Dopo mesi di apparente pax politica un altro fronte di contesta potrebbe aprirsi tra i team più influenti dell’attuale Formula Uno. Tutto nasce dalle posizioni di Mercedes e Red Bull che non hanno preso per nulla bene l’accordo riservato sottoscritto dalla Ferrari e dalla FIA che è giunto a seguito l’indagine sulle power unit di Maranello. Un patto che servirebbe, secondo la storica scuderia italiana, a tutelare la proprietà intellettuale di un dispositivo che, evidentemente, non seguiva pedissequamente il regolamento tecnico.
E’ soprattutto la Red Bull la compagine maggiormente “colpita” da una mancata (e mai richiesta formalmente) penalizzazione della Ferrari visto che tra terzo e secondo posto nella classifica costruttori del campionato 2019 ballavano oltre 20 milioni di euro. Ma anche Mercedes, a ben guardare, avrebbe ragioni di risentimento nei confronti di Maranello. Toto Wolff si è visto azzoppato nella corsa alla poltrona che fu di Chase Carey che è stata occupata da Stefano Domenicali, un uomo certamente non inviso dai dirigenti della Scuderia. Mattia Binotto ha fatto sapere, nelle settimane passate, che la Ferrari non vedeva di buon occhio l’ascesa del collega austriaco. Maranello, quindi, avrebbe apposto un veto sulla candidatura dell’ex Williams allo scranno del baffuto dirigente statunitense. Si è trattato di un “ban politico” visto che il diritto di veto che la Ferrari ha nuovamente ottenuto nel Patto della Concordia non dovrebbe concedere la possibilità di opporsi a scelte interne a Liberty Media. Insomma, l’opposizione della Scuderia ha fatto “girare le scatole” a Wolff che si è messo in testa di prendersi una sorta di vendetta.
L’occasione di consumare la ripicca, sia per Mercedes che per Red Bull, è stata indirettamente offerta dalla Honda. Il colosso giapponese, la notizia è oramai vecchia, ha deciso di abbandonare il Circus e, conseguentemente, Red Bull e Alpha Tauri. Che stanno pensando ad un “Piano B” stando agli accadimenti degli ultimi giorni. Partiamo col dire che i team di Mateschitz non potranno contare su una power unit Mercedes perché i tedeschi hanno raggiunto il massimo di equipe fornibili stante le regole sportive vigenti. L’opzione Ferrari pare assai improbabile viste le difficoltà tecniche in cui è caduto il reparto motori italiano. Logica vorrebbe che Milton Keynes e Faenza guardino verso la Francia, dove c’è quella Renault che nel 2021 non fornirà altri che il team ufficiale. Tra l’altro c’è un cavillo del corpus normativo che impone al motorista con meno clienti di assicurare il proprio prodotto ai team che restano all’asciutto. Quella della Losanga è la via più facilmente percorribile anche se non entusiasma le parti. Cyril Abiteboul fa il prezioso dopo essere stato scaricato, due anni fa, da Horner. Quest’ultimo tutto vorrebbe fare fuorché presentarsi a Parigi con il capo chino e cosparso di cenere, con una lettera di scuse ufficiali e un pacco di soldi contanti per ottenere power unit che, va sottolineato, sono cresciute molto sia in termini di affidabilità che in in termini di potenza.
Ma c’è un altro scenario che potrebbe clamorosamente profilarsi all’orizzonte in questo teatro di guerra politica: i “bibitari” che prelevano strutture, uomini e know-how di Honda e si fanno il motore da sé. Ipotesi assai suggestiva, affascinante, ma che comporterebbe un investimento mostruoso e difficile da realizzare in tempi di budget cap e crisi finanziarie globali. Il paracadute sarebbe uno solo: il congelamento degli sviluppi. In soldoni, acquistare i motori 2021 e tenerli almeno fino al 2025 in un quadro normativo che obbliga tutti gli sviluppatori, paradosso nei paradossi, a non sviluppare. Ed è qua che subentra la Mercedes che cova la tremenda vendetta su una Ferrari riavvicinatasi alla FIA dopo i fatti di febbraio.
“Credo che la Red Bull sia un marchio incredibilmente importante per la Formula Uno. Dobbiamo aiutarli a trovare una soluzione – ha tuonato Toto Wolff – Credo che il congelamento delle power unit non sia una cattiva proposta. Penso che dovremmo fare tutto il possibile per dare loro questa possibilità”. Parole che non hanno bisogno di troppe interpretazioni. Wolff, vestitosi da buon samaritano e armatosi di lodevoli intenzioni, mira in realtà ad ottenere un triplo risultato.
In primo luogo farsi amici i nemici della Red Bull. L’intercessione e la consonanza di interessi tra i due team più vincenti degli ultimi dieci anni e che controllano altre scuderie creerebbe un blocco di potere politico immenso. Monolitico. Quasi inscalfibile. Una maggioranza di sei squadre su dieci che andrebbe a contrastare un eventuale contro-blocco formato dall’area di influenza della Ferrari e della Renault. Ipotesi che sicuramente non alletterebbe Liberty Media che sta lavorando nell’ombra con Domenicali per scongiurare questo epilogo. Il secondo aspetto focale è quello di mantenere la supremazia motoristica che la Stella a Tre Punte ha avuto nel 2020 anche a causa del downgrade della power unit rossa a seguito dei serrati controlli della FIA. Questo secondo elemento riconduce direttamente al terzo. Ossia al tenere la Ferrari, il competitor più ricco e prestigioso, a distanza debita. Per un periodo lungo quanto sarà lungo l’ipotetico congelamento che Red Bull chiede.
La strategia di Stoccarda non è semplice e probabilmente non porterà ad una vittoria totale, proprio perché Maranello detiene il diritto di veto che può usare in questo circostanza. Ma, di sicuro, porterà qualche parziale vittoria che serve per riaffermare quel potere politico che negli ultimi mesi è sembrato passare nelle mani di Binotto e soci. Mercedes intende riaffermare se stessa e potrebbe farlo mettendo su un mostro a sei teste che peserà al tavolo delle trattative. Il Patto della Concordia è stato afflittivo per gli anglo-tedeschi, così come il rinnovo del diritto di veto. Anche l’accordo riservato, che nelle prestazioni ha limitato la Rossa, è politicamente un fatto consistente per la scuderia modenese. Mercedes punta a far ammainare le vele del vascello ferrarista. Ci riuscirà? Non lo possiamo sapere. Anche perché, per ora, la questione non si è posta visto che nella riunione della commissione F1 di ieri pomeriggio si è stabilito di non affrontare la questione congelamento. Ma è evidente che si tratta di un rinvio. Prima o poi, insomma, il bubbone dovrà esplodere. L’unica certezza che si ha in questo momento è che lo scontro è totale. E alla fine di ogni guerra deve necessariamente esserci un vincitore ed un vinto.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes, Renault, F1