F1. Errare è umano, perseverare è… Ferrari. Questo il verdetto amaro del Paul Ricard, questa la sonora débacle in terra d’oltralpe. Una Rossa a due tempi, che salva la faccia in qualifica e rimedia una figuraccia in gara. Un’involuzione inspiegabile dopo i fasti, per quanto fittizi, di due pole position consecutive. Un sabato onorevole, in cui si tiene testa alla McLaren, in cui ci si conferma saldamente abbonati alla top ten. Poi il disastro del dì di festa, cattivo e indigesto quanto una cucchiaiata di olio di ricino.
Troppa è stata la sbornia per i progressi compiuti, eccessivamente frettolosa la volontà di metterli in piazza come acquisiti, dimenticando che la strada è ancora lunga e può essere parecchio insidiosa. Nell’altalena che caratterizza l’alternarsi dei circuiti, nell’incertezza che ancora incombe sul campionato, ogni prova dovrebbe essere considerata un match ball. Invece la Ferrari tende a crogiolarsi sugli allori di qualche risultato utile, di qualche guizzo fortuito, di un miglioramento evidente che però non deve e non può bastare.
Il maledetto 2020 sembra acqua passata e a Maranello si lavora senza sosta in ottica 2022. Ma questo non può bastare se ci si trova alle prese con un risultato scandaloso come quello francese. L’illusione di un progresso costante è stata messa alla berlina da un temporale estivo. Incredibile come sia bastata qualche goccia di pioggia sbarazzina a umiliare una scuderia navigata come la Ferrari. Minor grip sulla pista lavata dagli spuzzi del cielo. Situazione comunque uguale per tutti, che non doveva comportare particolari stravolgimenti. Invece la Rossa ne rimane sconvolta, sbaglia l’assetto, non trova il passo e si ritrova presto fuori dai giochi. Gomme usurate oltre misura costringono i due poveri alfieri a tirare il freno a mano.
Graining esagerato per le due Ferrari, che pagano un anomalo e inspiegabile surriscaldamento degli pneumatici. Piloti costretti a ridurre il ritmo e obbligati a girare a lentezza disarmante. Mattia Binotto non se ne capacita, anche perché le prove libere del venerdì hanno offerto prestazioni di tutt’altro tenore, che mai avrebbero potuto lasciar presagire una tale disfatta. Il team principal della Rossa non fa giri di parole e la definisce “una batosta pensando alla classifica costruttori“. Difatti la McLaren allunga e ringrazia, guadagnando punti preziosi serviti su un vassoio d’argento.
La Ferrari, risorta nei cittadini, dopo due prove lodevoli va in caduta libera. Un salto nel vuoto che fa ancora più male, dal momento che risulta incomprensibile. Un tonfo brusco che risveglia spettri e propizia nefasti sospetti, specie ora che i giochi sono fatti e non c’è più spazio per aggiornare, per rimediare. Dubbi e grattacapi che gettano il morale a terra e producono un comprensibile sconforto in vista del 2022. I conti non tornano e i dati si sono fatti nuovamente difficili da interpretare. Un incantesimo maligno che sembra difficile da spezzare.
Gli occhi increduli di Carlos, lo sguardo vitreo di Charles. E Binotto che raccoglie i cocci, ammettendo l’errore, ma non riuscendo a individuarlo. Una domenica storta può capitare, e va accettata come tale. Ma la sensazione, questa volta, è che il Paul Ricard abbia scoperchiato un vaso di Pandora ormai impossibile da richiudere. I mali della Ferrari vengono a galla proprio mentre la Rossa affonda, mostrando nuovi squarci, nuove falle. Non resta dunque che prendere alla lettera il mito e affidarsi alla speranza e all’orgoglio dell’#EssereFerrari.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Ferrari