Cesura storica. Il Gran Premio di Gran Bretagna è uno di quei momenti che verranno ricordati a lungo in F1. Innanzitutto per il debutto del nuovo format del week end con una “proto-qualifica” al venerdì e una mini-gara al sabato che stabilisce la griglia di partenza e che precede la canonica tenzone della domenica. Nella quale è successo ciò che molti si aspettavano e prevedevano: il contatto tra Max Verstappen e Lewis Hamilton.
Come sono andate le cose lo approfondiremo più avanti. Fatto sta che l’inglese, all’ottava vittoria a casa sua, ha praticamente annullato il distacco che, dopo la controversa e non troppo convincente sprint qualifying, era arrivato a ben 33 lunghezze: un gap spaventoso e che probabilmente ha indotto il campione del mondo i carica, che venerdì s’era preso la pole virtuale, a modificare il suo approccio ragionato tipico delle ultime apparizioni. Cosa che gli ha consciamente imposto (stante le dichiarazioni post gara) di rompere gli indugi e di comportarsi in maniera molto più aggressiva nel duello corpo a corpo.
Dopo la gara sono esplose le polemiche sull’entità della penalità stabilita dai commissari. Non è questa la sede né l’articolo giusto per entrare nei tecnicismi giuridico-sportivi, ma la giurisprudenza consolidata su analoghi casi fa ritenere che è lecito spegnere sul nascere certe teorie secondo cui Hamilton andava più severamente penalizzato. Il fatto che Max si sia ritirato in seguito al contatto non è una discriminante nella tipologia di verdetto. Sul tema è stato chiaro lo stesso Michael Masi. Basterebbe questo per archiviare le chiacchiere e concentrarsi sui fatti che davvero contano.
Tra questi, indubbiamente, il nuovo pacchetto aerodinamico con quale Mercedes si è presentata a Silverstone. La subitanea uscita di scena dalle RB16B ha ovviamente eliminato il termine di paragone principale, ma la sensazione che la W12 abbia fatto un passo in avanti sia nelle gestione degli penumatici che nella stabilità generale è netta. Cose alle quali potrebbero aver contribuito anche le nuove Pirelli rinforzate che sono state introdotte per evitare che qualcuno facesse il furbo con le pressioni. Vedi Baku.
L’analisi della gara di Hamilton non può ruotare tutta intorno all’episodio chiave avvenuto alla Copse al primo giro. Perché la vittoria viene costruita più avanti, quando verranno montate le gomme hard che di fatto metteranno le ali alla W12, consentendole di avere la meglio su un intrepido Charles Leclerc. Ma vediamo come sono andati i 52 giri del Gp di Gran Bretagna dell’alfiere Mercedes F1 AMG.
Le operazioni per il decimo round del Mondiale di F1 2021 si svolgono sotto un cielo terso, con la temperatura dell’aria a 25 gradi e quella dell’asfalto a 52°C. Si tratta di condizioni inedite visto che sabato il clima era leggermente più fresco. Anche per via dell’orario nel quale si era tenuta la qualifica sprint. Hamilton, quando manca un minuto al giro di installazione, chiede a Peter Bonnington quale sia la temperatura dell’asfalto, percependo distintamente le mutate condizioni rispetto al giorno precedente.
Nonostante le alte temperature del tracciato, nel giro di schieramento, Hamilton, che monta sulla sua vettura gomme a mescola media, zigzaga con costanza per tenere nella giusta finestra gli pneumatici dell’asse anteriore, per poi procedere ai classici burnout sul rettilineo della partenza per aiutare anche le posteriori ad essere in perfette condizioni di utilizzo. Lewis, dopo la tornata di schieramento, è nella sua piazzola, a destra. Si sente l’innesto della prima marcia accompagnato dal tipico scatto delle vettura. “Last car approaching the grid” gracchia la voce di Bono in radio. Ci siamo.
