Kimi Raikkonen: ghiaccio inossidabile
Kimi Raikkonen non ha misura, non rispetta i tempi, le regole, le aspettative. Kimi non appartiene a nessuno, tranne che a se stesso. Detiene l’unicità creata dai fatti, l’essenzialità che non ha bisogno di troppe parole. Le frasi faticano a descriverlo, con la loro ridondanza sonora. Kimi è essenza, ghiaccio e fuoco al contempo. Freddezza naturale per chi viene da un paese di neve e di nulla, perso nelle coltri di un bianco che rende difficile anche dare una sagoma ai propri sogni. Calore che lo investe senza che ne faccia proclami. Per accendersi gli basta un volante, una pista, il giusto accordo con un nastro d’asfalto, con la terra o con gli alberi.
Kimi Raikkonen aveva un desiderio, autentico e puro come quelli balbettati dai bambini. Voleva diventare campione del mondo di Formula Uno. Lo promise a mamma Paula, donna estremamente pratica e incredula, al punto da archiviare in un cassetto quella promessa, alla quale forse non ha dato o non voleva dare troppo peso. La genesi di un grande pilota affonda le proprie radici anche in queste piccole cose, briciole di identità che riescono però a costruire la sagoma di un fuoriclasse. Fuori in effetti, Kimi, lo è sempre stato. Insofferente alle regole, alla banalità, persino alla celebrità.
Il ragazzo di Espoo ha fatto tanta strada, ha macinato chilometri infiniti lungo i circuiti di tutto il mondo. Eppure il suo orizzonte è immensamente piccolo, racchiuso nella sfera famigliare, l’unica dimensione che gli permette di esprimere la propria personalità. Qualcosa di intimo e speciale, che gli trasmette la giusta serenità per continuare la sua avventura, anche oggi, a 41 anni. Che restano solo un numero, al pari del record di presenze che si appresta ad allungare. Cifre senza importanza, per chi bada alla sostanza. E lui, da sempre, ci ha abituati così. Niente fronzoli, banditi gli orpelli: basta un volante tra le mani, un acceleratore da premere, da spremere o da dosare. Sempre con il casco sopra alla testa, a tutela delle espressioni del volto e del cuore.
Raikkonen rinnova con l’Alfa. Non per il prestigio, neppure per l’onore. Semplicemente perché si diverte ancora. Non è diverso da quel bimbo silenzioso, e all’apparenza scontroso, che sfidava il fratello Rami su mezzi improvvisati, accordati dal paziente padre Matti, per consentire ai propri figli di suonare melodie. La sinfonia di Kimi è potente come un inno. Annovera glorie e cadute, ma da sempre risuona con la stessa potenza. Differente dalla marcia celebrativa e possente che accompagna l’epopea di Lewis Hamilton. Diversa dall’assolo, unico e indimenticabile, interpretato da Michael Schumacher. Quasi antitetica rispetto alla romanza, epica e struggente, che fa da sfondo alle mille avventure di Fernando Alonso. Rappresenta la forza dirompente di un canto che unisce uomini e bandiere in nome di una passione pura, priva di ostentazioni. E proprio per questo, in virtù di questo, difficile da replicare.
In una Formula Uno moderna, popolata da giovani e incredibili eroi, lui resta l’antesignano. Il perfetto antidivo che, per contrasto, richiama le folle. Schiere di appassionati di tutte le età provano simpatia ed empatia nei confronti di Iceman. L’uomo di ghiaccio, che, come un cubo gelato, conserva dentro di sé mille sfaccettature: iridescenti scintille che non si mostrano, ma si possono cogliere studiando i suoi atteggiamenti. Piccole gocce di arcobaleno, instillate in una materia solida e apparentemente imperscrutabile. Un raggio di luce spesso coperto dalla complicità di occhiali scuri o di una visiera. Sintesi di una maniera di vivere che fa dell’ordinario la sua peculiarità.
Quasi inconsapevolmente, Kimi diviene icona. Basta un accenno di sorriso, una parola bofonchiata, una smorfia malcelata. Ora che il mito è creato, che resiste indiscusso al fascino chimerico e social delle nuove leve, Raikkonen persiste lungo la sua strada. Una strada fatta di curve e di rettilinei, di ebbrezza e di velocità. Vecchio stampo e vecchio stile, nel nome degli anni settanta, citati come esempio e mai come rimpianto. Perché Kimi è figlio di oggi e di ieri. Senza pensieri, senza affanni. Auspicabilmente senza troppe domande, alle quali è allergico. Poiché le risposte arrivano solo dalla pista. E in quel caso Iceman diventa eloquente. Come a Suzuka 2005, la gara capolavoro indipendentemente dal mondiale perso. Come a Spa 2009, per risollevare le sorti di una Ferrari orfana e zoppa. Oppure come ad Austin 2018, una cavalcata memorabile per salutare il Cavallino in trionfo.
Poi arrivano le perle contemporanee. Sprazzi di talento, guizzi di classe. Inscritti in una coreografia da comprimario in cui Kimi riesce a rivelarsi comunque protagonista. Un 2019 costellato da piccole prodezze e da 43 punti. Un 2020 azzerato da una power unit castrata, ma impreziosito da guizzi a dir poco epici, come testimonia il primo giro in quel di Portimao. Poco forse, soddisfazioni che rasentano il nulla. Ma, in fondo, chi ama correre, vive di pressione sui pedali, di carezze al volante, di velocità beffarda che schiaffeggia il casco. Di occhi fissi sull’asfalto, sul prossimo avversario da divorare. Non esistono limiti, non esistono scuse. Anche una monoposto mediocre può far vibrare la passione, mantenerla intatta e ravvivarla.
“Alfa Romeo Racing ORLEN è molto più di un team per me, è come una seconda famiglia. L’atmosfera unica di questa squadra è ciò che mi dà una motivazione in più per continuare in quella che sarà la mia diciannovesima stagione all’interno di questo sport. Non sarei qui se non credessi nel progetto e in quello che sentiamo di poter raggiungere insieme.” Queste le parole con cui Raikkonen si è espresso oggi, appena dopo l’annuncio ufficiale, che conferma la sua presenza in Alfa accanto ad Antonio Giovinazzi per la stagione 2021.
Dunque Kimi resta, splendido testimone di una Formula Uno che attraversa il tempo plasmandolo e fermandolo, anticipandolo e rivoltandolo. In perfetto equilibrio tra ciò che era e ciò che sarà. Perché nonostante le regole assurde, i domini inarrestabili, le nuove piste intollerabili, questo sport rimane ancorato ai suoi miti e a campioni senza età. Una folta schiera tra cui fa capolino anche lui, l’inossidabile Kimi Raikkonen da Espoo.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Ferrari – Formula Uno – Alfa Romeo