martedì, Novembre 19, 2024

Essere Sebastian: somewhere over the rainbow

Sebastian Vettel non si atteggia a eroe, non si prende mai troppo sul serio in F1. Tranne quando si sente chiamato a difendere una causa. Il tedesco è coerente, ma sa andare contro corrente, ha bene in mente quali siano le priorità e le cose a cui deve prestare attenzione. Non comunica con i social, non adotta il linguaggio delle masse e dei tempi moderni, ma il suo messaggio arriva chiaro e deciso, a dispetto di chi vive di sola apparenza. Seb invece è pura sostanza, sorriso e calore, ma soprattutto determinazione. Le bocche cucite stanno altrove, dimenticate là dove vige una censura da legge non scritta, che appiattisce i gesti, senza scalfire l’anima.

Colori intensi, radiosi, variopinti. Vestirsi di arcobaleno per sostenere un messaggio e un’idea, a dispetto di quanto sarebbe opportuno nelle bella Ungheria dalle ali tarpate. Sebastian va avanti per la sua strada, esprime e dissente in modo pacato, ma molto mirato. Lontano mille miglia da proclami o strumentazioni, si fa paladino di una giusta causa in F1, più di tutti, meglio di tutti. Qualcuno dirà che la politica non deve fare parte dello sport, altri si troveranno in disaccordo con questa presa di posizione, ritenendola faziosa. Alcuni biasimeranno Vettel perché potrebbe correre e basta, lasciando da parte gli ideali. Ma non serve appartenere a una ‘minoranza‘ per sposare una causa, si tratta solo di coscienza.

F1
Sebastian Vettel a bordo della sua AMR21 durante il fine settimana del Gran Premio di Ungheria 2021

La F1 moderna sta provando a essere ‘inclusiva‘, termine odioso che allontana più che avvicinare, che violenta gli intenti, che rende tutto molto simile a una cerimonia da parata. Mille contraddizioni appianate dal dio denaro, al quale si possono sacrificare diritti, al quale si piegano i doveri. Sebastian in tutto questo si muove libero e indipendente, prima e meglio di altri, pur mossi da nobili intenti. Vettel raccoglie l’eredità di Hamilton e la fa fruttare a suon di gesti. Le parole hanno altri luoghi e altre circostanze in cui esprimersi.

Dopo la pioggia arriva l’arcobaleno, in tutti i sensi. Con una partenza bagnata e tumultuosa si tratta solo di sopravvivere. Chi scatta e chi attacca ha la peggio, chi si butta a fionda soccombe. Meglio una strategia attendista, un’esitazione, uno start da lumaca, che consente di non essere invischiati nella mischia. L’incredibile accade e sorprende in un coro di ‘oh‘ stupefatti. Fuori tutti i protagonisti, o quasi, alla prima curva: spazio agli altri, ai dimenticati, ai lontani. Vettel e Ocon marciano prima della bandiera rossa dietro a Hamilton, leader per poco o per scherzo, nello scherno di una desolante ripartenza in solitaria. Una ventata di assurdo in F1, a causa dell’unicità del frangente, ma soprattutto per via del palese errore Mercedes.

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Sebastian Vettel (Aston Martin Cognizant F1 Team) insegue Esteban Ocon ( Alpine F1 Team)

Qualcosa di cui sparlare, a bocce ferme, dopo che due palle impazzite hanno innescato il delirio. Intanto rimangono i fatti: Sir Lewis abbandonato a se stesso con un inutile treno di intermedie, che lo costringono a una sosta addizionale, mentre il gruppo, partendo dalla pit lane, ha già effettuato il cambio opportuno. Eccola l’occasione, il vertice insperato, la pentola d’oro alla fine dell’arcobaleno. Esteban e Sebastian a spartirsela, braccandosi da vicino per tutta la gara. Il tedesco insegue e non molla, il francese detta il ritmo e non sbaglia. Colpo su colpo, giro dopo giro, in una danza all’ultimo respiro.

Non c’è frenesia, piuttosto accortezza. Nessun margine per l’errore, un solo posto per la gloria. Sebastian ci crede ma non azzarda, attento e paziente fa appello all’esperienza. Esteban non sa e non ha riferimenti, viaggia nella meraviglia dell’incoscienza, cavalca il suo sogno senza cedere alle trappole dell’emotività. Un miracolo sportivo della F1 moderna, un regalo e un tributo per chi osa e spera. Vettel non molla, ma Ocon è in trance agonistica e nulla lo può fermare. Uno spettacolare Alonso argina la rimonta di Hamilton, proteggendo il duo di testa. La bandiera a scacchi conferma il disordine delle cose e la piazza d’onore per Seb.

la festa sul podio del Gran Premio di Ungheria: Sebastian Vettel (Aston Martin Cognizant F1 Team) insegue Esteban Ocon (Alpine F1 Team)

Ma un’altra tempesta si prepara per il tedesco, fulmini e saette pronte a detronizzarlo. Prima in virtù di un’investigazione legata alle procedure pre gara, fortunatamente archiviata. Poi a causa dell’insufficiente quantitativo di benzina residuo a bordo della sua Honey Ryder. Meno del canonico litro, secondo i rilievi. Abbondantemente sopra quell’unità, secondo la squadra. In serata arriva prontamente la squalifica, poi congelata in virtù di un possibile ricorso. Mentre attendiamo il responso di questa cavillosa F1, non resta che goderci il secondo podio di Seb, reale o virtuale che sia. Perché niente potrà cancellare la sua gara gloriosa e il messaggio che ha saputo trasmettere.


Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco

Foto: Aston Martin Cognizant team F1

Veronica Vesco
Veronica Vesco
Il candore di un foglio bianco che m'invita alla scrittura. Il fragore di una monoposto rossa che accende la mia natura. Due colori tratteggiano il mio profilo fin dall'infanzia. Due colori capaci di accompagnarmi nel tempo, assumendo molteplici tonalità, sfumate dagli eventi della vita. Da una penna a una tastiera. Da un'auto a pedali agli autodromi. Da una laurea in Lettere al primo libro. Sempre nel segno di una Ferrari. Sempre con il sogno di cavalcare le mie passioni.

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