Fernando va all’attacco, come sempre. Il sabato attraverso le parole, la domenica in pista. Eterno gladiatore, non riesce a mordersi la lingua ed esterna i suoi pensieri, per quanto scomodi possano risultare alle orecchie di chi ascolta. Alonso si scaglia contro chi sbaglia, contro quei piloti che si prendono qualche rischio di troppo, consapevoli che poi tutto s’aggiusterà per la gara. In particolare le vetture incidentate. Non digerisce il condono dell’errore, è disgustato dalle troppe bandiere, gialle e rosse, dal caos della pista, che non gli permette di esprimersi al massimo.
Baku, circuito così atipico, rappresenta un’occasione per Fernando. La possibilità di farsi finalmente valere dopo qualche gara nell’ombra. Logico che s’indispettisca per una qualifica mozza che gli tarpa le ali. Ritrova così il suo piglio severo, da senatore, lanciando un monito a chi si dimostra incline all’errore. “Penso che le persone debbano calmarsi un po’ e guidare al 98% in un circuito cittadino.” Questa la chiosa di Alonso a proposito di chi va oltre il limite. Un monito, quasi un consiglio, da parte di chi predilige far prevalere la ragione a dispetto della foga.
Centrare la top ten non basta a Fernando. Avrebbe voluto fare di più, dare di più. Allora ritrova lo spirito guerriero, lo sfodera in pista, senza sguainare la spada a casaccio, ma studiando ogni mossa, preparando l’attacco. Astuzia, strategia, attesa. Nulla lo inganna, niente lo distrae. In una gara caotica, dove molti cadono sul campo di battaglia oppure sono costretti alla resa, Alonso ritorna implacabile cecchino. Fiuta l’occasione e massimizza l’impresa, mai impreparato, mai domo.
Fernando si gioca il tutto per tutto nella ripartenza dopo l’incidente occorso a Verstappen. Due giri folli e adrenalinici, capaci di far perdere la testa a chiunque, anche a sua maestà Lewis. Invece Alonso è perfetto, sfodera il suo istinto cannibale, colpisce e affonda Sainz e Ricciardo, facendone un sol boccone. Poi è la volta di Tsunoda, inghiottito dopo un magistrale sorpasso. La remuntada di Nando è quasi epica. Favorita certamente da due illustri defezioni, ma non per questo sminuita. Undicesimo prima del botto di Max, ha saputo reagire prontamente, senza sperperare la manna caduta dal cielo. Quando il gioco si fa duro, Fernando è sempre della partita. Coglie la palla al balzo e mette a segno una tripletta che gli vale il sesto posto finale. Quasi un pallone d’oro per Alpine.
Rabbia e onore, grinta e maestria. Più di testa che di cuore. Alonso sfodera una prestazione incredibile e lo fa quando, ancora una volta, tutto sembrava perso. Abile a mischiare le carte, spietato nel calare l’asso. Lo spagnolo sorprende e si riprende qualche soddisfazione. Nella gara degli altri lui risponde presente, dimostrando, una volta di più, quanto valgono i ‘vecchi leoni‘. Fernando trova anche lo spazio per un abbraccio fraterno con Sebastian Vettel, suo storico sfidante. Entrambi riabilitati, entrambi risorti. Due prodi cavalieri che hanno saputo espugnare il castello.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Alpine