il più prossimo futuro, dato quanto e come la vettura 2021 sarà figlia dell’attuale. E’ in questo quadro avverso e intricato che oggi arrivano le parole dell’AD Louis Camilleri e sono ancora una volta intrise dello stesso mantra: stabilità.  Concetto che, nel concreto, è declinato con il ribadire la piena fiducia verso il team principal Mattia Binotto e la squadra nel suo complesso. Due sono le basi su cui si regge questa posizione: la prima è la convinzione che, per costruire solidamente, serva tempo. La memoria corre agli anni ’90, ad una crisi di prestazione che durò più stagioni e al fatto, coerente con il presente e il pensiero attuale di Camilleri, che l’allora team principal Jean Todt fu, prima il punto fermo anche in piena tempesta, poi capitano di un’armata vincente durante l’era Schumacher

Il secondo fondamento del pensiero dell’AD è più personale e, quindi, contestabile. Camilleri parla di una gestione precedente in cui troppe persone sarebbero state “spinte ad andare via, in un’atmosfera da porte girevoli”Ai fini di costruire un ciclo vincente, il manager maltese mette sullo stesso piano d’importanza talento e stabilità. Una visione d’insieme a lungo termine che va a raffreddare gli animi vogliosi di cambiamenti di fronte alla mancanza di risultati, ponendo l’accento su come essa possa essere una fase all’interno di un processo più complesso nel quadro di più stagioni.

Probabile che, come spesso accade, la verità stia nel mezzo: non sradicare i punti fermi non significa non cambiare niente. A Maranello nuovi innesti tecnici di peso servono profondamente. E, forse, quelle porte girevoli altro non erano che profonda determinazione a tornare a vincere che si esprimeva nel pretendere riscontri chiari, e possibilmente di peso, in tempi  relativamente brevi. L’approccio di Marchionne era diverso ma comprensibile, visto il livello di professionisti e competenze di cui si sta parlando e, in più, finora la sua gestione è stata quella che più si avvicinata a Mercedes. Dava possibilità, ma pretendeva risultati.

Binotto conferma di non essere solo, di ricevere quotidiane telefonate da Elkann e Camilleri ma, mi sento di azzardare, quello che manca è altro. Il piglio dell’appassionato di motorsport da parte della dirigenza, la fame di vincere che distingue, non solo negli sportivi ma anche fra i manager, i campioni dai fuoriclasse. Non servono capri espiatori, ma più voglia di rischiare sì. Non decisioni fredde o disumane, ma nemmeno reiterazioni infinite di equilibri che si sono dimostrati sterili. Innesti, quindi, ma con coraggio. Non basta la recente riorganizzazione tecnica, è chiaro, purtroppo. Servono idee che vengano da fuori, a cui si riconosca la possibilità di mettere in crisi certezze che si sono rivelate miraggi.

La stabilità è cruciale, ma è la caccia al talento in ogni comparto del team a costruire le squadre vincenti. Ferrari, insomma, non deve aver paura a cercare prima, e mettere alla prova poi, importanti valori aggiunti a cui chiedere uno scarto nella singola area di competenza e in tempi ragionevoli. Con testa e rispetto, ma solo chi rischia avendo il coraggio di mettersi in discussione e la saggezza di ammettere limiti ed errori disegna la via per venirne fuori. 


Autore: Elisa Rubertelli – @Nerys_

Foto: Ferrari – Formula Uno

Elisa Rubertelli
Elisa Rubertelli
Le parole creano universi e io ci vivo immersa, in precario equilibrio sul filo del tempo. Il mio ossigeno è di carta. Bookblogger, SMM Festival del giornalismo Culturale, Ayrton Senna Sempre, in love with F1 since 1984, Radio addicted, tennis lover.

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