Fernando arriva in Francia galvanizzato dalla gara di casa, rinvigorito dalla prestazione di Baku, risanato dalla conferma del proprio talento in F1. Non che fosse possibile dubitarne, ma iniziava a serpeggiare qualche sospetto malcelato, un’ombra tetra sul viso, un’indecifrabile sensazione di impotenza. Invece Alonso ha spazzato tutte le perplessità e rispedito le critiche al mittente: non è rientrato nel circus per fare da comparsa. Complice un’Alpine in crescita, lo spagnolo ritrova l’antica attitudine e torna a fare magie. Estrae sorpassi dal cilindro, sorprende con un volo di colombe, trovando passo e velocità, raccoglie punti sotto al mantello.
“Magic Alonso“. Uno dei suoi soprannomi e forse quello che da sempre ho ritenuto meno calzante, perché abusato, quasi ingrato, nei confronti di chi magic lo è stato per primo e in modo assoluto. Ma non c’è nulla di blasfemo in questo nomignolo, ispirato a una canzone tributo, che celebra le gesta di Fernando ai tempi della Renault giallo-azzurra. E, riflettendoci, ben si sposa con la nuova era di Alonso, con questo ritorno a ‘Itaca‘ di epica memoria. C’è qualcosa di soprannaturale e di mitico nella storia di Nando, moderno Ulisse peregrino, che affronta sfide molteplici e, dopo un’infinito vagare, ritorna a casa.
Casa è la sua isola felice, la squadra transalpina che lo ha consacrato al successo, quella per la quale si è battuto con onore, l’esercito che lo ha accolto dopo la disastrosa campagna in McLaren. E ora Fernando si sta preparando con l’intento di far risuonare la Marsigliese dal gradino più alto del podio. Un processo lungo, che richiede il tempo adeguato. Una sfida nella sfida, che guarda dritta verso il futuro. Ma Alonso, come Ulisse, non teme gli anni e si fortifica strada facendo.
Il week end francese di Fernando inizia sotto una stella propizia. Buoni tempi nelle libere, top ten in qualifica. Non ancora prestazioni da incantesimo, ma quanto basta per tornare ad agitare la bacchetta magica. Per ora si tratta solo di qualche guizzo, di un estro pregevole che riporta alla mente gesta di antica memoria. Ma Nando c’è ancora, si fa vedere e sentire, torna a ribadire la sua sete di vittoria. Per ora la appaga a piccoli sorsi, grazie a partenze strabilianti, a manovre decise, a lotte serrate. Battaglie con Leclerc e con Vettel, sopravanzare o resistere, mai desistere. E, se accade, ricominciare da capo: coltello tra i denti, determinazione convinta.
Nono alla partenza, ottavo al traguardo, quattro punti. Questi i numeri di Le Castellet. Ma Spiegano poco e raccontano nulla, sono solo una fredda statistica in grado di confermare una progressione da parte di Alpine. Secondo Fernando si sarebbe anche potuto fare di più, non fosse stato per le gomme che iniziavano a usurarsi. Eccolo Alonso, analitico e mai pago, chirurgico nel giudicare, altrettanto preciso nell’agire. La natura di Nando è tagliente e granitica come roccia. Lo sguardo, spesso cupo, si rianima appena compare l’istinto da predatore. E proprio da quella scintilla ha origine la sua magia. Una luce guida che lo porta lontano dalle ombre, ancora una volta al centro della scena.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Alpine