Baku specchio della stagione Ferrari
Baku dolce/amara per la Ferrari, i tifosi e gli uomini di Maranello. Un weekend che riassume appieno questa prima parte di stagione. Prima di arrivare in Azerbaijan, i responsabili della Scuderia si erano tutti uniti nel dire che non ci si sarebbe dovuti attendere delle grandi performance. La McLaren sarebbe tornata ad essere davanti e il team italiano si sarebbe limitato a cercare di contenere i danni. Tuttavia al venerdì ci siamo ritrovati ad osservare Leclerc e Sainz tenere il passo della Red Bull. Non ci si è illusi più di tanto, ma poi al sabato Leclerc è riuscito ad agguantare la seconda pole stagionale mettendosi alle spalle sia Hamilton che Verstappen. Ovviamente questo ha innalzato le aspettative per la gara, ma c’era una ragione se gli uomini del Cavallino avevano messo già le mani avanti ben prima del fine settimana.
Sebbene si fosse riusciti a sopperire in qualche modo alla mancanza di cavalli nel giro di qualifica, in gara l’aspetto motore nel lungo rettilineo di due chilometri si è fatta sentire e con una gestione gomme lontana dall’ottimale, l’esito non poteva essere diverso da quello che poi è maturato. Anzi, sarebbe potuto essere anche peggiore senza il doppio zero maturato dai principali contendenti alla corona iridata.
Come detto sono tante le similitudini con quest’inizio di stagione. Un inverno in cui ci si attendeva un miglioramento, ma dove era difficile stabilire chi tra McLaren, Aston Martin o Alpine sarebbe stato il reale sfidante della Rossa (6° classificata al termine della stagione 2020). Poi iniziano le gare: la Ferrari dimostra di poter essere in grado di battagliare per il terzo posto costruttori assieme al team di Woking (più staccate invece le altre due compagini prima citate, con l’ex Racing Point ‘azzoppata’ dal cambio regolamentare) e guarda un po’ arrivano anche due pole position.
Tuttavia, ciò non basta ancora per ambire ai risultati che tutti pretendono. A Monaco si è mancata forse la più ghiotta opportunità riuscendo comunque a ottenere un gran bel risultato con la SF21 portata sul secondo gradino del podio grazie all’ottima prestazione di Sainz. C’è ancora tanto lavoro da fare per poter riuscire a maturare questo tipo di risultati con continuità, ma se guardiamo da dove la Ferrari è partita, ovvero dalla SF1000, di strada se ne è fatta tanta, in poco tempo e con un regolamento avverso: fatto di limitazioni e blocchi che hanno impedito al team di ripartire da zero e correggere tutti i difetti del passato progetto.
Partire in pole e raccogliere un misero quarto posto, questo quarto posto, soprattutto per il modo in cui è maturato è frustrante, ma restano gli aspetti positivi di cui Binotto ci parlava sabato al termine delle qualifiche: “Esser riusciti ad ottenere due pole consecutive non fa altro che confermare la crescita dei piloti e della macchina, quindi sono molto contento di questo. La squadra è in una buona condizione di forma. Il team sta dimostrando la sua continua crescita e sicuramente potrà far bene anche in ottica futura. Sono stati fatti dei bei progressi, anche visibili”.
Sì, i progressi sono l’aspetto più dolce del weekend. Nonostante Baku fosse un circuito non adatto alle caratteristiche della SF21, Leclerc e Sainz non solo sono riusciti a contenere i danni in chiave campionato costruttori, ma, piazzandosi davanti ai piloti della McLaren hanno egregiamente completato la manovra di sorpasso permettendo al team di piazzarsi provvisoriamente al terzo posto. Quanto di Binotto c’è in tutto questo? Tanto! Il team principal ha messo in atto un piano di recupero non semplice, e anche poco visibile per lui purtroppo. I tifosi della Ferrari vogliono accendere la tv e vivere giornate come quella di sabato… Non vogliono sentir parlare di progressi, ma di vittorie. Purtroppo però i sogni spesso cozzano con la realtà. Come detto, il team non ha potuto stravolgere il progetto della SF1000 a proprio piacimento e il fatto che da quella vettura sia riuscito a ricavarne una SF21 in grado di fare due pole position è già questo una specie di miracolo sportivo.
Binotto ha fatto e sta facendo davvero un gran lavoro. In Azerbaijan inoltre non lo abbiamo visto al muretto. Il buon Mattia se ne è rimasto ad osservare la gara dai box, per restare più vicino alla squadra e promuovendo in cabina di regia Laurent Mekies al ruolo di Racing Director. Passaggio di consegne che ha scaturito un effetto domino che ha visto Inaki Rueda sostituire il francese nelle vesti di direttore sportivo e Ravin Jain a sua volta raccogliere l’eredità dello spagnolo come nuovo responsabile delle strategie.
Il team principal decide così di aumentare il carico di responsabilità sulle spalle dei propri uomini mettendoli ancor più sotto i riflettori. Luce che però serve anche a fungere da ulteriore motivazione. A farli sentire più parte essenziale dei meccanismi dello stesso sistema. Le scelte finora attuate da Binotto hanno pagato e stanno dando i loro frutti.
Gli errori più grandi sono stati fatti nel 2019, però non è da tutti assumersene le responsabilità, riorganizzare la squadra e gestire un lungo percorso di recupero che si sa, non sarà mai apprezzato quanto merita finché la Ferrari non sarà nuovamente in grado di ottenere con costanza risultati degni di nota e tornare anche in lotta per il campionato mondiale.
Vedere una squadra così coesa, determinata e in grado di estrarre del buono anche laddove attualmente è difficile trovarlo, fa dunque ben sperare per il futuro. Soprattutto per il 2022, dato che finalmente tutti avranno l’opportunità di ripartire da un foglio bianco.
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat
Foto: Formula Uno – Ferrari