Andiamo al primo momento caldo della gara, l’avvio. Lo start di Hamilton è buono, a differenza di quello di cui si è reso protagonista il giorno precedente. L’abbrivio sembra essere più efficace di quello di Verstappen che, in ogni caso, tiene duro a Curva 1. Lewis riesce ad affiancarsi ed a prendere l’interno, ma Max non si lascia intimorire e, sfruttando tutta la pista (e forse di più), tiene la posizione.
Non è finita qua. Si tratta solo dell’inizio delle schermaglie. All’uscita di Curva 5 la nera monoposto di Hamilton è più efficace in trazione e succhia la scia della RB16B. Sul rettilineo riesce ad affiancarsi ed a mettersi davanti al rivale. La Mercedes si presenta in Curva 6 da capofila, ma Verstappen non molla e tira ancora una volta una staccata efficacissima che gli permette di riprendersi la vetta. E’ un duello che infiamma il pubblico.
E’ il preludio al contatto. Max forza Hamilton all’esterno della piega sinistrosa n°6. La 44 ha una trazione migliore, cosa che le permetterà di restare incollata alla Red Bull. Sul rettilineo che precede la Copse, il luogo del misfatto, Vertappen, senza troppe cortesie, sbatte la porta in faccia ad Hamilton che si avvicina perniciosamente alle barriere. E’ il momento in cui la Freccia Nera è totalmente affiancata alla vettura n°33. Stavolta Lewis non abbozza: entra con determinazione in curva pensando di avere la meglio. L’approccio alla piega, è bene ripeterlo ancora, arriva quando i due sono appaiati. Verstappen risponde pan per focaccia e sterza di colpo avendo il vantaggio che, nel frattempo, è diventato di mezza macchina poiché il rivale di Stevenage, evidentemente, alza leggermente il piede dall’acceleratore. Il contatto è inevitabile anche perché Lewis è largo e Max stringe più del solito.
Non è questa la sede per discutere sulle responsabilità, fatto sta che la toccata determina il botto fragoroso dell’olandese e i dieci secondi di penalità per l’idolo di casa. Subito dopo il contatto Lewis si apre in radio: “I’ve got damage“. Bono replica di rientrare ai box per poi avvisare dell’ingresso della Safety Car. Nel frattempo, un sornione Leclerc che assisteva allo spettacolo da dietro, sopravanza Hamilton alle prese con i problemi all’anteriore sinistra che ha impattato sulla posteriore destra di Verstappen. Ecco il momento del contatto dalla visuale privilegiata di cui gode il monegasco:
Hamilton, sotto SC, fa dei test di verifica della propria auto. Inizia a zigzagare per poi aprirsi in radio e riferire “The car still turning“. Si sente chiaramente il fiatone del pilota che è evidentemente provato dal primo giro tiratissimo. E aggiunge che c’è qualcosa che manca ma di non sapere cosa sia. A questo punto Bonnington avvisa che Bottas si affiancherà per dare uno sguardo per provare a capire l’entità del danno. E aggiunge di restare in pista dietro la vettura di sicurezza.
“L’analisi” del finnico non può che essere superficiale. In ogni caso anche Valtteri riscontra dei danni all’ala che Hamilton conferma. Per poi ritornare sull’impatto: “Ero nella mia linea“. Evidentemente si riferisce al momento in cui ha approcciato la Copse. Questa sarà materia per i commissari che impiegheranno tanto, troppo, tempo a sollevare sanzione.
Quando Lewis ripassa sul luogo dell’impatto, Bono si apre in radio comunicando la bandiera rossa. Poco dopo Hamilton si lamenta: “Ha girato dentro la mia macchina“. E l’ingegnere: “Sì Lewis, stiamo guardando i video“. Quando Bono avverte di rientrare ai box rimando nella fast lane, Lewis si incera delle condizioni del rivale: “Is Max ok?“. “Sì, è fuori dalla macchina” avvisa il tecnico. E già questo basterebbe a metter fine al tourbillon di polemiche messe su dal mondo Red Bull – e non solo – sui festeggiamenti post gara. Il pilota era conscio che il collega era in buona salute. E nessuna comunicazione sullo stato di Max arriverà a Lewis fino al termine dei 52 giri di gara.
