Due sessioni libere di F1 dominate, le prime due sezioni delle qualifiche a fare la lepre e l’unico rivale al titolo costretto alla partenza dal fondo dello schieramento. Per Lewis Hamilton e la Mercedes c’erano tutte le condizioni per imporsi con un uno-due nel sabato del GP di Russia di F1. Invece, come accaduto spesso in una stagione in cui le letture strategiche sono state non sempre precise, qualcosa è andato storto e Brackley ha chiuso con un quarto e un settimo posto. Un risultato che ha l’amaro sapore della mestizia e dell’occasione sprecata.
Intendiamoci, nulla che non si possa recuperare in gara poiché Sochi, specie in partenza, è pista amica dei sorpassi. E perché la W12, nelle simulazioni di passo del venerdì, aveva fatto la voce grossa. Una vettura sembrata impeccabile sull’asciutto e che, sul bagnato, come Q1 e Q2 dimostrano, si era confermata su ottimi livelli. Ma quando si è trattato di interpretare l’asfalto che cambiava ecco che si è avviata una catena di eventi che ha portato alla beffa che ha i volti di Lando Norris, di Carlos Sainz e di George Russell. Ancora lui.
Andiamo dritti al sodo, ossia alla Q3. Sul finire delle qualifiche la pista si presentava in lento ma progressivo miglioramento. Hamilton e Bottas, per cautelarsi, a giusta ragione, fanno un primo assalto con gomme intermedie e si piazzano in prima e terza posizione. Nel frattempo Russell, saggiato l’asfalto, si apre in radio chiedendo di montare le slick. Cosa che fa abbondantemente prima che scatti la metà del turno.
Gli sguardi di tutti si volgono al talento della Williams per capire se la vettura risponde come da auspici. Il primo giro lanciato è una sofferenza, ma l’asfalto progredisce e, di curva in curva, aumenta il feeling con la monoposto che, lentamente, riesce a mandare le gomme in temperatura. Ecco che Norris e Sainz replicano le mosse del futuro compagno di squadra di Hamilton e tornano in pit lane per montare un treno di soft.
Cosa accade in questi concitati momenti in Mercedes? Vediamo. Come dimostra l’immagine seguente, la pista presenta tratti di asciutto evidenti.
Lo scatto è ripreso nel momento in cui Lewis marca la pole provvisoria. In questo istante mancano otto minuti al termine della sessione. Ci sarebbe tutto il tempo per una manovra protettiva. Messa in carniere la prestazione, si poteva tornare ai box per montare la soft e “coprire” ciò che gli altri avevano iniziato a fare. Invece si preferisce fare un ulteriore tentativo che deve essere preparato con un passaggio in cui vengono ricaricate, come da procedura, le batterie.
Questo è un momento chiave che va ben analizzato. In realtà Hamilton non dice di voler rimanere in pista con le intermedie. La comunicazione relativa al montaggio delle slick da parte di Russell arriva sul finire del giro di cool down. Hamilton non replica e si lancia. Restare in pista, dunque, è stato frutto di una strategia approntata in precedenza e non rivalutata in corso d’opera come alcune analisi avevano sottolineato.
Nel giro di raffreddamento, Peter Bonnington aveva anche avvisato che nel successivo tentativo Hamilton poteva utilizzare STRAT 2 (mappatura dell’endotermico molto aggressiva). Il primo settore di questo secondo assalto su intermedie aveva dato segnali incoraggianti: il T1 si illuminava di viola. E’ nel secondo settore che la W12 soffriva la pista che andava evolvendosi positivamente. E infatti il cronometro sancirà che è tempo di cambiare strategia.
Bono si apre in radio e riferisce “Le altre macchine stanno andando sulle slick, che direzione dobbiamo prendere?“. La risposta del driver di Stevenage è chiara: “E’ sicuramente asciutto!“, E subito dopo la replica del tecnico: “Box box“.
