giovedì, Novembre 21, 2024

Track limits: ottimo strumento mal utilizzato

Track limits: ottimo strumento mal utilizzato


Le gare, gli anni, passano ruotando sempre attorno agli stessi argomenti. I track limits sicuramente, sono uno di questi. Tornati a far discutere subito all’apertura del mondiale, giudici della lotta al vertice tra Verstappen e Hamilton in Bahrain, i limiti della pista hanno creato qualche malumore anche ad Imola, con i piloti che si son visti cancellare spesso il proprio giro cronometrato soprattutto durante le fasi cruciali della qualifica. L’ultimo a pagare pegno è stato Lando Norris, il quale si sarebbe ritrovato a scattare dalla seconda fila (terzo tempo) a soli 43 millesimi di distacco dal poleman Lewis Hamilton se non fosse stato colto ad oltrepassare i limiti della pista per appena qualche centimetro di troppo.

La mia opinione in queste ultime settimane non è molto cambiata dallo scorso appuntamento di Sakhir (leggi qui se ti va), ma ci terrei ad aggiungere alcune cose. Durante l’ultimo weekend abbiamo sentito spesso dire: ‘Non si può penalizzare un pilota per aver lasciato la pista di così poco’. Ecco, se qualcuno di voi segue o ogni tanto guarda qualche partita di calcio, i track limits, secondo me, possono essere paragonati benissimo al fuorigioco. Quando viene fischiato l’offside, non importa se l’attaccante sia davanti al difensore di 5 metri, 5 cm o un capello.

Track limits
Viene tolto il tempo a Sergio Perez, Red Bull, per aver oltrepassato, anche se di poco, i limiti della pista

Se è davanti, l’arbitro, o in tempi più recenti il VAR, interviene e ferma il gioco. E c’è poco da discutere. Se il fuorigioco è millimetrico può dispiacere, ci si può appellare alla sfortuna, ma c’è! I track limits funzionano esattamente allo stesso modo. Se il pilota va oltre la linea con tutte e quattro le ruote, non ha importanza il valore effettivo dello sgarro, il suo tempo sarà cancellato, ed è anche giusto così. Se un limite c’è, va rispettato e punto.

Il problema allora qual è? Fosse così semplice, perché discuterne tanto? Le discussioni non nascono tanto dalla regola in sé, ma a causa delle decisioni di chi la mette in pratica. Spesso i dispositivi vengono utilizzati solamente in determinate curve del tracciato, dando totale via libera nelle altre, mentre nelle ultime gare, come avvenuto in Bahrain ad esempio, abbiamo assistito anche ad una disattivazione e conseguente riattivazione degli stessi persino durante il Gp. Cosa che ovviamente ha scatenato delle comprensibili polemiche.

Track limits
Valtteri Bottas, Mercedes, visivamente oltre i limiti del tracciato nella circostanza

La cosa più semplice, se vogliamo dare ascolto a quanto affermato dal pilota spagnolo della Ferrari, Carlos Sainz Jr, vi dovrebbe essere uniformità di giudizio in ogni curva. Stesse regole in tutte le circostanze e nessuno si lamenterebbe. Alexander Wurz (presidente della Grand Prix Drivers’ Association) è invece tornato ad invocare l’utilizzo di erba e ghiaia nelle vie di fuga, ma per quanto la proposta sia popolare resta tuttavia poco fattibile. Attualmente, in alcuni circuiti, essendo questi utilizzati sia dalla Formula Uno che dalla MotoGp, ghiaia ed erba non possono essere collocate esattamente ovunque per ragioni di sicurezza.

La cosa migliore da fare, sarebbe quella di andare ad utilizzare i track limits, sempre laddove la conformazione della pista lo richieda, in modo coerente, magari ponendoli in tutte le curve così da non creare dubbi, e con severità. Perché sarebbero un ottimo strumento se solo venissero utilizzati nel modo giusto.


Autore: Marco Sassara – @marcofunoat

Foto: Formula Uno – Mercedes – Ferrari – Red Bull

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