Le ultime immagini prima della ripresa delle operazioni mostrano Hamilton affaccendarsi intorno all’anteriore sinistra nel tentativo di comprendere lo stato dei danni.
Le telecamere si riaccendono con Lewis a bordo della sua vettura resa nuovamente sfruttabile per gareggiare.
Nel frattempo, infatti, i tecnici hanno sostituito l’alettone anteriore e le gomme. James Allison, dopo il GP, ha dichiarato che senza bandiera rossa Hamilton non sarebbe stato in grado di terminare la gara stante i danni al cerchione anteriore sinistro. Lewis scatta dunque in seconda pizza alle spalle di Leclerc in una standing start che viene comunicata durante il giro di uscita dai box. La vettura n°44 monta nuovamente Pirelli medie.
Il secondo start è pulito come il primo. Ma stavolta Hamilton ha un atteggiamento più guardingo: col suo rivale nella corsa al titolo fuori dai giochi il britannico ritorna a vestire i panni del ragioniere.
Sin da subito si tiene lontano dalla Ferrari, quasi a volerne studiare le mosse. Al giro 5, ossia il secondo dopo la ripartenza, Bono avvisa dei dieci secondi di penalità. Hamilton è una statua di sale: non replica restando in silenzio. Evidentemente nel box Mercedes avevano messo in conto la sanzione. Nel giro seguente arriva la comunicazione circa la possibilità di usare il DRS a cui segue il messaggio “Keep pushing“.
Intorno al decimo passaggio Hamilton inizia a domandare conto delle condizioni della sue gomme. Il continuo seguire Leclerc fa scivolare sull’asfalto rovente la W12 e il pilota teme che le temperature delle coperture possano andare fuori controllo. Bono lo rassicura dicendo che sono in finestra e che può continuare a spingere per cercare di sopravanzare la Ferrari n° 16 che pare essere particolarmente a proprio agio con le gomme a banda gialla.
Intanto, alle spalle di Lewis, troviamo Lando Norris che tiene a bada gli attacchi velleitari di Valtteri Bottas. Bonnington avvisa costantemente del gap sulla McLaren in ottica pit. Bisogna infatti considerare l’aggravio di dieci secondi che Hamilton dovrà accumulare ai box.
Intorno al giro 14 iniziano i problemi alla power unit di Leclerc (leggi qui l’analisi). Hamilton viene ragguagliato in una serie di comunicazioni abbastanza concitate. L’ingegnere di pista avvisa che controlleranno il passo della Rossa. Ringalluzzito da questi problemi, Lewis prede a spingere per mettere sotto stress la Rossa portandosi in zona DRS.
Dopo alcuni check i problemi al V6 di Maranello sembrano essere spariti e la cosa si riverbera sul passo garo della macchina n°16. Hamilton sui avvede che non ha il necessario race pace per averla vinta sul monegasco e decide quindi di aprire un margine di sicurezza. Cosa che non evita il formarsi di un fastidioso graining alla gomma anteriore destra.
Al giro 18 il pilota si apre in radio e chiede un “Tyre switch“. Bono risponde affermando che controlleranno. Tipiche schermaglie verbali che solitamente anticipano il pit stop. Nel frattempo Norris è ricacciato a cinque secondi. Ne servono altrettanti per recuperare la penalità.
Hamilton si lamenta di non poter spingere di più e Bono avverte che osserveranno il passo di chi si è fermato e ha montato gomme hard, quelle deputate per l’ultimo e decisivo pezzo di gara. Al passaggio 21 la situazione è la seguente:
Il graining aumenta mente Lewis continua a domandare del distacco dalla vetta. Bono spiega che nel settore intermedio c’è qualcosa da sistemare.
