Ci avviamo verso la fase calda della stagione. E’ in questo momento che si decidono le sorti del Mondiale 2021. Lewis Hamilton arriva al Gran Premio d’Austria con un ritardo in classifica non ancora allarmante. Ma a preoccupare gli uomini di Brackley è piuttosto il deficit tecnico che la W12 sta pagando rispetto ad una Red Bull le cui prestazioni sembrano crescere di gara in gara. A sette giorni di distanza dal GP di Stiria la musica non è cambiata. Anzi, a ben vedere, le cose sono addirittura peggiorate. A partire dalle qualifiche in cui una seconda e terza piazza si sono tramutate in un quarto e quinto posto: un’involuzione preoccupante. Dopo la bandiera a scacchi la situazione per Hamilton si è fatta ancora più complessa, irrimediabile se non interviene un fattore esogeno a spezzare l’inerzia che spinge la Red Bull verso la conquista dell’alloro iridato.
Vediamo com’è andato il GP del campione del mondo in carica. Per completare la gara bisognerà eseguire 71 tornate. Il cielo è nuvoloso, quindi le temperature dell’aria (21°C) e della pista (35°C) sono più fresche rispetto a quando si è decisa la griglia di partenza. Inoltre una pioggia notturna ha ripulito l’asfalto dalla gommatura. Condizioni che, mixate, potrebbero ingenerare graining alle gomme. Quindi la gestione delle stesse sarà particolarmente critica.
Hamilton monta penumatici medium (C4) per il suo primo stint di gara. L’analisi prende il via, come al solito, con il countdown che precede il formation lap.
Le temperature relativamente basse suggeriscono di essere quanto mai precisi nella gestione delle gomme nella tornata di schieramento. Hamilton scalda il materiale con i rituali zigzag per favorire le anteriori. Sul rettilineo del traguardo procede con dei burnout per far salire la temperatura delle posteriori che ricoprono un ruolo decisivo al via.
La Mercedes n°44 è nella sua pizzala di destra e Peter Bonnington si apre in radio per la comunicazione che di fatto avvia la gara: “Last car approaching the grid“. Concentriamoci su quello che è uno dei momenti più critici di ogni evento motoristico. Lo start di Hamilton è molto pulito ed in linea con quello di chi lo precede. Ma, complice un abbrivio relativamente corto, non ha la possibilità di abbozzare un’attacco.
A Curva 1 la distanza dalla Red Bull di Perez non è sufficiente per imbastire un assalto. Ma, nel tratto successivo, grazie anche alla scia, la Mercedes riesce ad incollarsi alla Red Bull messicano. Lewis scarta all’esterno, si affianca con mezza monoposto, ma la staccata dell’ex Racing Point è molto lunga. Fattore che gli consente di virare davanti senza dare possibilità di replica all’inglese. A metà giro le posizioni sono sedimentate: Verstappen, Norris, Perez, Hamilton, Bottas e via elencando.
Alla fine della prima tornata, causa un incidente che coinvolge Esteban Ocon, viene introdotta la Safety Car.
Alla ripartenza abbiamo il secondo momento chiave che può rappresentare un piccola svolta nella gara di Hamilton. Verstappen comprime il gruppo in maniera drastica e non accenna a ripartire prima della fine del giro. E’ solo sul rettilineo principale che darà fondo al pedale del gas. Siamo al passaggio tre. Si crea una gran bella confusione davanti al britannico perché Perez e Norris iniziano a suonarsele di santa ragione.
Torniamo leggermente indietro, ossia a quando Bono avvisa che la SC sta per rientrare. Poco prima ricorda al suo pilota della modalità “Magic“. Il “fail” di Baku è ancora vivo nella memoria degli uomini del team e si vuole scongiurare un’ulteriore problematica.
Accade di tutto nel primo e nel secondo settore. Lewis è attento e legge le mosse di Verstappen quasi anticipandone la ripartenza. Riesce così ad affiancarsi al duo Perez – Norris quando i monitor segnalano green flag.
