Imporsi in F1 è davvero complicato. Le variabili che regolano i risultati sono molteplici e nulla può essere lasciato al caso. Realizzare un ottimo lavoro, tuttavia, non porta in automatico alla gloria. Per centrare gli obbiettivi infatti, in un mondo dove la competitiva è altissima e gli equilibri corrono su una linea molto sottile, la concordanza dei fattori assume un aspetto indispensabile. Lo sa bene Lawrence Stroll, imprenditore canadese che da un qualche anno tenta la fortuna nella massima categoria del motorsport.
L’attuale stagione, quella del grande debutto di Aston Martin Cognizant F1 Team in società, allo stato delle cose non sta andando esattamente come sperato. La vettura britannica vestita dall’elegante British racing green soffre non poco. Il nuovo regolamento relativo al fondo scalinato non è stato ben digerito dalla AMR21, capace di estrapolare tutto il proprio potenziale solamente in rare occasioni. Benché il bottino sin qui racimolato non si possa certo definire pessimo, i risultati non soddisfano Lawrence Sheldon Strulovitch, al secolo “papà Stroll”.
D’altronde si sa… le mire del canadese sono altissime e puntano dirette ad un unico obiettivo: portare la sua scuderia sul tetto del mondo. Per realizzare un sogno così ambizioso al strada è lunga e impervia. A tal proposito, preparatissimo, Lawrence ci rende edotti sulle necessità primarie che un desiderio di tale portata esige per essere realizzato.
“In F1 occorrono quattro elementi per vincere. Per prima cosa gli strumenti: proprio per questo, a breve, avremo una base più grande e una nuova galleria del vento. Seconda lo staff: benché il nostro fosse molto competente, capace con solo 400 persone e un budget significativamente inferiore rispetto ai top-team di togliersi belle soddisfazioni, avevamo la necessità di incrementarne il numero e soprattutto la qualità. Siamo un team ambizioso e le persone che si uniscono a noi hanno mostrato fiducia negli obiettivi che ci poniamo. Soddisfatti questi primi due importantissimi elementi, si ha poi bisogno di migliorare i processi in grado di rendere un’azienda vincente: parlo di disciplina, gestione e cultura interna. Un qualcosa che sono sempre stato in grado di instillare bene all’interno delle mie precedenti organizzazioni.
Per mettere in pratica i punti elencati, grande esperienza e capacità a parte, la presenza di un certo potere economico per soddisfare a livello finanziario gli imperativi alla base di tale volontà sono imprescindibili. Ecco perché, a livello pratico, solo i più facoltosi posso avvicinarsi al Circus.
“La F1 è certamente una competizione per miliardari. Per gareggiare in questa categoria, infatti, una scuderia deve necessariamente avere alle spalle un individuo molto ricco o una società comunque parecchio grande. Per esempio, la costruzione di una nuova galleria del vento comporta una spesa di oltre 150 milioni di sterline e in generale vanno fatti investimenti significativi. Quindi sì… la F1 è sicuramente uno sport costoso. Non c’è alcun dubbio su questo.”
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
F1-Foto: FIA