In questa fase Hamilton si lamenta del sottosterzo. Non si tratta di rimostranze senza riscontro. Leclerc, difatti, comincia a scavare il solco tra sé e la Mercedes: marca il giro veloce e il distacco sale sopra i due secondi. In questo momento la vittoria per Lewis è una chimera. Anche perché il graining inizia a formarsi anche sull’anteriore sinistra. Lewis apre la comunicazione radio dicendo “Front limited“. Il comportamento della W12 si fa manifestamente sottosterzante.
Per ovviare ai problemi succitati, Bono suggerisce di tenere una velocità più bassa nelle curve 12 e 15.
Al giro 27 arriva la chiamata. Poco prima Lewis aveva quasi urlato che l’anteriore sinistra era ormai finita. E’ il secondo momento chiave della gara. Quando la monoposto è nella corsia di ingresso, Bono ricorda ancora una volta della penalità. I dieci secondi nei quali i meccanici non possono toccare la vettura sembrano infiniti. Passato il suddetto lasso temporale la sostituzione delle gomme avviene con solerzia.
Montate le gomme hard, Hamilton riparte in maniera quasi furiosa. E’ alla spalle di Lando Norris che aveva già effettuato la sua sosta. Nel primo giro si riscontra qualche problema di direzionalità dovuto alla coperture fredde. La cosa è presto risolta e Lewis può lanciarsi alla caccia del connazionale della McLaren.
Nel frattempo è in P4 con Leclerc, Bottas e, appunto, Norris a precederlo. Bono comanda STRAT 5, la mappatura dell’endotermico che abbiamo imparato essere quella più aggressiva durante la gare. L’ingegnere inglese arringa il pilota dicendogli “You are the fastest man on track“. In effetti il distacco dalla vettura di Woking, sia in termini temporali che visivi, cala repentinamente.
Al passaggio 31 il sorpasso alla controversa Copse. Norris alza bandiera bianca ben presto visto che il suo passo è di quasi due secondi più lento: un’opposizione non avrebbe avuto senso.
Bono aziona la radio facendo i complimenti al campione del mondo per la manovra. In sottofondo si sentono gli applausi dei colleghi di muretto.
Dinnanzi alla Freccia Nera n°44 c’è ora la vettura gemella. Prima che Hamilton arrivi su Bottas c’è un conciliabolo con Bono che lascia intendere che giungerà l’ordine di lasciare strada libera se le circostanze lo imporranno. Anche perché il passo del britannico è da indemoniato.
Ma bisogna evitare di compromettere le gomme. Per preservare le coperture, quindi, Bonnington suggerisce di abbassare di 5-6 gradi la temperatura dell’asse posteriore. Per permetterlo comanda STRAT 7, un settaggio leggermente più delicato che serve ad evitare l’eccessivo pattinamento della W12 in uscita di curva. L’obiettivo è quello di salvaguardare gli penumatici per la fase finale del GP. Al box credono, infatti, che l’impresa sia concretizzabile.
A 19 giri da temine la situazione non lascia ancora intendere che la vittoria sia possibile: il distacco da Bottas è di oltre 4 secondi, quello da Leclerc di 14.
Il gap da Bottas è colmato in poche tornate. E’ evidente che la 44 ha un altro ritmo rispetto alla 77. L’ordine di lasciar passare è figlio di questa differenza. Valtteri non ne ha per prendere Leclerc. Hamilton sì. E lo dimostrerà a suon di giri veloci in una cavalcata che ricorda imprese del passato. “L’atto di cortesia” di Bottas si materializza al giro 41. Nella tornata precedente Lewis si era aperto in radio e aveva ammonito: “I start to follow Valtteri“. Un avviso che sa di segnale di lasciar strada. Infatti, dopo poche curve, arriva la conferma da Bono: “Invert the car in 10-15“. Lo switch è servito.
