Alonso sta per tornare. Immagini professionali, che lo ritraggono al tavolo per un briefing oppure intento a vagliare millimetricamente quello che sarà il sedile della sua futura Alpine. Tutto si prepara per il grande giorno, quasi fosse una tavola da imbandire per un’occasione speciale. E l’appuntamento è di quelli che generano una trepidante attesa, perché la storia di Fernando è una sorta di epopea lungi dall’essere conclusa. Chi lo conosce bene e chi ha imparato ad amarlo, per le prodezze in pista e per quella sua schiettezza rude e ironica, in fondo non ha mai creduto al suo addio. Non poteva essere che un arrivederci, spalmato su un arco di tempo difficile da quantificare, ma comunque definito.
Alonso vuole vincere, prima ancora di convincere. Non servono inutili parole, riconoscimenti, apprezzamenti. Il suo DNA è fatto di lotta, di competizione. In una vita parallela sa essere un dolce compagno, un amico fidato, un ragazzo semplice. In pista è solamente il pilota, colui che non molla, colui che serra la mascella, stringe i denti e si butta nella mischia, consapevole di poterla sempre spuntare. Ma non chiamatela presunzione, piuttosto fiducia nei propri mezzi. Occhi e mani, per catturare ogni angolo, per calibrare ogni manovra. Piede e testa, per finalizzare il risultato. Quanto al cuore, esiste e sussulta, nel fremito di un battito di ciglia, nello spazio breve e intenso che intercorre tra il rigore e l’azione.
Fernando si prepara al rientro, concedendosi alcune piacevoli digressioni, come la promozione della serie tv di Amazon Prime, che riguarda la sua carriera e nella quale si possono gustare scene di vita più intime, a dispetto di una privacy di cui da sempre è stato geloso. Allo stesso tempo non fa mancare la sua voce a livello mediatico, attraverso varie interviste. Tra queste, spiccano le dichiarazioni rilasciate alla ‘Bild‘. Alonso parla ancora di Ferrari, senza acredine, ma con uno sguardo disincantato, che rivela presa di coscienza e maturità:
“Chiunque arriva alla Ferrari con grandi aspettative. Si tratta del team più leggendario della Formula Uno ed è speciale guidare per la Rossa. Sebbene non abbia vinto il titolo, ha rappresentato un’esperienza estremamente positiva per me. Per questo penso che anche Sebastian Vettel avrà dei bei ricordi che riguardano la Ferrari, nonostante non sia diventato campione del mondo. Credo che a entrambi siano mancate la macchina giusta e le capacità tecniche al momento opportuno.”
Alonso si mette dalla parte di Vettel, poiché ha condiviso un’avventura simile per esito e tempistica. Entrambi hanno avuto la possibilità di contendere il titolo agli avversari, entrambi hanno fallito. Fernando ci è andato più vicino, lottando fino all’ultima gara nel 2010 e nel 2012. Sebastian ha dovuto abbandonare il sogno anzitempo, nel 2017 e nel 2018. Entrambi hanno regalato sussulti, fremiti, impagabili soddisfazioni. Vittorie e podi, battaglie e sconfitte da vivere con il cuore in gola. Poi la doccia fredda di un nulla di fatto, non tanto per colpa, quanto per mancanza di una vera opportunità. Un destino che li accomuna, marchiato a fuoco nelle loro carriere, che dal prossimo anno si rinnovano in altre vesti e con altri propositi.
“Firmando per la Ferrari è logico immaginare di poter vincere il titolo. Dopo averne conquistati quattro, Vettel ha ritenuto di poter trionfare ancora con il Cavallino. A volte tuttavia non si ha questa fortuna al momento giusto e le opportunità sfuggono. Proprio per questo, nel corso della mia carriera, ho provato a concentrarmi su altro, oltre alla Formula Uno. Ad esempio ho corso a Le Mans e ho tentato di vincere tutto quello che mi era possibile.”
Dirottare il proprio interesse. Amplificarsi, plasmarsi, guardare altrove. In questo consiste l’unicità di Alonso, che ha saputo reinventarsi dopo anni amari. Una sequela di stagioni in cui le opportunità sono sfuggite, o, peggio, non si sono neppure presentate. Nessun ‘momento giusto‘ fatta eccezione per quelli che lui stesso si è cercato e conquistato, in diversi ambiti e discipline, dall’Endurance alla Indycar, fino ad approdare alla Dakar. Un giro del mondo che lo riporta però alle origini, a quella Formula Uno che sta riscrivendo la sua storia e i suoi record. Nonostante questo, Fernando ci espone la sua opinione autorevole a proposito di Schumacher:
“Difficile dire chi sia stato l’avversario più ostico. Però ricordo che Michael era un pilota difficile da battere, uno dall’immenso talento. Aveva quel qualcosa in più. Hamilton è molto bravo e sicuramente è il migliore della sua generazione, però non ha vinto il mondiale alla McLaren, quando faceva coppia con Button. E, alla Mercedes, anche ;Mc Rosberg ha trionfato. Schumacher non ha mai avuto momenti simili: ha vinto sempre. Secondo me, Michael è un passo avanti.”
Alonso a tutto tondo: parla di ieri strizzando l’occhio al presente. Sempre sintetico e chiaro, mai banale, mai retorico. Un po’ meno aggressivo e molto più saggio. Temprato dalle esperienze, prima ancora che dall’età. Un talento eccezionale a cui è mancata la perfetta sinergia, con il tempo e con le occasioni. Ora, dopo aver fatto pace con il proprio passato, dopo aver conquistato passo a passo ogni granello di presente, si butta nuovamente in direzione futuro. Quello rappresentato dall’eterna sfida tra uomini e auto, ma soprattutto tra il pilota e se stesso.
Autore: Veronica Versco – @veronicafunoat
Foto: Ferrari – Renault – Toyota
bell’articolo, veramente ben scritto e appagante.
La mia stima nei confronti di Fernando è infinita… ho sofferto molto quando gli è sfuggito il titolo con la Ferrari e al suo ritorno in F1 gli auguro davvero di ottenere i migliori risultati possibili.
al di là di tutto… per me è un grandissimo uomo di sport.