sabato, Dicembre 21, 2024

Analisi On Board Hamilton – Gp Francia: strategia disastrosa per un amaro secondo posto

Ora si fa difficile. Lewis Hamilton arrivava in Francia con quattro lunghezze di distacco da Max Verstappen, ne esce con un ritardo accresciuto a 12 punti. Tra l’altro su una pista che doveva essere amica della Mercedes W12 e in un contesto di stretta regolamentare sulle flexi wings e sulle pressione “ballerine” delle gomme Pirelli. Condizioni che, sulla carta, dovevano aiutare la Mercedes a chiudere il gap.

Ma la Red Bull è sempre lì: una spina nel fianco che si sta dimostrando il pacchetto più efficace del lotto. L’olandese non molla un centimetro e recupera una vittoria – con una strategia sontuosa e un pilotaggio perfetto – dopo un avvio problematico nel quale ha permesso al rivale di mettersi davanti. Il muretto Mercedes è in confusione quasi totale e, con scelte palesemente errate, ha vanificato un trionfo più che possibile considerando il passo gara della vettura 44. Ma vediamo più da vicino come si sono svolte le operazioni.

Come sempre la nostra analisi si sviluppa a partire dai dati relativi alla pista. I giri da effettuare sono 53. Il tracciato è totalmente green visto che in mattinata una massiccia pioggia ha lavato via la gommatura. La pista si è asciugata in fretta grazie al Mistral che ha contribuito, parzialmente, anche a spazzare vie i nuvoloni neri. Il cielo, in ogni caso, è rimasto velato con temperature dell’aria di 25.8°C e quelle dell’asfalto di 37.5°C.

La prima cosa interessante da sottolineare emerge durante il giro di schieramento. Si può notare, mentre Hamilton è impegnato a zigzagare per mettere nella giusta finestra di temperatura le gomme Pirelli su un asfalto non gommato (situazione che la W12 in passato ha sofferto decisamente), il particolare modificato del bottone “Magic” di cui tanto si è discusso nel GP di Azerbaijan. E’ possibile osservare, nella seconda foto, che la protezione dello stesso è stata irrobustita con della gomma per evitare altri innesti accidentali. Cosa che conferma che a Baku si è trattato di fatalità.

Andiamo alla partenza e al primo momento chiave: l’errore di Verstappen. Peter Bonnington, al solito, avvisa il suo pilota: “Last car approaching the grid“. E’ il segnale che la procedura è imminente. Lo scatto di Hamilton è perfetto. Lewis scarta con prontezza a destra succhiando la scia della 33 che si avvia con una leggerissima incertezza. All’approccio di Curva 1 le vetture sono molto vicine. Max perde la calma e, complice forse le gomme fredde, compie un errore: si vede la vettura schizzare repentinamente a destra per poi uscire di pista. Hamilton non può non approfittarne prendendosi la prima pizza. La gara inizia in discesa per il campione del mondo.

Bono comanda subito il settaggio HPP3 position 2 dell’ibrido e contestualmente chiede se il vento influisca negativamente sulla guida del britannico. Nei primi giri Hamilton viene informato dei distacchi sul rivale olandese che, nel frattempo, deve vedersela con un arrembante Valtteri Bottas.

Alla quarta tornata Hamilton fa un primo punto della situazione sulle gomme, un tema che sarà caldo per tutto il Gran Premio. Lewis sostiene che non pensa che le sue coperture possano durare così tanto tempo. Il ritmo è serrato perché sta provando in ogni modo a prendere margine sulla Red Bull n°33 per arrivare ad un pit stop comodo.

Poco dopo Hamilton si apre in radio e, quasi a smentire se stesso, dice, in tono leggermente interrogativo: “Pace is good“. Bono conferma: “We’re happy with this pace“. Tutto sembra filare liscio e il gap di 1.5 secondi su Max lo conferma. Non si lascia nulla al caso. Lewis chiede come sia il suo passo nell’ultimo settore. Bono conferma che è “purple” ma che Verstappen è il più efficace nel settore centrale.

