Fernando non ha mai avuto il favore della sorte, tanto meno quello delle stelle. Alonso si costruisce la sua strada attraverso falcate poderose, lo sguardo indirizzato al futuro. Eppure, troppe volte, Fernando ha avuto Saturno contro. Scelte infelici, anche quando parevano promettere tripudi e trionfi. Una costante della sua carriera, che trova la sua genesi in quel 2007 alla McLaren. Nulla di sbagliato nell’approdo a Woking, non fosse per la variabile Hamilton, totalmente imprevista, assolutamente imprevedibile. Nando esce dall’orbita, abbandonando la scuderia inglese per tornare sul pianeta Renault.
Un paracadute, un angolo salvifico dopo un’ascesa e una repentina discesa degna di un razzo. Due anni di limbo prima di organizzare una nuova incredibile missione nello spazio di Maranello. Anche in questo caso una scelta plausibile e auspicabile per lo spagnolo, che si scontra però con una Ferrari in perenne affanno, in perpetua rincorsa della Red Bull, tutt’altro che una meteora nel panorama della F1 moderna. Ma Fernando si rimbocca le maniche, lotta fino allo stremo, si ribella al suo destino. Cerca di trasformare anche la sconfitta in opportunità. Infine, in cambiamento.
Ancora McLaren, impreziosita dalla suggestione Honda. Un altro buco nell’acqua, un altro pianeta dove non è possibile la vita. Un fallimento totale, prestazioni imbarazzanti, un triennio grottesco da sopportare con pazienza, in attesa del poi. Fa capolino Renault come nuovo motorista, eppure la macchina cambia di poco, livrea a parte. Permette qualche piccola soddisfazione, ma la neonata papaya è ancora troppo acerba per puntare a vincere. Così Fernando saluta la F1 e trova nuovi stimoli: Indycar, Endurance. Stravince nel WEC, conquistando due volte Le Mans. Trionfa a Daytona, dice la sua a Indianapolis, prima di un’ingiusta resa, causa tradimento del mezzo.
Saturno contro, nonostante il talento di Alonso. Nonostante la capacità di reinventarsi. Gli sfugge l’agognata Tripla Corona. Proposito solo rimandato per Fernando, che decide di ritornare in F1. Lo fa al volante di Alpine, abbracciando, di fatto, ancora una volta Renault. Figliol prodigo forse, ma in cerca di riscatto. Consapevole di dover attendere un anno nel limbo, prima del cambio regolamentare che potrebbe dare sfogo alle sue ambizioni. Un anno per adattarsi, per riabituarsi a queste monoposto. Tutte cose messe ampiamente in conto, come le prestazioni altalenanti delle prime quattro gare. Vettura da migliorare, ma che mostra notevoli passi avanti: una buona base di partenza in ottica 2022. Eppure qualcosa stona.
Stona vedere Fernando sgomitare nelle retrovie. Stona vederlo accendersi per un attimo soltanto, e poi essere risucchiato nel gorgo del nulla. Alonso a Barcellona agguanta la top ten in qualifica. Verrebbe da dire bravo, se non fosse che Ocon ha centrato la quinta piazza. Se non fosse che Esteban sta mostrando i muscoli, dimostrando di valere. Nando è vittima di una pessima strategia, che lo confina nel traffico, costringendolo a martoriare le gomme. Cerca di resistere, ingaggia qualche battaglia, ma subisce troppi sorpassi, precipitando nel finale. Da decimo a diciassettesimo: troppo brutto per essere vero.
Anche Ocon fa il gambero e conclude in nona posizione. Ma almeno finisce a punti, dopo una gara solida e combattiva. Esteban è il nuovo cruccio di Fernando, la parte scomoda di questa carriera 2.0. Saturno contro, ancora. Eppure Alonso non è tipo da mollare. Acquisterà consapevolezza, si metterà in discussione. Pronto a risorgere al più presto, in barba al favore degli astri. Né sole, né stella cometa. Solo un atleta che non ha paura di mettersi in gioco facendo ciò che più ama. Qui, sul pianeta terra.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Alpine F1 Team