Ma a Curva 1 la beffa: Lewis, pur avendo più velocità offrendo la sensazione di potersi bere Perez, resta incagliato dietro Norris che copre l’interno per non farsi passare dal messicano. Si sente chiaramente il motore della W12 rilasciare. Bottas, sornione alle spalle dei tre, approfitta e sopravanza Lewis. Nel frattempo la McLaren e la Red Bull, in uscita dalla piega, si sfiorano.
Ma non è finita qui. Norris e Perez non hanno terminato il loro personale duello che si rinnova in Curva 3. Stavolta è Hamilton a tenersi lontano dai guai diventando spettatore di una toccata che, dopo le valutazioni non proprio rapide dei giudici, determinerà cinque secondi di penalità per l’inglese alla guida della vettura color papaya.
Poco prima del verificarsi dell’episodio, Bottas blocca la gomma interna e va leggermente lungo. Hamilton gli si affianca e, grazie anche all’escursione sulla ghiaia di Perez, si ritrova da quinto a secondo con la possibilità di attaccare la McLaren.
Al giro 7 Bono avvisa che è ora possibile attivare il DRS, un’arma in più per Lewis per provare ad attaccare il connazionale. Ma la McLaren è troppo veloce sul dritto nonostante non possa aprire l’ala mobile. Lewis ci sbatte il muso su e si apre in radio: “Very hard to follow”. Il distacco da Verstappen, che gira sull’1’09” basso, crescere in maniera repentina e preoccupante.
Bono impone HPP3-5 per dare maggior possibilità di successo alla caccia del 44. Al passaggio 10, pressato, Norris è protagonista di una piccola sbavatura delle quale Hamilton prova a giovarsi. Vanamente.
Hamilton prova ad adoperare traiettorie più fantasiose su una pista che presenta ben poche curve e sulla quale i margini di manovra sono risicati. E’ soprattutto in Curva 3 che disegna traiettorie diverse, tentando di tenersi più lontano da punto di corda. Cerca di essere più “rotondo” nel pennellare la piega per stressare meno le gomme e, contestualmente, avere una migliore erogazione in uscita. In Curva 1, invece, persistono le difficoltà che si erano chiaramente vedute nel gemello GP di Stiria: la W12 “galleggia” in uscita scaricando male la potenza a terra.
Passano i giri ma la situazione non muta: Norris fa la lepre, Hamilton bracca senza successo. L’alfiere della Mercedes si apre in radio chiedendo “More power“. Per tutta risposta arriva un “Try STRAT eleven on the straights“. Una mappatura non di certo aggressiva. Poco dopo la richiesta di “Balance check” alla quale Lewis replica con “Pretty good“. Ma non abbastanza per avere la meglio su contendente.
Al passaggio 21 arriva finalmente il sorpasso. Il ritmo della McLaren si era innalzato sensibilmente. Contestualmente – e con un ritardo inaccettabile in uno sport che si gioca sul filo dei centesimi – viene comminata sa sanzione per l’impatto con la vettura di Perez.
Immediatamente dopo Norris cede il passo. Sarà la comunicazione della sanzione, sarà la necessità di rimodulare la strategia di gara, fatto sto che Lewis riesce a sopravanzare, a Curva 3, il giovane connazionale. Da sottolineare che Hamilton sarà avvisato solo tre giri dopo dei cinque secondi comminati a Lando che poi sconterà al pit.
Subito dopo il superamento, Hamilton, a dimostrazione che nonostante il momento di difficoltà riesce a rimanere lucido, si apre in radio per fare i complimenti a Norris: “Such a great drive, Lando“. Un messaggio che dopo la gara faranno ascoltare all’alfiere McLaren che ringrazierà il sette volte iridato.
Ora Hamilton è in seconda piazza, il distacco dalla vetta è importante: 9.2 secondi. Una scogliera da scalare con una Red Bull che sembra un orologio svizzero per quanto è regolare e un maglio da fabbro per il ritmo che riesce ad imporre. Dal muretto non si nutrono grandi speranze di chiudere il gap e infatti Bono suggerisce modalità STRAT 7 o 11. Nulla che possa permettere al britannico di spremere la sua W12 che continua a faticare in Curva 1 e 3.
Nelle tornate che precedono il pit stop l’ingegnere si premura che Hamilton gestisca la trazione in uscita di curva: più volte ripete “Traction management“. L’ennesimo “Balance Check” viene richiesto intorno al giro 27. Si inizia a ragionare sulla sosta. Tre tornate dopo il distacco dalla vetta è di 11.5 secondi. Hamilton, che in radio non può che constatare la mancanza di passo (“I’m loosing“), accumula oltre due secondi in dieci giri: un gap enorme considerando la lunghezza della pista.
La chiamata arriva al passaggio 32 quando il delta cronometrico si è aperto a 12 secondi. Nel giro precedente si erano fermati Norris e Bottas. Quest’ultimo sopravanza l’inglese che sconta la sua penalità. Prima che Bono avvisi di “pittare” fa una richiesta che sa di messaggio cifrato sullo stato degli pneumatici. Lewis si apre in radio e afferma: “Rear limited, front ok“. Passano poco secondi e si ascolta “Box, box, box“.
Bono ammonisce il suo pilota di fare attenzione alla linea banca in ingresso pit. Ne sa qualcosa Tsunoda che riceve una penalizzazione in secondi per aver toccata.
La stessa cosa viene riferita dopo il montaggio delle hard in una sosta di 2.2 secondi.
Nel passaggio successivo è il turno di Verstappen di fermarsi. Nonostante l’ingresso arrivi dopo, l’olandese riesce ad allungare ulteriormente su Hamilton. Al 33 sono 12.8 i secondi di gap.
La gara poterebbe dirsi conclusa qua perché la distanza è troppo grande per essere colmata specie considerando il race pace della vettura n°33. Ma il tutto si complica per un problema che poteva sembrare veniale e che invece avvia una catena di eventi che faranno perdere due posizioni al sette volte iridato.
Andiamo direttamente al momento topico. Al giro 36 Bono comunica che la vettura di Lewis ha una defaillance aerodinamica. Qualche appendice del fondo piatto si è danneggiata. Non un impatto particolare vi è stato, il problema si verifica in seguito ai passaggi sul cordolo tra Curva 9-10. La conferma arriva ascoltando gli on board di Valtteri Bottas (ai quali vi rimandiamo, leggi qui) in cui Riccardo Musconi – l’ingegnere di pista della 77 – avvisa il suo pilota di cosa sia successo alla vettura gemella al passaggio 35.
Importante precisazione: ad un certo punto la regia mostra una scodata importante sul dissuasore all’esterno di Curva 1, ma è qualcosa che succede quando il danno era già stato comunicato. Per la precisione, l’impatto erroneamente valutato come quello fatale, arriva al giro 47, poco dopo che Lewis si sbarazzi della Williams di Latifi: entra largo in Curva 1 e sbatte pesantemente sul manufatto giallo. Ecco il momento:
Chiusa la divagazione, ritorniamo nella nostra timeline degli eventi. Hamilton inizia a ripetere come un mantra “Rear is definitively struggling“. Nel frattempo Bono avvisa che Bottas ha rapidamente chiuso il gap: da cinque secondi a uno circa in poche tornate. Poco dopo Lewis ribadisce la situazione di disagio: “I can’t go faster“.
E’ un calvario. Bottas viene tappato dalla 44 e così si manifesta il ritorno di Norris che inizia a minacciare la Freccia Nera del finnico. Hamilton ribadisce: “Non posso arrivare alla fine con queste gomme“. Bono risponde “Vedremo quali opzioni avremo“. Lo scompenso aerodinamico, che dopo la gara sarà quantificato da Andrew Shovlin in circa sette decimi di secondo al giro, determina anche uno sbilanciamento globale che porta all’usura anomala e repentina degli penumatici dell’asse posteriore.
Con Bottas che soffia rabbioso e Norris che si fa minaccioso, il muretto Mercedes non può far altro che chiedere al pilota di lasciare pista libera al compagno nella speranza di poter tenere testa al portacolori di Woking. Operazione che fallirà per la differenza di passo troppo elevata.