La gestione delle gomme in questa prima fase è l’argomeneto di discussione preponderante. L’ingegnere si apre in radio e comunica: “Sembra che abbiamo margine con le gomme anteriori, quelle posteriori sono vicine al limite“. Probabilmente il riferimento è alle temperature di esercizio perché è presto per parlare di degrado.

Dopo dieci giri di gara la situazione è la seguente:

Hamilton inizia a lamentarsi del grainig alle gomme anteriori. Dall’inquadratura on board che ci offre la regia non si può apprezzare se il problema è tangibile, ma Bono arringa il suo pilota dicendo che Verstappen, che nel frattempo è a 2.1 secondi, ha la stessa situazione relativa al grainig. Un modo per confortare il suo pilota su una condizione comune.

Al giro 12 Bonnington avvisa Hamilton che bisogna fare lift and coast. La W12 è in modalità fuel saving. Hamilton risponde parlando ancora delle coperture che starebbero subendo un cliff prestazionale. “Ok, copy” la risposta del tecnico che aggiunge “Tyre switch soon“.

Il vantaggio cronometrico di Hamilton cresce costantemente in questa fase. il divario, alla tornata n°15, è di 2,741. Il pilota è soddisfatto e in radio avvisa: “Pace is good“. Bono, con calma serafica, aggiunge che Max ha perso mezzo secondo negli ultimi due passaggi. Tutto sembra essere ben apparecchiato per non trovarsi in difficoltà al pit stop. Poco dopo il tecnico rammenta che il gap si è ulteriormente aperto per un piccolo errore dell’olandese che evidentemente sta faticando molto con le Pirelli hard.

Ma le cose non andranno così: Hamilton perderà la testa della gara e, di conseguenza, il Gran Premio. Le scelte del muretto appariranno oggettivamente incomprensibili andando contro ciò che il campione del mondo aveva in mente. Ossia di fare “long run” come aveva previamente richiesto in radio.

Vediamo cosa succede. Al passaggio 17 Valtteri Bottas si ferma. Su questo circuito l’undercut è molto potente e lo si può desumere dai tempi di Charles Leclerc che, con gomma hard appena montata, fa segnare parziali record. Verstappen non può stare con le mani in mano e decide di coprire, al passaggio 18, la mossa del finnico. Quando Bono avvisa del rientro del compagno di squadra Hamilton sentenzia: “Pace is still ok“. A manifestare la volontà di non fermarsi. Bono conferma e aggiunge: “Three is the gap.

Arriva la comunicazione: “Verstappen is in the pit“. Lewis ribatte: “My tyres are good“. Questa è la fase di gara che il muretto legge malissimo, ancora una volta. In una stagione condotta in maniera pessima sul fronte strategie. Bono, al passaggio 19, chiama Lewis ai box. L’errore è averlo fatto restare in pista un giro di troppo mentre la monoposto n°33 inanellava settori viola su settori viola. Hamilton chiede se deve fare un altro passaggio, Bono risponde in maniera perentoria di no e aggiunge “box, box, box“.

Quando la W12 viene abbassata nuovamente sull’asfalto dopo un cambio gomme rapido effettuato in 2.2 secondi, c’è una comunicazione che spiega lo stato confusionale pressoché totale del muretto. Bono, mentre Hamilton percorre la corsia box, si apre in radio e dice che uscirà 1,5 secondi avanti a Verstappen. Calcoli totalmente sbagliati perché Lewis sarà subito alle spalle del rivale senza avere la possibilità, causa penumatici freddi, di abbozzare un attacco. Nel momento in cui la 44 prende la pista Bonnington, smentendo l’affermazione precedente, ammonisce che Max è sul lato.

Una lettura gravemente distorta che di fatto regala la gara al talento olandese. Anche perchè gli errori del muretto non termineranno certo qua.

Lewis ora è terzo perchè Perez, che sta allungando drasticamente il suo primo stint, è al comando. Quando Hamilton, piccato, chiede cosa sia accaduto, Bono si limita a dire “Non sappiamo cosa sia successo” e poi, ad arringare più se stesso che il suo pilota, “You can do this Lewis“. Ora il driving di Hamilton si avvicina molto al limite. Il tentativo di sopravanzare in pista la Red Bull è l’unico modo per pensare di rimettere in piedi una gara rovinata con strategie non da top team.

