Il Gran Premio d’Ungheria, coma da tradizione, chiude la prima fase del campionato di F1 anticipando una pausa di quattro settimane. Un periodo di stop necessario per ricaricare le pile e, stavolta, anche per provare a normalizzare il livello di tensione che si è raggiunto dopo il Gran Premio di Gran Bretagna che ha alimentato polemiche e prestato il fianco ad accuse incrociate tra i contendenti. Lewis Hamilton e Max Verstappen si presentano in terra magiara con un distacco di soli otto punti dopo che la forbice si era aperta a 33 lunghezze. Gli aggiornamenti introdotti in Inghilterra hanno proposto una W12 in netta ripresa, decisamente più pimpante rispetto alla doppietta austriaca. Cosa che ha spinto in alto, insieme al quasi annullamento della distanza in graduatoria, le prestazioni del campione del mondo che ha ricominciato a vedere la possibilità di correre attivamente per il titolo.
La pole position ottenuta dall’inglese, la n°101 in carriera, l’ottava all’Hungaroring, ha sorpreso. E lo ha fatto in virtù dei distacchi inflitti alla RB16B dell’olandese che non ha mai centrato l’assetto idoneo e che ha probabilmente sofferto per i postumi del botto della Copse (leggi qui l’analisi esclusiva di FUnoAT) tanto da dover sostituire la power unit nella notte tra il sabato e la domenica. A rendere ancor più sbalorditivo l’incremento prestazionale della Freccia Nera è stata la performance sciorinata da Valtteri Bottas che è riuscito a tenere alle sue spalle Verstappen su un tracciato che doveva essere favorevole alla vettura di Milton Keynes. Questo quanto accaduto in qualifica, vediamo come si sono sviluppate le operazioni in un gran premio che ricorderemo molto a lungo e il cui ordine di arrivo è stato formalizzato poco prima di mezzanotte. A meno che il ricorso inoltrato da Aston Martin non vada a buon fine.
Hamilton sarebbe dovuto scattare con gomme a mescola media mentre il rivale al titolo l’avrebbe fatto con soft. Strategie dissoltesi a causa di uno scroscio di pioggia verificatori poco prima del via. Quando saranno rimose le termocoperte si osserverà che tutti e venti i piloti hanno optato per penumatici intermedi per adattarsi ad un asfalto bagnato ma in rapidissima, positiva, evoluzione in un contesto di 52°C di temperatura dell’asfalto e di 26°C dell’aria. I giri da affrontare per completare il Gran Premio saranno 71.
L’analisi parte con Lewis a bordo della sua monoposto che si trova a valutare col Peter Bonnington le condizioni della pista. Il conciliabolo è breve e si ferma ai sessanta secondi dal giro di installazione, quando la power unit prodotta a Brixworth viene accesa.
Durante la tornata Hamilton cerca di prendere confidenza con una pista umida al fine di trovare i necessari punti di staccata. Il pilota si apre più volte in radio e chiede se ulteriore pioggia arriverà nei giri successivi. Stavolta vengono evitati i rituali zigzag e si procede solo ai burnout sul rettilineo del traguardo per mettere in temperatura gli penumatici posteriori.
Quando la vettura n°44 è ferma nella sua piazzola, sulla sinistra, si possono notare delle gocce di pioggia che continuano a cadere molto lentamente. Hamilton imposta la seconda marcia per lo start, come da prassi sul bagnato per controllare l’immane potenza delle power unit turbo-ibride. Altro interessante settaggio si nota sul volante. Il display, ad un certo punto, mostra il numero 52.6. Si tratta della ripartizione di frenata che è leggermente spostata all’anteriore, sicuramente in misura minore rispetto al solito date le condizioni della pista che impongono uno stile di guida più dolce, più accorto. Bono avvista che l’ultima vettura è sulla griglia di partenza.
C’è ben poco da analizzare sullo scatto del britannico che è pressoché perfetto. Si avverte un leggero pattinamento ma nulla che infici la progressione verso Curva 1 che viene effettuata in solitaria mentre dietro si sta attivando una carambola che produrrà effetti importantissimi sul GP e sul mondiale.
