mercoledì, Novembre 20, 2024

Baku: un podio da favola

Baku, città del vento. E il vento cambia in terra azera. Azzera il conto, che rimane uguale a prima per chi sta al vertice e, complice sfortuna o caso, errore o fatalità, si ritrova con un nulla di fatto, a guardare dal basso chi sta nelle alte sfere. E lassù è un tripudio, di vero stampo, perché fa brillare i dimenticati, gli altri, l’altrove. Il podio è variegato, estrema sintesi di ciò che questo sport può regalare, dopo l’attesa, dopo i pronostici, dopo le posizioni apparentemente congelate. Vincere qui ha un sapore da favola e aggiunge il tocco magico a una gara inaspettata e folle, di quelle che si ricordano, che risplendono per unicità.

Baku. C’era una volta un castello, l’inizio di tutte le fiabe. Noiose come uno sbadiglio in quell’incipit ripetuto a suon di ninna nanna. Soporifero, come il gran premio che ipotizzavamo. Facile previsione la Rossa a stregua di gambero, scomparire dalla pole, inghiottita da appetiti carnefici. Squali che si contendono il primato e nuotano decisi nel mare della loro sfida, inconsapevoli di ciò che riserverà loro la strega degli abissi.

Sergio Perez e Sebastian Vettel a Baku

Esiste qualcosa di beffardo nel destino di chi narra, in quella terra sospesa tra due continenti. Una striscia di continente racchiusa tra due mari opachi, melmosi, lacustri. Baku regina del Caspio, incoronata dagli sbuffi di Eolo, impantanata da onde oleose. Preziose per quanto poco attraenti. Un luogo atipico, un circuito esigente, che vuole sempre avere l’ultima parola. Non si accontenta di interruzioni, di bandiere, di safety car. Nossignori. Cerca sempre l’imprevedibile, anche a costo di rasentare il disegno di un folle. In effetti chi mai avrebbe potuto immaginare entrambi i protagonisti fuori di scena, proprio sul più bello, proprio nel finale?

Bene, piaccia o no, Baku è così. Ha mura e strade strette, si inerpica sinuosa, fa incespicare le vetture, le riduce a marionette, dai fili in perenne tensione, volti a evitare lo scontro letale contro le barriere. Questione di un nulla, di un tempo prescelto, covato ad arte per evitare l’errore. Lo sa bene chi ha cercato il limite, chi è incorso in un botto, chi ha distrutto speranze. Poi arriva il rettilineo, immenso, infinito. Ed è foga e respiro, battito che accelera, sfida nella sfida. Per cercare un sorpasso, per regalare un sussulto.

Oggi, a Baku, nessuno si è risparmiato. Ma la città del castello ha emesso la sua sentenza sovrana. Nessun onore a chi si gioca la partita. Max e Lewis non più principi in qualifica. Verstappen e Hamilton non ancora re in gara. La spunta chi di solito guarda da lontano, chi di norma si accontenta, per ruolo o per circostanza. Vince Perez, già da troppi affossato e relegato senza nessuna pietà al ruolo di valletto. Conquista la piazza d’onore Vettel, già da tutti condannato e destinato all’oblio. Si fa valere Gasly, declassato e destinato al ruolo di comparsa. Tre storie che da sole si tramutano in favole, un lieto fine lontano da pronostici, da giudizi ostici, dalle patrie galere. Atmosfere cangianti in un mutevole sfarzo. Di chi non ostenta, di chi merita, di chi osa.

Pierre Gasly, terzo classificato a Baku.

Checo quasi non ci crede, sorride, ritorna, questa volta di blu vestito. Sebastian mette la corazza, si butta nella mischia, rispolvera l’istinto da gladiatore e ritrova l’empireo. Pierre ricorda di esserci, dopo la vittoria monzese, avvenuta esattamente nove mesi fa, il 6 settembre. Ognuno di loro ha un sogno da realizzare, un urlo da esternare, una rivalsa da ottenere. Baku non lesina onori, premia gli ardori. Condanna i primi, ché avranno altri teatri per sfidarsi, altri palcoscenici per mettersi in luce. Le luci della ribalta oggi sono simili a quelle dei fari. Intermittenti, gaudenti, insospettabili. Ma vere e insostituibili come una guida, come una mano tesa nel buio, come il coraggio di ergersi solitari sopra agli scogli.

Non tutti sono felici e contenti rientrando da Baku. Verstappen mastica amaro, Lewis fa mea culpa. Entrambi ci lasciano increduli, attoniti, ma comunque appagati. E ci danno appuntamento in Francia. Ancora una volta un lungo rettilineo, ancora una volta un vento d’estate. Là dove soffia il Mistral si potrebbero ristabilire le antiche gerarchie, oppure spazzarle via, nuovamente.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

foto: Aston Martin

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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