Analisi on board Vettel-Gp Abu Dhabi 2020: Grazie Seb…
“Voi siete la squadra rossa, appassionati, arrenderete mai.
La mia fermata sta arrivando, mi è piaciuto stare con voi.
Sentito la vostre magia, un sensazione stradnoria.
Ragazzi, vi ri rangra… vi ringrazio per avermi, mi mancherete.
Un saluto a tuti voi amici e a Maranello, meritate menzionato qui.
E adesso io quasi quasi dico addio e auguro, auguro il meglio.
Auguro di essere felici ma di più essere sano… ta-rara-ra-ra-ra.”
Via il guanto sinistro, poi il destro, un foglietto di carta con gli appunti e tanta voglia di esternare le proprie emozioni. Donare se stesso al mondo nella sua rete sociale preferita: la radio. Senza timore di svestire i panni che è solito indossare. Addio è un vocabolo spietato. Nel caso di Vettel un evento traumatico masticato 6 mesi durante i quali questa parolina ha rosicchiato la fune che univa passato e futuro. Lasciando un momento per un giusto saluto, prima di accantonare per sempre sogni e speranze. Sistemare quel pezzo di cuore tramortito, oramai esanime, nella cameretta di Heppenheim. Vicino al sogno fanciullesco per fortuna realizzato. Avvolto nella bellezza del ricordo di chi ha saputo coniugare alla perfezione il verbo “EssereFerrari”. Grazie Seb, grazie per aver insegnato a molti italiani l’italianità…
Analisi on board Vettel-Gp Abu Dhabi 2020: premessa
“Oggi non parliamo della gara. È meglio”. Mascherina d’ordinanza, tuta rossa e troppi pensieri per riflettere sull’ennesima prestazione balorda di una vettura, chiamiamola così, “sfortunata”. E chi se ne frega come è andata, era l’ultima disavventura per buona sorte. Un calvario lungo una stagione spezzato dalla fiammata turca, dove Seb ha potuto raccontare ancora una volta di sé. Dove tutti hanno capito, anche quelli più scettici, che la classe alberga ancora in lui. Un talento appannato tuttavia presente. Pronto ad essere lucidato e rimesso in piazza.
Sebbene inizialmente avessi pensato di non realizzare l’analisi on board, un gesto per non dare importanza a ciò che oramai non ne ha più, ho cambiato idea. Un versione più corta, forse meno dettagliata, ma comunque in grado di rimarcare impegno e dedizione di un quattro volte campione del mondo al volante di una Ferrari. Onorandola sino in fondo…
Analisi on board Vettel-Gp Abu Dhabi 2020: la numero 5
Il venerdì, un pò a sorpresa, è apparso un archibugio sulla vettura del tedesco. Senza dubbio più efficace della classica “rastrelliera” perfetta per l’avantreno, non si tratta di un nuovo strumento di indagine come ha scritto qualcuno. Parliamo di semplici sensori che consentono di raccogliere al meglio i dati necessari a tarare il nuovo simulatore, oltre che controllare il database di costanti da calibrare in CFD. Il tutto, ovviamente, pensato ai cambiamenti rivolti alla prossima stagione. Non è mistero infatti, che a Maranello i gettoni spesi consentiranno alcune correzioni al retrotreno, zona individuata dai tecnici per rimettere in carreggiata la “SF1000 2.0″.
Un giro a bomba per il “balance check” nella ricognizione, pensando all’omaggio degli uomini Ferrari all’uscita dai box. Uno stuolo di tutte rosse a tracciare il percorso verso la pista. Per l’ultima volta. Un omaggio per un grande uomo capace di lasciare una traccia indelebile.
Poi i soliti check radio, come sempre molto dettagliati curva per curva, un paio di passaggi in pilane con tanto di saluti verso il muretto contraccambiati da Adami e finalmente griglia di partenza. Lato destro, casella numero 13. Sulla scelta strategica Ferrari potremmo parlarne per ore. Chissà se condivisa o imposta, limitiamoci a raccontarla. Le mescole Hard non offrono di certo una prestazione eccellente al via. L’obiettivo, pertanto, era quello di limitare i danni con una scatto “decente”, portare in temperature i compound e tirare alle lunghe il primo stint. Magari sperando di guadagnare qualche posizione girando in “free air” nella seconda parte del run.
Stacco frizione buono, prima curva a 200 metri e staccata profonda sulla destra. Seb mantiene così la posizione su Kimi. Tallona il duo Leclerc-Ricciardo e infila il compagno di squadra impegnato a mantenere la vettura in pista all’esterno di curva 8. Mi piacerebbe raccontare ben altro, ma il primo stint di gara, fondamentalmente, non offre poi così tanti spunti di riflessione. Il tedesco resta in scia delle Renault per un bel pò, capace di mantenere la posizione sul monegasco fino alla virtual safety car, provocata dall’amaro destino di Perez nella sua gara d’addio con Racing Point. Una mappatura ibrido spinta abbinata all’overtake button aiuta il principe di Heppenheim nel compito, costretto a gestire gli pneumatici già dal terzo giro…
Il regime di doppia bandiera gialla diventa più serio con l’intervento di Bernd Mayländer, necessario a rimuovere la RP20 numero 11 dal tracciato. Il muretto italiano non ha dubbi sulla strategia da prendere, convinto che la scelta migliore sia quella di restare in pista senza effettuare un sosta troppo anticipata. Tale decisione vale il settimo posto momentaneo.