“So contact car behind, you’ve got two seconds to Ocon“. Con questa frase, Bono avvisa sommariamente del marasma che Bottas e Stroll hanno creato con due errori che saranno sanzionati con cinque posizioni di penalità da scontare in griglia nel GP del Belgio di fine agosto. Al termine del primo giro, condotto con grande attenzione dalla nera monoposto, arriva la comunicazione che la safety car è stata deliberata dal direttore di gara. Il messaggio è accompagnato dall’invito a rimanere in pista.
Bono spiega che tra i convolti nell’impatto c’è Bottas ed Hamilton, sempre molto attento sul versante sicurezza, chiede le condizioni di salute del compagno. Arriva una risposta rassicurante seguita dalla comunicazione su Verstappen prima scivolato in nona posizione e poi fermato ai box per valutare i danni alla sua RB16B. Contestualmente Bono riferisce che Perez è in P11.
Sotto Safety Car, arriva un messaggio importante nell’economia futura della gara. Il tecnico spiega che altra pioggia è attesa entro dieci minuti. Subito dopo, siamo al terzo passaggio, viene deliberata la bandiera rossa. Bono invita a restare nella fast lane.
L’ingegnere avvisa che servirà del tempo per riassettare la pista e che se lo ritiene opportuno può scendere dalla vettura. Cosa che Hamilton farà.
L’analisi riprende con Lewis a bordo della W12. Dalla foto in basso si può osservare uno scorcio di cielo. Che è decisamente tendente al limpido. Hamilton domanda che tipo di partenza sarà e quanti giri dovranno essere effettuati. Gli viene spiegato che si provvederà a fare un nuovo giro di formazione e che sarà una standig start. La gara riprende alle ore 15:32.
Durante il giro di schieramento Hamilton, che monta nuovamente gomme intermedie, può saggiare le condizioni dell’asfalto. E’ lui a riferire, ad esempio, che in curva 4 la traiettoria è già asciutta. “Dry in five“, aggiunge. La pista è praticamente tutta asciutta come l’immagine in basso mostra.
Bono continua a ripetere che sarà standig start e Hamilton chiede, avendolo potuto evidentemente osservare dagli specchietti, se qualcuno sta andando ai box per cambiare le gomme. La risposta è affermativa ma vaga.
Quello che avviene alla fine del formation lap rimarrà nella storia della F1. Hamilton è solo in griglia, tutte le altre vetture sono in pit per montare gomme da asciutto. Quando la 44 è sotto ai semafori non arriva il riturale “Last car approaching the grid” perchè è la W12 la prima e l’ultima auto presente sotto ai semafori. Una situazione surreale frutto di un errore di valutazione madornale ed inammissibile operato dal muretto box. I cinque semafori si spengono e Lewis scatta come in una simulazione di partenza.
Il primo giro è condotto in un silenzio sinistro spezzato dalla voce di Hamilton che, con tono dismesso, dice “It’s dry“. Indicazione alla quale Bono replica con uno scontato “Box, box“.
Alla Freccia Nera vengono montate gomme a mescola media. Appena Lewis riprende la pista si avvede della situazione e domanda “Am I last?“. Arriva la risposta affermativa di un Bono dal tono mesto. Hamilton è in posizione 14 e ha dinnanzi a se Giovinazzi a sei secondi. E una montagna da scalare per raggiungere il podio. Bono cerca di motivare il pilota: “Sei l’uomo più veloce in pista, Verstappen ha dei danni alla macchia. Puoi vincere la gara“. La replica del pilota non è propriamente in stile british: “Siate più svegli ragazzi!“.
Il recupero verso la vetta passa innanzitutto attraverso l’avvicinarsi al treno delle altre vetture. Al passaggio n°8, mentre dai box comunicano il gap da Ocon, Hamilton è negli scarichi della Alfa Romeo di Antonio Giovinazzi. Per un paio di giri il britannico studia il rivale lamentandosi, tra l’altro, di faticare a rimanere in scia. Ma al giro dieci rompe gli indugi. Il sorpasso è preparato alla fine della nona tornata. Nelle ultime due curve, Lewis modella traiettorie che consentono un’uscita più efficiente sul versante trazione. Cosa che, abbinata al DRS, rende la manovra di sorpasso a Curva 1 relativamente semplice.
Subito dopo, quando Hamilton è in tredicesima posizione, Bono si apre in radio mettendo in guardia su un anomalo aumento delle temperatura delle pinze dei freni. Per poi suggerire STRAT 11, una mappatura abbastanza blanda in una fase in cui, pur dovendo recuperare il gap, è necessario gestire lo spinning delle gomme. Nel frattempo l’ingegnere di pista ravvisa ancora una temperatura troppo alta della pinza anteriore sinistra.
Ora Hamilton è alle spalle di Tsunoda che, poco dopo, riesce ad avere la meglio su Mick Schumacher. Ecco che il britannico si trova negli scarichi della Haas del tedesco che sarà sopravanzato dopo mezzo giro di studio. Il sorpasso è agevolissimo visto che arriva già a metà rettilineo grazie alla grande differenza prestazionale tra le due monoposto.
Hamilton guadagna subito un’altra posizione per la sosta di Raikkonen che dovrà anche scontare una penalità ai box. E’ ora in P11.
Bono, nel mentre, suggerisce HPP-7, una mappatura più spinta dell’ibrido “For more performance“. Al muretto credono ancora che la vittoria sia possibile. Tant’è che arriva un’altra indicazione sul settaggio della power unit. Peter Bonnington comanda di impostare l’endotermico su STRAT 4. Ma c’è un trenino di vetture che si para dinnanzi ad Hamilton e che ha un passo più lento rispetto ad Ocon e Vettel che fanno l’andatura. E’ in questi passaggi che matura l’idea di una sosta anticipata.
Il secondo pit stop si concretizza al giro n°20. Vengono montate gomme hard.
Bono avvisa che il ritorno in pista sarà critico e di mantenere STRAT 4. Lewis è dodicesimo ora. Verstappen, alle prese con seri problemi aerodinamici causati dalla collisione con la vettura di Bottas, prova a difendersi dall’undercut. Dai box Bono arringa dicendo “Stay focused, it’s alla clear“. Ci si riferisce alla possibilità di vincere. Ma nel frattempo c’è da evitare di restare intruppato dietro il rivale olandese con tutti i rischi del caso.
Verstappen si ferma nella tornata successiva: l’undercut riesce. In realtà si tratta di doppio undercut perchè, come le immagini successive mostrano, Hamilton ha la meglio anche della McLaren di Daniel Ricciardo.
Al 22esimo giro Hamilton è nono ed inizia ad inanellare una serie di giri veloci dopo che Bono gli ha intimato di spingere forte per colmare il gap dalla vetta.
Due tornate dopo la 44 è nuovamente alle spalle della Haas di Mick Schumacher. Il sorpasso è nuovamente agevole.
Ora davanti c’è Latifi a cinque secondi. la distanza temporale è colmata in in poco più di un giro. Al passaggio 27 la Williams del canadese soccombe in rettilineo avendo anche lo svantaggio di essere sotto DRS.
Hamilton mette nel mirino l’Alpha Tauri di Yuki Tsunoda, staccato di due secondi. Mentre parte la battuta di caccia alla sorella minore della Red Bull, Lewis guadagna un’altra posizione (P5) grazie alla sosta di Pierre Gasly. Hamilton stavolta dovrà sudare di più per avere la meglio della AT02. Il sorpasso non è semplice ma è molto spettacolare, ad alto tasso tecnico visto in quel punto si concretizza. Adiamo direttamente all’episodio che si verifica al giro 32.
La manovra inizia nel terzo settore del giro precedente. Bono suggerisce di impostare la famosa (per i fatti di Baku) modalità Magic per avere un extrapower derivante dalla componente ibrida. Nell’ultima piega destrorsa Hamilton è incollato al giapponese. In Curva 1 tira una staccata perentoria che lo porta al bloccaggio controllato dell’anteriore destra, la ruota interna. Alla piega successiva i due sono vicinissimi ed Hamilton, con una traiettoria più rotonda, esce con maggior trazione. Nell’abbrivio che porta a Curva 4 l’inglese si affianca a destra e approccia di colpo la piega sinistrosa beffando il portacolori dell’Alpha Tauri che cede la quinta piazza.
Nemmeno il tempo di prender fiato che Sainz entra ai box per evitare di essere superato dalla Mercedes che è una scheggia in questa fase. 4 sono i secondi di distacco dallo spagnolo della Ferrari. Bono incita il suo pilota dicendo che può ancora vincere. Hamilton risponde, mentendo sulla strategia, che non si fermeranno più. In tre giri Lewis annulla il distacco dalla Ferrari n°55 e Bono si apre in radio dicendo “Don’t give up!”. “Never!” è la risposta del campione del mondo in carica.
Al passaggio 37 Ocon e Vettel si fermano ai box. Tre giri dopo lo farà Alonso. Cosa che porterà Hamilton in quarta piazza. Nel frattempo il britannico si fa prepotentemente sotto alla Ferrari, ma non riesce ad infilare la stoccata vincente. Il continuo girare alle spella dell’ex McLaren induce il box ad un cambio strategico che si concretizza, al giro 48, nel terzo pit stop della gara per montare un treno di medie nuove. In quel momento la vetta era a soli sette secondi. Ma in Mercedes ritenevano, a ragion veduta, di sfruttare l’extra grip delle gomme nuove per recuperare il gap e provare l’assalto alla vittoria. Strategia vanificata da un super Fernando Alonso che sarà l’ago della bilancia del Gp d’Ungheria.
Ora Hamilton non ha altro da fare che impostare un ritmo indemoniato. La vetta dista 24 secondi, l’impresa, a 22 giri dal termine, è possibile.
Hamilton è quinto e riduce il gap da Ocon e da Alonso ad una velocità impressionante. Quando siamo al giro 51, Toto Wolff si apre in radio e afferma “Lewis we can win this“. L’ambiente è carico e Hamilton si fionda sull’Alpine di Fernando al passaggio n°54. L’asturiano è un osso durissimo e con Hamilton, da sempre, ha un conto aperto. Il campione del mondo in carica impiegherà ben 10 giri per avere la meglio dell’asturiano in un duello che di certo sarà ricordato come uno dei più entusiasmanti degli ultimi anni.
Vediamo come sono andate le cose in quello che è il momento chiave dell’intero GP d’Ungheria. Nella prima fase del duello, Alonso può contare sull’indiretta alleanza del suo connazionale Carlos Sainz. Infatti l’Alpine riesce a stare in zona DRS potendo così annullare il vantaggio dell’ala mobile che lo stesso Lewis può azionare. Questa situazione perdura per qualche giro e fa sì che Hamilton non riesca ad avvicinarsi concretamente sul rettilineo della partenza.
Proprio sulla retta dello start, Lewis continua a farsi vedere nei retrovisori. Cosa che non innervosisce l’ex compagno di squadra ma che lo induce a concentrarsi più sul britannico che sul connazionale. Ecco che l’Alpine esce dalla zona DRS visto che il gap da Sainz aumenta oltre il secondo. Il duello si fa più serrato e Alonso sale in cattedra con una difesa stoica nella quale dà fondo a tutta la sua esperienza. Hamilton, dal canto suo, sapendo delle difficoltà di Verstappen, rischia non oltre il dovuto per non vanificare il recupero in classifica.