Intorno al passaggio 23 Bono indica un tyre management per arrivare a fine gara. Indicazione che al muretto Red Bull avranno sicuramente carpito per poi modificare la strategia al loro pilota di punta. Al passaggio successivo Hamilton sale in seconda posizione grazie alla sosta di Sergio Perez che rientrerà in quarta pizza alla spalle di Valtteri Bottas che, in questa fase, continua a marcare stretto il compagno di garage.

Via via che le operazioni si svolgono Lewis si avvede dell’impossibilità di tentare una stoccata nei riguardi del rivale. Il distacco, che era costantemente sotto il secondo consentendo l’attivazione del DRS, inizia a salire. Hamilton intende evidentemente proteggere i suoi penumatici da un’usura pericolosa. Alla tornata n° 30 il gap è di 1,5 secondi. Un margine di sicurezza che evita eccessivi stress per la vettura.

Al giro 31 Bono si apre in radio e riporta un messaggio di Verstappen che ritiene di non riuscire ad arrivare a fine gara con queste gomme a causa del ritmo indemoniato che il terzetto di testa sta tenendo. E’ il preludio alla sosta della RB16B n°33. Hamilton, da par suo, si dice d’accordo con Verstappen lasciando intendere che vuole anch’egli una seconda sosta. Cosa che non accadrà in un’ennesima lettura errata del muretto Mercedes.

E’ al passaggio 32 che Max Verstappen effettua la sua seconda sosta per montare Pirelli C3 Medium. Poche curve prima Lewis si era lamentato del graining all’asse anteriore. Condizione favorita da una pista ancora non del tutto gommata e da temperature relativamente basse. L’immagine successiva conferma che l’anteriore sinistra accusa qualche problema

Dopo il pit stop del capoclassifica, al muretto Mercedes, che nel frattempo impone HPP3-11, inizia una fase di valutazione delle cose abbastanza stucchevole. Non si capisce cosa vogliano fare e Bono, che perde la sua solita sicurezza, si apre in radio domandando al suo pilota: “Mancano 21 giri al termine, cosa pensi di fare?“.

Da sottolineare che Verstappen rientra in pista con un distacco dalla vetta, ora occupata da Hamilton, di 20 secondi. Un margine risibile considerando lo stato delle gomme della W12:

In cinque giri il gap tra i due si dimezza: 10.510 è ora la distanza temporale tra la Freccia Nera e la Red Bull. Poco prima Hamilton aveva riferito di vibrazioni all’avantreno e di graining in progressivo peggioramento. Ora Hamilton è preoccupato perché sa che verrà ripreso. In questo scenario rientra Bottas. Lewis chiede entro quanto giri Verstappen sarà nei suoi scarichi. Bono risponde senza girarci intorno: “Dipende da quanto facilmente riuscirà a superare Valtteri“. E poi: “Strat 11 per gestire la vettura“.

Segnali poco incoraggianti poiché ci si affida a Bottas che nel frattempo litiga col suo ingegnere per la strategia palesemente errata ad un solo pit (per ulteriori dettagli leggi qui). A peggiorare le cose arriva la comunicazione di Bono che impone una modalità endotermica molto blanda per gestire il materiale. In queste condizioni avere la meglio su Verstappen è un’impresa ciclopica.

Le comunicazioni tra vettura e muretto sono ormai monotematiche: passo gara, graining all’anteriore, vibrazioni generalizzate. Condizioni sulle quali né BonoHamilton hanno il controllo. L’unica cosa che il pilota può fare è gestire meglio la macchina. Cosa che fa perché la guida in questa fase è estremamente pulita, delicata, docile in frenata, in accelerazione e sui cordoli. Finché Lewis non chiede di poter aumentare il passo per cercare di rintuzzare la rimonta dell’olandese che si fa inesorabile. Bono comanda prima DASH 7 e poi DASH 5. Si dà più potenza alla vettura.

Al giro 40, quando ne mancano 13 alla bandiera a scacchi, complice il gioco dei doppiaggi, Hamilton ha un vantaggio relativamente buono. Sono otto i secondi su Verstappen e Bono avvisa che la Red Bull inizia ad avere qualche piccola defaillance alle gomme. Hamilton risponde domandando della situazione di Bottas che evidentemente deve giocare un ruolo chiave nelle velleità di vittoria del britannico. Lewis si lamenta ancora delle vibrazioni e Bono lo rassicura affermando che non si tratta di nulla di serio.

