Signori si nasce
Le storie finiscono, è la parabola dolce amara della vita a deciderlo, ma la sostanza umana delle persone resta, sopravvivendo allo stretto contingente e lasciando una traccia profonda. In questo modo vedo la relazione fra Sebastian Vettel e Ferrari, ciò che il quattro volte iridato lascia al team di Maranello.
Le parole del tedesco, nel giorno in cui si vive l’ultimo atto di un addio malinconico, annunciato da un improvviso tradimento subìto in primavera, raccontano un amore spezzato, ma di certo non esaurito da parte sua. Ripercorrono il sogno della vita, trasformatosi progressivamente in qualcosa di triste, l’entusiasmo e la fatica, gli slanci verso un bagliore rivelatosi miraggio ingannatore.
Si fa presto a passare da eroe a brocco quando si è vestiti di rosso e non importa se in sei anni una macchina tanto competitiva quanto la concorrenza non c’è mai stata e se le prospettive mondiali sono stati frutto di una rincorsa continua e non di un primato tecnico. Ci sono stati errori in momenti decisivi, certo, ma li si è visti a senso unico, imputandoli solo al pilota, ignorando il grado di difficoltà nel far rendere, forzandolo all’estremo, un mezzo al livello di eccellenza, quando la sua reale natura è sempre stata inferiore. Ma, si sa, è sempre più facile guadare al dito, piuttosto che alla luna. Si tenta la soluzione più semplice, più immediata, meno rischiosa del mettere in discussione l’intero sistema. E si bruciano fette importanti di carriera; è successo anche con Alonso.
Almeno, però, questa annata disgraziata, con una SF1000 sempre tremendamente deficitaria, spesso a livelli molto imbarazzanti, ha rivelato quanto il quadro fosse più complesso, dal respiro plurale.
Non è su questo, però, che vorrei porre l’accento. Mi interessano il risvolto umano e le pieghe più profonde di questa vicenda, perché a volte capita che vi si nascondano valori preziosi quanto trofei in pista. Sì, lo so: ora mi direte che stiamo parlando di sport e il resto è fuffa: cosa conta quanto le vittorie? L’anima, la pulizia interiore, la fedeltà ai propri valori, la coerenza nei comportamenti che li rispecchiano. Non è semplice mai, figuriamoci in un contesto come la F1 in cui a bruciarsi ci si mette un attimo e a costruirsi e riconfermarsi tutta la vita (sportiva).
Ancora più difficile, poi, quando vieni tradito. Attenzione: Ferrari aveva tutto il diritto di interrompere il rapporto con Vettel, ma non di farlo in un modo irrispettoso della persona e del comune lungo percorso. Anche durante la stagione, si è più volte percepito un tono infelice nei confronti del tedesco nelle dichiarazioni. Seb si è trovato ancora peggio di Leclerc con questa vettura, è vero. Ciò, però, non giustifica nè motiva certa mancanza di sostegno e obiettività nei suoi confronti.
Ebbene, nonostante mesi lunghi di un’agonia sportivamente ed umanamente sfibrante, ieri (e in realtà non solo ieri) Vettel ha dimostrato che persona sia, esplicitando ancora una volta come il suo amore per la Ferrari sia immune da meschinità, freddezza o parole di “facciata”.
Non ricordo altri piloti che in anni abbiano citato così tanto spesso per nome i propri meccanici e tecnici nelle interviste o nei team radio, ringraziandoli o incitandoli. Vettel è stato uomo squadra sempre, nella buona e cattiva sorte. L’ultimo GP prima di un ritiro o di un cambio di squadra è ritualmente vissuto con reciprochi riguardi; beh, anche qui fatico a trovare altri che abbiano omaggiato il team in modo più ripetuto, intenso e genuinamente sentito.
L’adattamento sulla base di “Azzurro” che da qualcuno è stato definito una “filastrocca”, in realtà è un gesto voluto in cui è incisa molta della caratura umana del suo autore. Nel piccolo testo è espresso un viaggio esperienziale personale e collettivo con tutti i suoi chiaroscuri, tenuto insieme da un sentimento puro e un profondo rispetto per la Ferrari. Parole scelte e calibrate con cura, dotate di una rara armonia fra testa e cuore, che hanno emozionato proprio perchè autentiche e coerenti con la persona.
Tornando all’inizio: le storie finiscono, invece la sostanza umana non ha scadenza ed è capace di rendere giustizia nei cuori della gente per sempre. Per questo, la signorilità di Sebastian Vettel vale ben di più di un ciclo tecnico di dominio o inferiorità in F1.
Autore: Elisa Rubertelli – @Nerys__
Foto: Ferrari – F1