Alla tornata 59 Lewis si apre in radio chiedendo più potenza per stare più incollato in rettilineo. Dopo tre giri la lotta è serratissima. Lewis esce incollato all’ultima curva. Alla Staccata di Curva 1 prova a prendere l’esterno ma Alonso tiene bene l’interno. Hamilton esce con miglior trazione prova la sortita a Curva 2: nulla da fare. Il pilota di Stevenage non vuole sprecare l’occasione e, a Curva 4, dove aveva messo dietro Tsunoda, si affaccia all’esterno e mette il muso dinnanzi alla vettura transalpina. Ma Fernando appare nuovamente sullo schermo e in maniera beffarda si riprende la posizione. E’ un momento entusiasmante.
Hamilton si lamenta per l’ostruzione di Alonso che resta, ad onor del vero, nei confini delle regole. E’ l’adrenalina che fa parlare il britannico che attende due giri per poi preparare l’attacco mortifero allo spagnolo che favorisce il sorpasso a causa di un errore sotto pressione a Curva 1. Poco prima della stoccata decisiva, sul volante, si illumina il numero 57. Hamilton sposta il brake balance all’anteriore per avere una staccata più corta anche se più difficile da controllare.
La mossa dà i frutti sperati. In ogni caso il successo della manovra lo si deve essenzialmente alla differenza con cui Hamilton e Alonso affrontano l’ultima curva del tracciato magiaro. Nando resta molto largo, Lewis pennella una virgola più dolce, rotonda, efficace. Cosa che gli consente di incollarsi nei tubi di scarico della monoposto francese. L’asturiano prova a prendere il centro della pista ma, pressato, inchioda l’anteriore destra e va leggermente lungo. Quel tanto che basta per sguarnire la guardia e consentire all’inglese di affondare il jab vincente. Hamilton è quarto e si mette a caccia di Sainz (leggi qui l’analisi on on board dello spagnolo) che intanto fatica maledettamente con le gomme.
Basta un solo giro di studio per abbattere la flebile barriera eretta dalla Rossa n°55 che viene superata nonostante abbia il DRS aperto provocato dalla presenza di Ricciardo da doppiare.
Sono nove i secondi che dividono Lewis da Vettel. L’inglese chiede subito quale sia il passo del tedesco per provare l’impresa disperata. In tre giri Hamilton, che ottiene di poter usare STRAT 5, annulla quasi del tutto il gap, ma non basta. La gara si chiude in terza piazza dopo una rimonta sfiancante che costringerà il campione del mondo ad un controllo medico.
Appena la camera stacca sul casco si nota che Hamilton scuote la testa. Il disappunto è confermato in un team radio in risposta ai complimenti di Bonnington: “Era una facile vittoria, ragazzi“. Poi stempera toni ringraziando il team per i pit stop velocissimi e per il lavoro svolto. Ciò dopo essersi sincerato del decimo posto di Verstappen.
Il GP d’Ungheria è sostanzialmente stata un’occasione sprecata per Hamilton e la Mercedes. Una reazione pachidermica ad una pista le cui condizioni erano mutate drasticamente ha determinato la retrocessione in ultima piazza. La strenua difesa di Alonso ha vanificato parzialmente un recupero poderoso che, in ogni caso, ha permesso al britannico, complice la squalifica della Aston Martin di Vettel trovata senza il minimo quantitativo di carburante a bordo (cosa probabilmente dovuta proprio alla pressione che Lewis ha operato sul tedesco negli ultimi due giri), di ottenere il secondo posto guadagnando diciotto punti mentre il suo avversario, alle prese con una monoposto ai limiti della guidabilità, ha incamerato solo due punticini frutto di un nono posto strappato con le unghie con i denti.
Prima del GP l’inglese era a 8 lunghezze dal rivale olandese. Dopo la gara ha ribaltato totalmente la situazione trovandosi a +8. L’inerzia del mondiale, che fino a due GP fa arrideva a Verstappen, sembra ora dalla parte del portacolori della Mercedes che può godere di una W12 tornata a funzionare bene in ogni condizione di pista e di asfalto. Il pacchetto introdotto a Silverstone sta evidentemente mantenendo le aspettative. Mancano ora 12 appuntamenti alle fine di un campionato che riprenderà con una tripletta che potrebbe essere decisiva, composta da Spa, Zandvoort e Monza.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1 TV