Il grainig che fino a qualche giro fa era ben presente sull’anteriore sinistra inizia a ripulirsi. E’ una fase nella quale si inizia a pensare che l’impresa possa andare a buon fine.

Alla tornata 44 si ha un altro momento chiave. Lewis può gestire poco meno di 5 secondi di vantaggio su Verstappen che, con una facilità disarmante e complice anche un Bottas pasticcione, ha la meglio sul finlandese che continua a polemizzare in radio, a giusta ragione, per una strategia suicida per se stesso, per Hamilton e per il team tutto.

Quattro passaggi dopo, quando al termine ne mancano sette, Hamilton ha 4 secondi esatti di vantaggio su Verstappen. Lewis sa che c’è poco da fare al di là dei messaggi confortanti che bono lancia sullo stato delle gomme. “Lasciami stare, ci penso io” tuona Lewis in radio che aggiunge un perentorio “blu flags“.

Nel frattempo Max si fa minaccioso. ll distacco, che decresceva lentamente, si azzera tra il passaggio 50 e il 51. Verstappen arriva in zona DRS e la regia, sapientemente, stacca sul retrotreno della W12.

C’è ben poco da raccontare del sorpasso della Red Bull ai danni di Lewis che non accenna una manovra di disturbo né una reazione a scavalcamento avvento: è troppo elevato il delta prestazionale tra le due vetture nonostante Bonnington conceda il massimo della potenza disponibile: “STRAT 5 to the end“.

Lewis è ora in P2 con Perez a distanza di sicurezza: + 9 secondi quando manca un giro che Hamilton percorre in silenzio e in gestione del materiale.

Nel giro di rientro l’Ing. Bonnington ratifica la seconda posizione e si complimenta per il lavoro svolto dal pilota. Hamilton risponde con calma parlando di ottimi punti in chiave mondiale, quasi a voler incoraggiare un muretto reo di aver creato le condizioni che hanno portato alla mancata vittoria.

La cronaca si chiude con questa immagine emblematica che mostra Hamilton uscire dalla vettura mentre i meccanici della Red Bull festeggiano alle sue spalle la vittoria di Verstappen che nel frattempo è sopraggiunto nella piazzola del numero 1.

Se prima del GP il distacco tra i due era di quattro punti in favore dell’olandese, ora la distanza sale a dodici lunghezze anche per via del giro veloce ottenuto dal portacolori della Red Bull. Una cosa che aggrava ulteriormente la posizione di Mercedes che non è stata in grado di conferire al suo pilota l’opportunità di prendere il punticino del GPV togliendolo al rivale. Cosa che avrebbe limitato leggermente i danni in una classifica che ora si complica in vista del doppio appuntamento casalingo per il team di proprietà di Dieter Mateschitz .

Serve una reazione immediata per spezzare un’inerzia negativa che va avanti da Montecarlo. Dinnanzi alle telecamere non si fa altro che parlare di meccanismi da perfezionare, di pit stop da migliorare e di strategie da implementare puntualmente. La realtà è che Mercedes è sotto pressione in maniera decisa. Ed è evidente che la stiano subendo nella quasi incapacità di reagire.

La W12 è una macchina da titolo: le performance, specie in gara, sono buone. Al Paul Ricard la sensazione è che il passo globale delle due Frecce Nere fosse più concreto di quello delle RB16B. Eppure lo slancio è stato vanificato e mortificato da un suicidio tattico non da top team.

Sarà una stagione con prestazioni molto vicine, dopo sette gare è chiaro che si andrà avanti su questo solco. Si imporrà chi riuscirà ad essere quanto più prossimo alla perfezione. Cosa che non sta avvenendo a Brackley. Domenica Hamilton e il suo team avranno la prima prova d’appello. Un’altra sconfitta cocente indirizzerebbe il titolo sulla strada di Milton Keynes.

Autore: Diego Catalano – @diegocat1977

Foto: F1TV

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