Mancano 11 giri al termine e la situazione è questa:
Nove secondi restano una montagna da scalare, ma a pista libera si percepisce che la rimonta è a portata di mano. Hamilton inanella una serie devastante di giri veloci. Vederlo guidare è un piacere. Le traiettorie sono precise nonostante si percepisca che ci sta andando giù pesante col pedale del gas. La W12, che con le gomme hard pare essere rinata, asseconda il driving del campione del mondo in carica sempre più determinato a portarsi a casa l’ottava vittoria innanzi al pubblico amico. Bono comunica via via i distacchi e il passo di Leclerc. Ad ogni messaggio Hamilton replica con una tornata veloce.
Al giro 44, a -8 alla bandiera a scacchi, il delta temporale è di poco più di 5 secondi. Bono si annuncia in radio con un messaggio motivazionale: “Ce la puoi sicuramente fare“. La reazione è un alto giro veloce da parte del 44. Leclerc gira costantemente un secondo più alto e sembra essere in difficoltà nel settore centrale, laddove Lewis vola. Nel giro succedaneo Hamilton domanda se prenderà Charles. Bono, in un clima di esaltazione crescente, risponde ancora: “You can bloody can, mate“. E dopo: “You have a strong pace, keep it up“.
A quattro giri dal termine il gap è di 1.5 secondi. Lewis ha nel mirino la Ferrari:
Leclerc ha poche speranze e si appiglia ai doppiaggi per cercare di aprire DRS. Ma nulla può quando mancano due passaggi al termine. Teatro del sorpasso è ancora una volta la Copse.
Stavolta il rivale di turno è più accorto e non chiude in maniera violenta. Hamilton si affianca, a DRS spalancato, prima di approcciare la curva destrorsa. Leclerc si tiene ampiamente largo e cerca un improbabile incrocio di traiettorie in una manovra che sa di tentativo poco convinto.
In uscita il monegasco scarta repentinamente verso sinistra rischiando di compromettere la sua stupenda gara.
E’ fatta. Bono, ritornato ad avere un aplomb tipicamente british, avvisa che Leclerc è oltre un secondo dietro e di andare “Easy on the kerbs“. Il problema avuto da Lewis in Austria genera evidentemente qualche paura. Fino alla bandiera a scacchi è un solo controllare e gestire i doppiaggi.
Dopo la bandiera a scacchi Bono è entusiasta: “What an amazing drive. First class“. Lewis replica: “What a great job guys“. Hamilton ringrazia gli uomini del team e afferma che la strada è ancora lunga e che crede nella squadra. Considerazione alla quale Bonnington risponde affermando che anche gli uomini della compagine anglo-tedesca ripongono totale fiducia nel loro pilota di punta. Interviene anche Toto Wolff: “Lewis we never give up. We still on“. “Damn right Toto, damn right” controbatte il pilota.
Hamilton e Mercedes, alla fine di un GP tiratissimo e senza un attimo di respiro, ribaltano una situazione di classifica che si era fatta molto preoccupante. Il lavoro sulla W12 ha dato i suoi frutti anche se serve un test più probante con l’avversario diretto coinvolto nei giochi. Di certo è cambiato il lavoro con lo stesso Lewis più presente in fabbrica ed al simulatore per cercare di estrarre il massimo potenziale da una vettura che su alcune piste ha un comportamento bizzoso. Dopo quasi metà campionato la mole di dati raccolti è ingente e questo aiuta a settare meglio il simulatore che ora dà risposte più aderenti a quelle che possono aversi in pista.
L’inerzia pro Red Bull del campionato si è dunque spezzata, ma ora si corre il rischio che la tensione tra i due contendenti possa sfociare in episodi ancora più crudi. Al momento nessuno dei protagonisti getta acqua sul fuoco delle polemiche che divampano come in un incendio boschivo estivo. Tra una settimana il carrozzone è di scena in Ungheria, su un tracciato dalle caratteristiche completamente opposte rispetto a Silverstone. Si tratterà di un vero e proprio esame di maturità per Hamilton e la W12 che potrebbero andare alla pausa estiva con un distacco dalla vetta tale da permettere una lotta serrata nella seconda fase del campionato. Una prospettiva che sembrava irrealizzabile prima del Gp di Gran Bretagna: la F1 è più viva che mai.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV