Se si immagina un team che ha fatto passi da gigante in termini prestazionali dalla stagione 2020 a quella in corso il pensiero non può che correre alla Ferrari. La scuderia di Maranello è reduce da un GP di Monaco condotto da assoluta protagonista. Cosa che sancisce la positiva evoluzione di una squadra spesso sulla graticola. Una gara, quella del Principato, che con un pizzico di fortuna poteva addirittura chiudersi con una vittoria impronosticabile dopo il GP di Spagna. Il 2021, nelle previsioni di tanti, doveva essere un’annata quasi fotocopia di quelle precedente. Invece in Ferrari si sono rimboccati le maniche e hanno colmato gran parte di quel gap che presentavano rispetto alla concorrenza.
I semi piantati da Mattia Binotto hanno iniziato a germogliare in un programma che dovrebbe portare la Rossa al vertice della categoria sin dal prossimo campionato, quello della rivoluzione tecnica. Di questo ha parlato il team principal di Losanna in un’intervista che ha toccato anche altri temi caldi per la scuderia il cui gruppo industriale di riferimento si trova alle prese con la fusione con Peugeot-Citroen che ha dato vita ad un colosso dell’automotive.
Proprio da questioni organizzative inizia l’intervista raccolta da Racefans. E il primo riferimento è a Camilleri, ex amministratore delegato della scuderia modenese: “Con Louis abbiamo iniziato il viaggio. Penso che abbiamo investito molto nel nostro futuro di medio-lungo termine. La firma del Patto della Concordia è un esempio tangibile in tal senso. Abbiamo gettato le basi. Ora c’è John Elkann che era già coinvolto come presidente. Non siamo in fase di ricostruzione, si tratta di continuità col passato”.
Un Elkann che, seppur sempre più presente, lascia gli spazi operativi al suo team principal: “Ho la piena autonomia e le deleghe necessarie per prendere decisioni. Se ho bisogno del supporto ce l’ho. Esattamente come accadeva in passato. Non è cambiato molto rispetto alla gestione Camilleri. John Elkann è pienamente coinvolto e sta presenziando ad alcune gare. E’ una collaborazione molto positiva e costruttiva quella che abbiamo – ha aggiunto l’ingegnere – È presidente e amministratore delegato, quindi gli riferisco tutto ciò che stiamo facendo e le principali decisioni che adottiamo. Sono convinto che, poiché la Ferrari è una famiglia unica, ci sarà sempre una buona e positiva collaborazione”.
Sulla nascete Stellantis, Binotto ha voluto rigettare con fermezza quelle voci che vogliono Maranello perdere la propria peculiare indipendenza: “No – ha arringato il TP – la Ferrari è indipendente da Stellantis e non vedo alcun impatto sulla nostra struttura. John Elkann è molto impegnato nel progetto ed ha anche annunciato che avremo molto presto un altro amministratore delegato per la Scuderia“.
A proposito di impatto, una stagione disastrosa come quella 2020 poteva generare effetti negativi di lungo periodo. Binotto non si è sottratto a questo argomento che per la Ferrari è una ferita aperta dato che si è trattato del peggior campionato degli ultimi 40 anni: “È stata una stagione molto difficile, c’era molta pressione sulle mie spalle. Sicuramente ho sentito la responsabilità. Ma so che in un momento così complicato la squadra era unita. Sarebbe stato molto facile per il team incolparmi di ogni male, ma non è mai successo. La squadra resta unita, con lo spirito giusto per andare avanti e dimostrare che possiamo fare meglio. Come leader – ha aggiunto il tecnico – la cosa più importante è che la compagine sia compatta. Per me era importante in quel momento garantire che le pressioni che avevo non si riflettessero sui miei uomini. Il mio obiettivo era quello di non ascoltare le voci e dare la colpa a me stesso continuando a concentrarmi sul tentativo di migliorare“. Un vero e proprio parafulmine che si è accollato tutte le responsabilità di un progetto tecnico molto deludente, ai limiti del fallimentare.
Ovvio che si può pensare che risultati scadenti possano aver suscitato le ire della dirigenza. Binotto allontana questa idea parlando di appoggio pieno e convinto di Elkann e Camilleri: “Non ho mai dubitato di nessuno di loro due. Come già detto ho pieni poteri e totale responsabilità. Lo scorso anno abbiamo investito molto nel nostro futuro a medio-lungo termine e penso che abbiamo fatto le scelte giuste. Ora è il momento di continuare a costruire e di gestire delle aspettative. Se guardiamo alla nostra storia, dall’inizio degli anni ’90 al 2000 con Michael Schumacher e Jean Todt, ci è voluto del tempo per costruire la squadra. La stessa cosa che hanno fatto alla Red Bull e alla Mercedes. Se ci concentriamo sugli anglo-austriaci capiamo che è molto tempo che non vincono un campionato. Ma sono appassionati, lavorano sodo e lavorano bene. E sanno che per costruire ci vuole tempo. So di avere piena fiducia, sento la responsabilità ed è mio compito impegnarmi per permettere al team di tornare a vincere”.