Bottas è un’ombra minacciosa:
Arriva la comunicazione che è corsa libera: è un modo per dire a Lewis che dovrà farsi da parte. Il pilota accetta con un serafico “Ok“.
E’ alla tornata 52, in un beffardo contrappasso, che Hamilton alza bandiera bianca: Verstappen fa il giro veloce e, in contemporanea, Bottas si beve il compagno prima di Curva 3 poco dopo che l’ingegner Bonnington avvisa di “switchare” le posizioni.
Due giri dopo è tempo per Norris di prendere la terza piazza che Hamilton non può non mollare. Lewis esce remando da Curva 3, Lando è incollato. Nella successiva piega il driver della McLaren si prende comodamente l’interno e corre alla rincorsa di Bottas che nel frattempo è in seconda piazza. Hamilton è ora quarto e ha altri 17 giri davanti.
Il sorpasso è anche favorito dal fatto che Lewis aveva già deciso di fermarsi. I dati GPS e gli ulteriori 10 secondi che saranno aggiunti a fine gara al tempo complessivo di Sergio Perez suggeriscono che è possibile fare un altro stop senza rischiare un già modesto quarto posto.
La sosta scivola via in pieno controllo.
Viene montato un altro treno di hard (C3), Bono avvisa che nel rientro sul tracciato bisogna fare attenzione all’accorrente Mick Schumacher e comanda STRAT 5. La mappatura di endotermico è spinta e la ragione è da ricercarsi in ciò che il tecnico spiega poco dopo: il danno alla vettura è serio e il gap dalla McLaren non potrà essere colmato. Ma si pensa di giocare una carta nel caso di Safety Car.
Cosa che, nonostante i tanti duelli in pista, non si verificherà. La gara quindi continuerà stancamente fino alla bandiera a scacchi con Bonnington che si limita ad indicare i distacchi e operazioni di normale gestione del materiale. A 14 giri dalla fine, ad esempio, arrivo l’ordine di fare lift and coast. Viene dello ad Hamilton di alzare il piede dal pedale destro ben 50 metri prima del solito.
La prescrizione viene ripetuta al passaggio successivo con l’aggiunta che è necessario risparmiare carburante. Il danno al fondo potrebbe aver determinato un extra consumo di benzina. Ma è più realistico che, dato il vantaggio di sicurezza su Perez, dal muretto vogliano evitare di sforzare le vettura.
Gli ultimi passaggi si completano senza sussulti con i distacchi sul messicano proferiti con costanza ritmica. Da annotare solo, nell’ultimo giro, la comunicazione di un doppia bandiera gialla con Bono che raccomanda “big lift” per non incorrere in sanzioni. Dopo la gara saranno molti i piloti sotto investigazione che, per motivi ancora oscuri e sinceramente imperscrutabili, non hanno subito penalità nonostante il mancato rispetto della prescrizione.
Dopo la bandiera a scacchi arriva il rituale scambio di vedute tra Bonnington ed Hamilton in cui si parla di “Giorno difficile“. Poi le normali comunicazioni su impostazioni della power unit per il giro di rientro. Hamilton chiede quanti punti abbia perso e Bono risponde “Stand by“. Per poi dire “14 punti, non ciò di cui avevamo bisogno“.
Il Gp d’Austria è stato un vero e proprio calvario che produce un distacco in classifica molto importante. Sono ora 32 le lunghezze che dividono Hamilton dal vincitore di tappa. La Red Bull non sa più perdere e si fa un puntino lontano nella graduatoria piloti. Il mondiale sta sfuggendo dalle mani di Lewis che il sabato precedente la gara ha siglato il prolungamento del matrimonio con la Mercedes.
Il rinnovo di ulteriori due anni può anche significare, in una chiave di lettura più ardimentosa, che sia Hamilton che la Mercedes considerano questo campionato ormai perso. Da qui la necessità di programmare bene il futuro con un legame solido che possa essere la base per il ritorno in vetta. L’ultima speranza per il 2021 è riposta nel pacchetto evolutivo annunciato da Wolff per il prossimo GP di Silverstone. Basterà?
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV