F1. Tra i due piloti Ferrari, Carlos è quello che sta più in disparte. Il meno celebrato, il più razionale, il più concreto. Spesso scompare nell’ombra di Charles, tutto impeto e furore, un fuoco d’artificio sempre pronto a esplodere nel firmamento. Sainz invece è la parte più silenziosa e più riflessiva che punta alla continuità e non allo stupore. Nessuna ingenuità, piglio deciso a servizio del cervello, una propensione allo stacanovismo. Ricorda molto Alonso, quanto ad attitudine, ma è decisamente più mite nel carattere. Non cerca mai lo scontro, non ha il gusto per la provocazione. Eppure, le sue parole sanno farsi ascoltare.
Carlos, secondo designato, ci stupisce gara dopo gara. Non teme la concorrenza di Leclerc ed è abbastanza intelligente da capire che per batterlo servono impegno, costanza e dedizione. Il talento, innegabile, non gli basta. Sainz preferisce fare tutto con la massima cura, senza incalzare, senza ringhiare, consapevole che il tempo è dalla sua parte, pronto a rendergli giustizia. Non ha paura di un avvio in sordina, poiché lavora sulla distanza.
Charles è irruenza, estro, follia. Ma alle volte va oltre il limite, con conseguenze che possono rivelarsi assai spiacevoli: Montecarlo rappresenta un esempio lampante a tal proposito. Dalle stelle alle stalle, gettando al vento l’attimo buono per inseguire un sogno irraggiungibile. Carlos invece è quasi l’opposto e opera per contrasto. Non cerca il momento di gloria, non punta a essere one man show. Gli basta portare a casa risultati, confermandosi ogni domenica, lontano dalle logiche perverse della ribalta. Ad una F1 che punta alla spettacolarizzazione, lui risponde con la ragione. Se ne infischia di essere driver of the day o di staccare un crono favoloso: preferisce distinguersi in gara.
In Austria Carlos è stato magistrale. Occhi fissi sull’obiettivo e nessuna distrazione. Cosa non certo facile quando la qualifica ti relega fuori dalla Q3 e la decima posizione viene artigliata in extremis, solo grazie alla penalità di Vettel. Sainz accetta di partire con gomme dure, non certo l’ideale per uno start d’effetto. Passo da formichina e tanta cautela, confidando in una diversa strategia. Potremmo stare a disquisire per ore di quanto sia ingrato, per la Ferrari, trovarsi a sacrificare la prestazione pura per poter capitalizzare alla domenica. Potremmo storcere il naso e prendercela con il muretto e con i piani alti. Tuttavia, a conti fatti, essere conservativi funziona. E nessuno meglio di Sainz riesce a interpretare questa filosofia.
Carlos, alla fine, è il primo degli altri, e riesce persino a stare davanti a una Red Bull, complici le ‘esuberanze’ di Pérez. Ha la meglio sulla Mclaren di Ricciardo e mette in fila avversari insidiosi come Gasly e lo stesso Leclerc, sebbene il monegasco sia stato penalizzato dal doppio contatto con l’arrembante Checo. Sainz conquista il massimo risultato possibile senza prendersi rischi avventati, ma al contempo senza risparmiarsi. Sorpassi intelligenti e mirati, ottima gestione della gara. Pacato, mai scontato, forte di una maturità da campione.
Carlos e Charles sono due facce della stessa medaglia che si completano a vicenda: misura ed eccesso, razionalità e foga, dedizione e genio. Una coppia molto bene assortita anche stando a quanto dichiara un soddisfatto Binotto. Armonia e fiducia nel futuro rappresentano basi importanti in vista della F1 del domani, di quel 2022 sul quale tutto si è puntato. E i piloti Ferrari si stanno rivelando una scommessa vinta, un perfetto equilibrio tra ragione e sentimento.
Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Scuderia Ferrari