Essere Fernando: lotta all’ultimo sandwich
Alonso è tornato in pompa magna. Venghino signori ad ammirare le prodezze di cavalier Fernando. Lui è l’uomo che non delude mai. Pazienza se la sua Alpine lo fa, ce ne faremo una ragione. Ma che spettacolo ritrovare Matador in pista! Lo ammetto, un po’ di timore c’era, all’inizio. Malcelato, come uno di quei pensieri da ricacciare indietro con un poderoso singulto. Il talento è ineguagliabile, ma la stoffa sarà rimasta intatta? Sì, va bene, i test hanno dimostrato che ancora gira come un giovanotto, però la gara è un altro paio di maniche. Beh, queste maniche ancora gli calzano a pennello e le sue manovre continuano a essere fuoco vivo per noi spettatori anelanti di azione.
Alpine rappresenta tuttora un grande interrogativo. La splendida ape giallonera dello scorso anno volteggiava leggiadra nei posti che contano. La meravigliosa monoposto blu, tra eco di ghiacci e rosso di fuoco, non mantiene le bellicose promesse. Una peccato pensando alle potenzialità sprecate. Una tenue speranza per un domani in divenire. C’è però un problema: Fernando ha fame da anni. Attende e pretende il titolo con la Rossa. Pazienta e si spazienta a causa delle grane della McLaren motorizzata Honda. Aspetta e grida vendetta in questi due anni lontano dalla Formula Uno, stagioni nelle quali conquista vittorie prestigiose e colleziona esperienze eccezionali. Non può e non deve sprecare altro tempo.
Ma Alonso non spreca, al contrario concretizza. Lo fa forse in virtù di qualche sciupone, che per circostanze o per lacune lascia sul piatto posizioni preziose. Fernando le agguanta senza pietà, cibandosi di decimi, spazzolando briciole di centesimi. Entra così in Q3, nonostante le prestazioni della vettura siano abbastanza mediocri e presumibilmente in disaccordo con la top ten. Ma a lui non importa, perché da sempre è abituato a riscrivere le regole. Passa il taglio, si piazza in nona posizione, promettendo battaglia allo start. Nando è così: ostenta sicurezza solo perché è certo di poterla offrire.
La gara è una sinfonia in crescendo, un rullo di tamburi. Aspro e tenace come ci ha abituato, crudele e spietato come lo ricordavamo. Non lascia niente sul piatto, è preciso e decisivo, impeccabile, audace. Gli aggettivi faticano a bastare e non rendono la sua grandezza, che è tutta azione e zero retorica. L’appetito insaziabile non cede alla voracità e non fomenta l’errore. Fernando è lo stesso, o forse è la migliore edizione di se stesso. Non mentiva dicendo di sentirsi senza eguali, non mentiva dicendo di non avere rimpianti guardando alla Ferrari. Lui può ricominciare a scolpire il suo domani indipendentemente dai colori e dagli affetti. Nando non si guarda indietro, è troppo concentrato a farsi avanti. In pista e verso un nuovo obiettivo.
Però Alonso resta un eroe romantico, di quelli che emozionano, ma che spesso sono destinati, loro malgrado, alla resa. Questa volta messo in scacco da un guasto ai freni. Buffo per lui, che nella vita non vuol saperne di limitarsi o di arrestarsi. Ancora più beffardo se si pensa che quell’inconveniente è generato dal banale incarto di un sandwich, raccolto chissà come, e andato a posizionarsi proprio nel luogo ideale per compromettere, surriscaldandolo, il sistema dell’impianto frenante. Un ritiro che parla di cautela, accettato senza rancore. Perché il 2021 di Fernando è iniziato con il piede giusto, con la sua inimitabile impronta.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Alpine