Piove sempre sul bagnato per la Ferrari, sia in senso letterale che metaforico. Ancora storditi dai fasti di Silverstone, ebbri di una fiducia ottimistica, confortati da una pista storicamente favorevole, si è arrivati in Ungheria convinti di allungare, confermando una prestazione di livello in F1. Invece qualcosa, o per meglio dire molte cose, sono andate storte. Una Rossa poco entusiasmante, incapace di trovare la quadra, impossibilitata ad attaccare. Ancora lì, nel limbo costituito da una prova mediocre, a litigare con gli assetti, a farsi cogliere in fallo, costretti a tirare i remi in barca.
Qualifica con il botto per Carlos Sainz, sorpreso dalle raffiche di vento, quindicesimo e mesto. Top ten per Leclerc, con un settimo posto comunque al di sotto delle aspettative. Questa Ferrari stupisce, a volte in senso positivo, altre in negativo. Picchi da eccellenza a cui fanno seguito performances deludenti. Mai vere e proprie cadute, ma quanto basta per interrogarsi e faticare a comprendere.
In un quadro non proprio entusiasmante la pioggia in questa F1 poteva rappresentare una sorta di benedizione, la scusa perfetta per tentare l’azzardo, per andare a caccia del podio o di una rimonta. Invece il caos al via, che in effetti ha rimescolato bene le carte, si è trasformato in una vera e propria roulette russa, con l’incolpevole Charles subito fuori dai giochi e Carlos che non è riuscito a sfruttare appieno l’occasione.
Piove sul bagnato dunque. Perché quell’incidente costa carissimo, obbligando la Ferrari a una futura sostituzione del propulsore, con conseguente penalità. In questa F1 contingentata, strozzata da mille regole e stritolata da cavillose castrazioni, anche la sfortuna diventa una colpa. Un colpo al cuore per una scuderia che sta risalendo la china, dopo il disastroso 2020. Mattia Binotto, al pari di Chris Horner, è furioso per l’ingiustizia subita, tanto da proporre soluzioni al limite del praticabile, come addebitare il risarcimento dei danni al team che lo provoca. Il ragionamento del TP Ferrari non è sbagliato a priori, ma risulta un tantino discriminante.
Ci sono squadre più ricche, per le quali la cosa non costituirebbe un problema, e team in conclamate difficoltà finanziarie, per i quali una simile regola significherebbe una condanna certa. Sarebbe forse più equo, in una F1 sensata, consentire una sorta di bonus che preveda la sostituzione, senza conseguente penalità, di quelle componenti irreparabilmente danneggiate in caso d’incidente provocato da terzi. Il turbolento avvio del Gran Premio di Ungheria ha offerto diversi spunti di riflessione in tal senso, ma come d’abitudine le dichiarazioni post gara difficilmente potranno ribaltare un sistema che ha già scelto la propria direzione, una direzione diametralmente opposta al vero spirito incarnato dalla F1.
Non resta che farsene una ragione, incassare e voltare pagina. Leclerc, come Norris e soprattutto come Verstappen, paga un prezzo altissimo alla prima curva dell’Hungaroring, sprecando un’opportunità e accollandosi un debito da estinguere con un altissimo tasso d’interesse. Un incidente di gara si può accettare, ma risulta riprovevole il fatto che, quello stesso episodio, possa condizionare pesantemente il prosieguo del campionato.
Quanto a Sainz rimane poco da dire: Carlos è una continua conferma (leggi qui la sua analisi on board) . Passo a passo, un poco alla volta, s’impone nella classifica mondiale. La sua arma è la razionalità, anche quando ci mette il cuore. Meno arrembante, meno spettacolare e meno scintillante di Charles, arriva comunque dritto al punto, colpisce nel segno, massimizza il risultato.
Anche in questo caso, quando rimaneva ben poco da fare, non certo per suo demerito. La monoposto numero 55 non riusciva a reggere il ritmo dei rivali, lenta e bolsa rispetto al duo di testa. Il madrileno non ha però sfigurato neppure nel duello con Hamilton (leggi l’analisi on board del britannico), al quale ha dovuto cedere mestamente la terza piazza, causa palese inferiorità del mezzo.
La Ferrari esce dal Gran Premio di F1 ungherese con le ossa rotte, perché data l’incredibile situazione creatasi, avrebbe dovuto cogliere qualcosa di più. Il rimpianto potrebbe essere mitigato dalla conquista del podio, qualora venisse confermata, come sembra, la squalifica di Vettel. Ma è ancora troppo poco rispetto al potenziale. Tuttavia Binotto riesce a vedere il bicchiere mezzo pieno e lo individua proprio nei suoi ragazzi, più forti delle avversità, sempre pronti alla battaglia.
Una base importante per costruire la Ferrari del domani. E in questo, perdonate la franchezza, non riesco a vedere messaggi subliminali, frecciate o indirette accuse all’ex Sebastian. Lo prendo solo come un attestato di stima nei confronti degli attuali piloti. Le cadute di stile ci sono state, profuse e del tutto inappropriate. Ma ora Mattia sta cercando di ricreare una nuova armonia vincente, attraverso la quale suonare la carica in vista del 2022.
Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Scuderia Ferrari