domenica, Dicembre 22, 2024

W l’Italia… quella che vince…

Il pagellone semiserio del Froldi


Ed eccoci qui, a commentare in modo semi-ironico (ci provo) il gran premio di casa.

Ho deciso di eliminare dal mio vocabolario diverse parole. Magia, gara pazza, milanese d’adozione e… soprattutto… fucsiaaaaaaaaaa. Mi sono talmente invise che ogni volta che le sento nominare in tv partono improperi a raffica, spesso sconnessi. Ogni riferimento a persone e cose è del tutto casuale e non voluto, sia chiaro…

Che spettacolo la Formula Uno senza i dominatori assoluti. Tanto bello che, più veloce di Flash, il volpone Brawn cerca di rifilarci quella patacca immonda della griglia invertita.

“Vade retro, Satana!”

Non ci avrai, a noi duri e puri. Il problema è che i dominatori ci sono e il dominio se lo sono guadagnati sul campo e quindi se lo meritano tutto. Se abbiamo gare narcolettiche (comunque non certo una novità nella storia della Formula Uno, il problema ora è che il dominio si allunga ben oltre il lustro) non è colpa di chi è più intelligente e preparato.

E’ colpa di chi non studia abbastanza e/o ha dei limiti conclamati. Oltre, aggiungiamo, a perdere quasi sempre battaglie politiche importanti. Per un noto e glorioso marchio, ad esempio, pare più importante avere una bella fetta di introiti dai diritti commerciali legati alla F1 piuttosto che vincere in pista.

W l’Italia… quella che vince…

Fucsia. Voto: non è viola. Ripetetelo con me cento volte e fatelo ripetere a qualcuno se ha problemi di vista. Fucsia non è viola. Fucsia non è viola. Fucsia non è viola. Fucsia non è viola. OOOOOOOMMMMMMMMMMMMMMM (per chi non lo sapesse, metodo di riflessione buddista basato sulla voce).

Mercedes. Voto: 10 e lode. Ma sì! Sia lodato il muretto dei neri ex grigi, per una volta come un qualsiasi muretto rosso di vergogna.  Anche loro sono umani e ogni tanto s’incartano. Pensate a come sarebbe stato ridotto questo gran premio con la solita, stridente, umiliante parata a “casa nostra”. E invece già Bottas faceva il boscaiolo senza ascia. E poi il fattaccio. Troppa grazia. Davvero. E grazie Mercedes, per lo spettacolo memorabile che ci hai regalato. Se possibile, fallo più spesso.

Gasly-Alpha Tauri.  Voto: 12. Che storia! E che vittoria, tanto bella quanto imprevista. Queste pagine di storia sportiva, per quanto rare, ti portano all’essenza delle fiabe. E è bello sognare. Tra l’altro la ex Toro Rosso ha pareggiato il conto con un ben altro rinomato marchio motoristico italico. Pari e patta: due a due a Monza negli ultimi 12 anni.

W l’Italia… quella che vince…

Sainz-McLaren. Voto: 10. Se ci fosse stata la possibilità, mi sarebbe piaciuto vedere due vincitori. Ma non per lo strano motivo (io lo trovo strano) che Sainz sarà ferrarista nel prossimo campionato (secondo me ha un gran mal di testa per ciò che lo aspetta) e quindi sarebbe stata anche una mezza vittoria Ferrari (si, ho sentito anche questa) ma perché, finalmente, si rivede una McLaren degna del suo grande blasone.

Bottas. Voto: gabbato lo santo. Cioè: firmato il contratto, tanti saluti!Gara uno e gara due.  Ecco perché Hamilton è Hamilton e Bottas è Bottas.

Red Bull. Voto: chi di party-mode ferisce… In qualifica e in gara sembra che i più danneggiati dal divieto, tanto invocato, siano proprio loro. Povero zio Marko, negli ultimi mesi, dopo la sciagurata idea del Covid-party fra i piloti (per fortuna naufragata nel giro di poche ore), non ne prende manco mezza con proclami e promesse…

W l’Italia… quella che vince…

Mappatura unica. Voto: eppur si muove.  Come sapete, non mi piacciono le modifiche  tecnico-regolamentari decise a campionato in corso, a meno che non siano state prese per la sicurezza (e non è questo il caso, cercherei più la parola “spettacolo”): mi sembrano una cosa eticamente riprovevole e fatta per rimescolare le carte. Tuttavia, se devo parlare dell’efficacia o meno della regola, mi pare che in gara livelli le prestazioni. Ovvio che chi è più forte continua ad esserlo, ma i margini si assottigliano. Da questo punto di vista, funziona.

Hamilton che bussa alla direzione di gara. Voto: 0. Non so chi si creda di essere Hamilton. E’ di diritto uno dei più grandi campioni di questo sport e, a breve, il più vincente in assoluto. E’ anche il più esposto mediaticamente (oserei dire sovraesposto) per motivi spesso nobili (si veda la sacrosanta battaglia contro il razzismo). Il problema è che, talvolta, si crede superiore a tutto e tutti. E ogni tanto un bagno di umiltà fa bene anche a lui. A memoria non ricordo di un altro pilota che sia andato dai giudici di gara sua sponte. E, permettetemi di pensarlo, non so cosa sarebbe accaduto ad un altro pilota se lo avesse fatto. E comunque, gli altri driver ora sanno che c’è un nuovo precedente. Che fa “giurisprudenza”.

Vanzini e la retorica del milanese d’adozione. Voto: e basta!

W l’Italia… quella che vince…

P.S1.: In questo pagellone non si è parlato di Ferrari. Il quadro devastante è chiaro, nudo, disvelato ampiamente da tutti.  Un pilota rischia la pelle con i freni in fiamme (non è successo a nessun altro in questo gran premio): immaginate se fosse accaduto in curva. Un altro rischia la pelle per sopperire ai limite di una carretta non solo inguidabile ma, a questo punto, anche pericolosa, e va per la tangente in parabolica.

Sparare sulla Croce Rossa non è uno sport che mi affascina. Certo che, Turrini dixit, cquesto è davvero uno dei momenti più bui nella storia della Ferrari. Il più buio nella storia recente del cavallino rampante. La vittoria ha molti padri, la sconfitta nessuno, si dice. Invece qui la sconfitta, disonorevole, ha tanti padri, a partire dalla Ges sino al TP sino all’AD e per arrivare al presidentissimo Elkann.

Purtroppo, il sottoscritto ha la sventura (o la fortuna) di essersi innamorato della Ferrari. Perché della Rossa ci si innamora. E sono poche gioie e tanti patimenti…

PS.2: cara Ferrari, te l’hanno scritto in tanti, te lo dico anche io dal mio piccolo e modesto pagellone con i suoi “venticinque lettori”, con molta umiltà: il problema non sono i giornalisti.


Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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