Non è affatto semplice mantenere le mescole Pirelli a banda bianca in temperatura in questi casi, malgrado il bilanciamento di frenata sia spostato totalmente all’avantreno. Il teutonico riesce comunque nell’impresa. Per la ripartenza Adami suggerisce un valore neutro sul brake balance, nella speranza che non arrivino bloccaggi all’anteriore. K1 acceso, incollato agli scarichi di Norris, il ferrarista torna nella lotta. Tuttavia, come prevedibile, la pochezza del propulsore italiano da il meglio di sé. Sainz, spietato, non fa troppi complimenti. Infila Charles (clicca qui per leggere ‘l’analisi on board di Leclerc) lì dietro e punta il tedesco.
Sebbene la contesa duri più del dovuto, la velocità della numero 5 latita. Insufficiente, permette allo spagnolo di sverniciare la Rossa nella seconda zona Drs del tracciato. Vettel, intelligente nel gestire l’ibrido, aveva deciso di non usare il K1 preservandolo nel momento in cui Sainz avrebbe usato l’ala mobile. Purtroppo non è stato sufficiente. Di lì a poco, qualcosa del genere sarebbe potuta succedere con Stroll. Il canadese, messo dietro facilmente Charles, punta il mirino sul tedesco. Peccato solamente che Seb non sia affatto d’accordo, difendendo la posizione alla grande malgrado i reiterati attacchi della RP20 numero 8. I complimenti di Adami di sprecano nelle tornate successive. Eccone uno…
Nel mentre la strategia sta aprendo un gap su Latifi, Magnussen e Giovinazzi, competitors diretti del campione tedesco. Qualche giro più avanti, la piccola sbavatura in curva 17 per poco non costa la posizione all’ex Red Bull. Comunque capace di resistere all’attacco di Stroll benché la Racing Point disponga di mescole con dieci tornate in meno. Nel mentre, dietro al canadese, Gasly non ne può più. Sbuffa, spinge e lancia l’attacco. Sverniciato il figlio di papà, si incolla agli scarichi del prossimo pilota Aston Martin. La solita combo Soc 8-K1 entra in gioco, seguita da un comando al manettino secondario per gestire la trazione e preservare le mescole al posteriore.
Adami chiede di abbassare il laptime, se possibile, malgrado dal dashboard si noti come i compound inizino a perdere temperatura nella fase finale di vita utile. L’AlphaTauri va come un treno però. Prende la scia e brucia la SF1000. Scatto d’orgoglio sotto braccio, Seb fa lo stesso nella seconda zona Drs senza però trovare fortuna.
Cede pertanto a malincuore la posizione al francese, tornando a far le spalle larghe su Stroll. Grazie ad una gestione oculata delle mappature ERS, massimizzando l’utilizzo dell’ibrido sulle lunghe rette di Yas Marina, il tedesco riesce a mantenere la nona piazza fino a quando gli pneumatici non tirano le cuoia.
“A little bit down” la richiesta teutonica sull’ala anteriore, per avere una vettura un pelo più rapida in retta. Treno di Medium nuove di trinca e via in pista, osservando un tempo in linea con le scarse aspettative di una sosta senza errori: 3,2 secondi. Alla tornata 37 Vettel bazzica in quindicesima posizione. Bastano 3 tornate al tedesco per acchiappare la Williams del britannico. Altre tre per metterlo dietro.
I discorsi relativi al secondo stint sono ben pochi. La strategia adottata dal team italiano si rivela ancora una volta inutile. Con l’aggravante di una gestione mescole pessima nella seconda parte di gara. Ce lo rivela la comunicazione radio al giro 50, quando il quasi ex ferrarista si apre in radio parlando di graining all’anteriore, sottosterzo e vibrazioni.
Eloquente, la risposta di Adami conferma l’avantreno fuori dalla working range necessaria a far funzionare correttamente le mescole. La chicca però arriva qualche giro più tardi, quando attraverso il dashboard si nota come lo sbilanciamento termico sia addirittura “laterale”, con i compound sulla parte destra della monoposto ghiacciati…
Mentre Verstappen, Bottas, Hamilton e Albon lo doppiano, il ferrarista cerca di amministrare con scarso successo la situazione. Adami chiede di prestare particolare attenzione in curva 1-2, mentre Seb tumula l’anteriore destra: “è morta… non c’è più.”
“Be careful for flatspot” la risposta dell’italiano.
La pessima performance prodotta dalla SF1000 rende l’epilogo ferrarista di una tristezza infinita. Le parole “last lap” provocano un senso d’angoscia, mentre il giro finale scorre via tra pensieri, emozioni e magone inghiottito a forza. L’ultimo team radio, toccante, prende corpo con il ringraziamento sentito di Adami, l’esibizione canora di Seb, le belle parole di Mekies e l’ulteriore riconoscimento del tedesco agli uomini che di fatto compongono questo grande mito chiamato Ferrari…
Autore: Alessandro Arcari – @berrageiz
Foto: F1 TV
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Analisi on board Vettel-Gp Abu Dhabi 2020