Mancano veramente pochi tasselli per definire il mosaico che comporrà le dieci line-up piloti del mondiale di F1 2021. L’annuncio del passaggio di Valtteri Bottas sotto le insegne del Biscione ha creato un effetto domino che si esaurirà quando la stessa Alfa Romeo annuncerà il compagno di squadra del finlandese. La partita si sta giocando tra tre nomi: Antonio Giovinazzi che legittimamente rivendica il suo sedile, Nyck De Vries che ha la spinta ed il supporto di Toto Wolff e Guanyu Zhou, driver in quota Renault.
Con un campionato in pieno svolgimento bisogna capire quali effetti possono avere, nell’immediato, questi cambiamenti. Ci sono ancora nove gare da disputare e la posizione più delicata sembra essere quella della Mercedes che si troverà un pilota dimissionario che è contestualmente chiamato a profondere il massimo sforzo per aiutare il team e Lewis Hamilton ad agguantare due titoli che al momento, data una situazione tecnica di certo non vantaggiosa (leggi qui l’approfondimento), sembrano di difficile ottenimento.
In cinque anni di permanenza in quel di Brackley il ruolo di Bottas non è mai stato così centrale. Ed è un paradosso vista la situazione. Checché se ne dica, il boscaiolo non è mai stato troppo decisivo nella conquista dei mondiali di Hamilton. Salvo sporadici casi frutto della contingenza e del distacco in classifica ormai incolmabile, il buon Valtteri non è stato realmente usato per una più alta ragion di stato. Innegabilmente vi sono stati degli episodi in tal senso – su tutti Monza 2018 – ma nulla che possa far ritenere che il finnico sia stato una vittima sacrificale da contratto.
Ora lo scenario è mutato. Il vantaggio tecnico che il pacchetto Hamilton-Mercedes aveva palesato nelle stagioni addietro si è dissolto sotto i colpi di una Red Bull e di un Verstappen quanto mai solidi che, nel 2021, hanno avuto la forza di doppiare Mercedes in termini di vittorie.
Se i distacchi in classifica sono risicati è solo per una serie di congiunture che hanno consentito a Hamilton di annullare lo svantaggio di 33 punti che si registrava dopo la Sprint Qualfying di Silverstone e che di era tramutato in un +8 sul rivale olandese quando il Circus si è spostato a Spa Francorchamps.
Toto Wolff ha un bel problema: motivare il suo uomo e renderlo utile alla causa. Non un’operazione semplice. Bottas, sotto l’aura di uomo-azienda, cela un’anima più calda. Probabilmente, complice le parole al miele di Hamilton, covava ancora qualche speranza di restare in AMG F1. Ma George Russell premeva con insistenza alle porte di Brackely e non s’è potuto ulteriormente procrastinare un matrimonio da troppi anni desiderato da ambo le parti.
Domenica scorsa si è avvertito qualche scricchiolio nel rapporto tra l’ex Williams e la squadra che lo ospita da cinque anni. Una sorta di velata insubordinazione che si è manifestata in due momenti: quando ha lasciato sfilare Verstappen con relativa semplicità (anche se c’erano mille attenuanti per la differenza dello stato delle gomme) e soprattutto quando ha cercato di togliere il punto del giro veloce al compagno nonostante Riccardo Musconi, il suo ingegnere di pista, si agitasse in radio per dirgli di desistere dell’intento. “Woodman” è andato per la sua strada e con una sfrontatezza mai vista prima s’è preso la miglior prestazione. E’ servito un rischioso cambio strategico dell’ultimo istante per rimettere le cose a posto.
La manovra provocatoria di Bottas dà una chiara indicazione di quali possano essere le difficoltà di gestione che il team dovrà affrontare nelle rimanenti nove gare. La necessità di usarlo per fini aziendali, senza abusarne, provando altresì a concedergli ancora qualche residua soddisfazione. Un equilibrio delicatissimo, un margine di manovra sottilissimo che richiede tutti gli sforzi manageriali di Toto Wolff che, dopo un 2016 rovente, s’era abituato ad un clima decisamente più disteso e collaborativo.
E’ una sorta di battaglia psicologica quella che deve combattere il team principal viennese: trovare espedienti e strategie atte a motivare un pilota totalmente svuotato negli stimoli circa l’esperienza in corso e che probabilmente è mentalmente proiettato al 2022 e alla nuova avventura in Sauber. E non è detto che riesca in un’opera che al momento appare ardua.
Proprio Monza ci racconta di come potrebbero andare le cose, in un senso e nell’altro. Tre anni fa la pista brianzola fu teatro dell’annuncio dell’ingaggio da parte della Ferrari di Charles Leclerc. Kimi Raikkonen, con tempistiche e modi non troppo convincenti, fu messo alla porta dopo anni di onorato e fedele servizio alla causa rossa. Iceman reagì nel suo stile: visiera abbassata, pochissime parole e un weekend da urlo con pole, una vittoria mancata anche grazie al perfetto gioco di squadra della Mercedes e un compagno di squadra annichilito. Quel Vettel che pasticciò come non mai iniziando a perdere terreno in classifica rispetto ad Hamilton che si prese la gara e, a fine anno, il titolo.
In quella circostanza fu chiaro che Kimi andò per la sua strada senza mettersi a disposizione della scuderia e di Vettel che rivendicava il ruolo di pretendente al titolo. Quel che è avvenuto in Ferrari, mutatis mutandis, potrebbe verificarsi anche in Mercedes se Bottas non sarà adeguatamente istruito e sufficientemente motivato. Perché lavorare per Hamilton? Perché mettersi in gioco per la squadra come avvenne sempre a Monza nel 2018?
Domande che non hanno semplici risposte. Wolff potrebbe fare leva sulle ultime occasioni per Bottas di mettersi di mostra. Va affermato senza troppi giri di parole: Alfa non è nè sarà mai Mercedes. Le possibilità di esporsi alla luce della gloria nel team di Hinwil sono limitatissime. Nonostante il cambio regolamentare cui andiamo incontro, appare difficile che la Sauber possa lottare per il vertice.
Quindi questo ultimo scorcio di stagione potrebbe dare la possibilità al pilota di Nastola di raccogliere ancora qualche frutto maturo che si presenta sotto forma di podio o, se le circostanze le permetteranno, di vittoria. Una conseguimento che manca ancora in stagione. E sarebbe la prima volta che succede da quando Valtteri ha abbracciato la causa anglo-tedesca.
Basterà? Difficile dirlo, ma potrebbe. Bottas, nonostante il “colpo di testa” olandese, è un uomo fidato ed affidabile. E il rapporto con Toto Wolff è ancora ottimo visto che il grande boss di AMG F1 si è speso in prima persona per trovargli un sedile. Ancora, il legame umano e la stima che intercorre con Hamilton sembrano sincere. Un fattore che potrebbe, alla lunga, pesare.
Insomma, Valtteri Bottas è – anzi deve essere – al centro del progetto molto di più di quanto si possa pensare in un’analisi superficiale. Anche dalle sue prestazioni dipende l’esito di questo combattutissimo mondiale. E la cosa, con crudezza, spiega quando la Mercedes non sia più la stella polare tecnica del lotto.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes