La F1 è una vecchia signora. Ha settanta anni suonati e i segni dell’età saltano alla vista. Le rughe sono talmente marcate che oramai il trucco non ottiene l’effetto desiderato. Malgrado l’eleganza insita nel Dna, vestire con classe l’abito cucito su misura non attira più un grande pubblico. Perciò, a malincuore, non resta che una soluzione. Drastica ma senza dubbio efficace: un lifting accurato in grado di produrre un’immagine fresca e dinamica. Parafrasando le parole di Stefano Domenicali, CEO e direttore esecutivo della massima categoria del motorsport, sembra essere questo il destino al quale la F1 sarà sottoposta.
La storia seduce. Leggerla e ricordarla, di tanto in tanto, risulta persino affascinante. Ma purtroppo la verità è un’altra. Il presente si scontra con gli interessi che necessariamente la fanno da padrone e guardarsi indietro soddisfatti per il cammino percorso non rimpingua le casse. La trasformazione, pertanto, è iniziata. Nuova era regolamentare a parte (clicca qui per saperne di più), l’esigenza di aprire la F1 al mondo impera.
“Avere un calendario comprensivo di 23 gare è una condizione che mette tutti d’accordo. Ci soddisfa. Inoltre, secondo il patto della concordia sottoscritto alla fine dello scorso anno, potremmo anche cercare di inserire qualche round in più prossimamente. A questo punto sorge una domanda spontanea legata all’ubicazione, dovendo decidere quanti GP saranno disputati in Europa, America, Asia, Medio ed Estremo Oriente. Tra questi vedo sicuramente meno opportunità in Europa.“
“Non credo che avere più eventi al di fuori del vecchio continente farà arrabbiare i nostri fan più appassionati. Bisogna guardare il tutto attraverso un quadro d’intrattenimento e soprattutto pensare al business. Siamo consapevoli dell’importanza della tradizione, ma non si può continuare a vivere nel passato. Dobbiamo gettare le basi per il futuro.“
Perentorie, le parole dell’ex ferrarista non lasciano molto spazio all’immaginazione. Ingenuamente, in molti avevano pensato che l’insediamento dell’imolese ai posti di comando della F1 avrebbe potuto rallentare o addirittura in parte cancellare il processo di modernizzazione messo in atto dalla proprietà a stelle e strisce. E invece no. Stefano è stato scelto come perfetto come perfetto “Terminator”, capace di eseguire gli ordini senza guardare in faccia a nessuno. Nemmeno, se sarà necessario, allo storico tempio della velocità. In fondo si tratta solo di affari…
“Ci sono diverse località che intendono prendere parte al nostro calendario di F1 e noi cercheremo un modo per assecondare il loro volere. Il mondo sta cambiando. Monza, tanto per fare un esempio, è certamente un circuito unico nel suo genere, ma avrebbe bisogno di fare degli investimenti. Bisogna chiedersi, però, se farlo sia davvero essenziale. Dobbiamo crescere e reagire. La pressione che riceviamo dall’esterno e davvero grande”.
F1-Autore: Alessandro Arcari – @Berrageiz
F1-foto: Formula 1