Mattia Binotto non nasce propriamente gestore di scuderie. Ma nella sua carriera da ingegnere ha mostrato doti spiccate di organizzatore di lavoro. Cosa per la quale è stato scelto come team principal. Un ruolo accettato con convinzione e senza pentimenti: “Non me ne sono mai pentito perché mi piace la passione che rappresenta la Formula Uno. Mi stimola la passione per il Cavallino. Sono sempre stato un fan. So che è una grande sfida, ma nel complesso sono molto desideroso di far parte della famiglia e dare il mio pieno supporto a qualunque sia il risultato del progetto futuro. Per me è più importante far parte della famiglia piuttosto che essere il caposquadra. Ogni persona ha le sue responsabilità all’interno della compagine e qui non c’è un ruolo più importante. Questo è il mio compito oggi, sono stato scelto per farlo. Cerco di fare del mio meglio“.
A proposito di ciò, la Ferrari ha mostrato anche qualche lacuna nella gestione delle gare. Problemi strategici riconosciuti del manager italo-svizzero che bisogna risolvere per pensare in grande: “Mantenere la stabilità e costruire una squadra che può migliorare di volta in volta è l’obiettivo. Se guardiamo alla stagione che abbiamo avuto finora vedo solidi weekend di gara. Ci sono state situazioni difficili come ad Imola per via del tempo e della pioggia. Ma penso che abbiamo sempre fatto la scelta strategica giusta e, dal punto di vista ingegneristico, la squadra è stata abbastanza coerente. È importante che ciò sia avvenuto”.
Ferrari si è presentata ai nastri di partenza con un importante cambio delle line-up piloti. Carlos Sainz, che ben si sta comportando, ha sostituito un Sebastian Vettel che era parso spento negli ultimi due anni. Forse perché ha sofferto l’arrembante Leclerc che ha messo le cose in chiaro, a suon di prestazioni, appena si è calato nell’abitacolo della Rossa. ”Il motivo della sostituzione di Sebastian non è stato il rapporto che ha avuto con Charles nel 2019” ha spigato Binotto. “Quando abbiamo avuto il blocco all’inizio dello scorso anno, era il momento per noi di decidere sulla nostra futura formazione di piloti. Era importante decidere molto presto semplicemente per rispetto a noi stessi e a Sebastian. Per dargli l’opportunità di trovare un altro posto. Il fatto che oggi guidi per l’Aston Martin mi rende molto contento“.
Interessanti le considerazioni fatte sul budget cap, specie perchè Maranello è il team che si era opposto ad un limite di spesa molto basso così come lo voleva, tra le altre, la McLaren: “Il il budget cap limita l’innovazione?’ Non ne sono troppo sicuro! In F1 ci sono sempre stati regolamenti atti a contenere lo sviluppo. Quello che stiamo facendo è spingerci al limite delle norme per massimizzare le prestazioni. Abbiamo regolamenti tecnici e sportivi. Ora ci sono anche regolamenti finanziari. E dico che sono abbastanza giusti. Lo spirito giusto è cercare in qualche modo di innovare al massimo. Quindi ci saranno ancora innovazioni che contano, ma ora dobbiamo essere più efficienti. Quello che stiamo facendo sia noi come Ferrari che gli altri top team è innanzitutto tagliare gli sprechi. A questo proposito c’è molto da fare”.
“I regolamenti finanziari – ha sottolineato con enfasi – aiuteranno i team di F1 a diventare più efficienti in futuro. L’ingegneria snella è qualcosa che sta diventando sempre più importante. Ad esempio, gli strumenti di simulazione, ci forniscono un metodo più economico di sviluppare le monoposto. Il mondo delle auto è molto complesso, hai bisogno di buone simulazioni. Per questo la F1 può diventare una piattaforma per l’innovazione”.
Non poteva mancare una menzione circa la F1 del futuro e sulla parabola green che la categoria intende intraprendere. Su questo Binotto è stato molto chiaro, evitando giri di parole di comodo: “Non so se biocarburante sia la definizione giusta, direi che combustibili rinnovabili è la dicitura più consona. Ritengo che il full electric non sia l’unica soluzione per il futuro dell’automotive. Penso che i motori ibridi siano sicuramente un’alternativa. Ma l’ibrido deve essere coadiuvato da combustibili rinnovabili. Penso che l’alternativa al full electric siano i motori progettati con lo scopo di essere ibridi, alimentati da carburanti eco-sostenibili. La F1 deve rimanere un’importante piattaforma di innovazione per l’industria automobilistica e penso che la decisione sui nuovi regolamenti sia fondamentale in questo senso”.
Un Mattia Binotto a tutto campo che si appresta, insieme alla scuderia che dirige, ad affrontare la fase calda di un mondiale che entra nel vivo della competizione e nel quale Maranello probabilmente non potrà giocare il ruolo di protagonista indiscusso. Ma già issarsi alle spalle di Mercedes e Red Bull è un obiettivo importante dopo un anno tremendo nel quale tante certezze erano andate smarrite. La Ferrari sta ritrovando se stessa e il suo ruolo di protagonista della categoria. Un’iniezione di fiducia in vista di un 2022 che dovrà coincidere con la stagione del riscatto.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Ferrari