Non risulta quindi essere propriamente precisa quella ricostruzione secondo cui Hamilton aveva deciso di restare in pista troppo a lungo con gomme da pioggia. Il cambio strategico è semplicemente arrivato tardi. Lo stesso Toto Wolff, dopo la concitata sessione, parlerà di sfortuna e non di errori del muretto o del pilota.
Nel momento del rientro, però, il campione del mondo è autore di una topica piuttosto grossolana. Nell’approccio alla pit lane c’è un drastico cambio delle condizioni dell’asfalto che risulta essere ancora molto bagnato. Hamilton, probabilmente, era ancora “settato” sul feeling da asciutto che la pista iniziava a rilasciare e imposta troppo rapidamente la curva destrorsa: la W12 ha un evidente sottosterzo. Da qui l’inevitabile spallata alla barriera di sinistra.
Dall’impatto ne scaturisce il danneggiamento dell’ala anteriore che verrà sostituita non senza difficoltà visto che alle spalle arriva Bottas per il suo cambio gomme. Hamilton, nel momento del “bacio fatale”, si apre in radio e dice “I hit the wall, shit“. E poi comunica di avere dei danni.
Ecco che la vettura viene spostata in avanti per favorire il finnico per poi essere riportata nella sua piazzola e completare le operazioni di cambio gomma e cambio ala.
Lewis continua domandare se vi sono danni e viene rassicurato del fatto che si tratta solo di un problema al muso. Ripete nuovamente l’espressione colorita e Bono, per tranquillizzarlo, dice che c’è tempo pe recuperare. Cosa non del tutto vera perché, con pista freddissima e non completamente asciutta, mettere in temperatura le soft è un’impresa. E la cosa è stata dimostrata da Russell, Sainz e Norris che impiegano diverse tornate per mettere le Pirelli a banda rossa nella giusta finestra. Tempo che né Hamilton né Bottas avranno.
Durante la percorrenza della pit lane, Hamilton abbozza qualche rapido cambio di direzione per capire se tutti i sistemi sono funzionanti dopo l’impatto. Si apre in radio e avvisa “Suspension is ok“.
Inizia un giro in cui deve familiarizzare con le gomme e con l’asfalto che, nel frattempo, è ulteriormente migliorato. Già a Curva 1 il primo problemino visto che Lewis arriva lungo, anche per favorire Ricciardo che nel frattempo accorreva arrembante da dietro.
Superato questo piccolo momento di difficoltà, Lewis si concentra sulla gestione degli penumatici. Poco prima di partire per il solo tentativo a disposizione si lamenta delle basse temperature delle coperture. Bono, quasi sconfortato, risponde “So Lewis, do what you can“. Non un segnale incoraggiante. La W12 si lancia e il pilota chiede se ha un solo “shot“. Arriva la conferma dall’ingegnere di pista.
Il giro parte in modalità Strat 2. Il primo intertempo non lascia presagire nulla di buono, così come il secondo. Lewis arriva nel T3, quello leggermente più bagnato, e commette un altro errore figlio di pneumatici ancora troppo freddi. La sua vettura va in sovrasterzo, si mette di traverso e cozza sulle barriere con l’ala posteriore. Un impatto che risulterà essere veniale e che mette fine ad un giro sostanzialmente inutile.
Alla fine è P4 per il campione del mondo – autore di una Q3 pessima – ma che limita i danni poiché poteva, nelle due toccate, causare problemi seri alla sua monoposto.
La sensazione è che Mercedes non abbia colto perfettamente il momento dello switch prestazionale tra le intermedie e le slick. Un errore di valutazione che poteva starci ma che ha ingigantito i suoi effetti anche a causa dell’impatto che Hamilton ha avuto con le barriere. Cosa che ha determinato un aggravio di tempo che, ad analizzare bene i fatti, non avrebbe comunque permesso né a lui né a Bottas di fare un altro giro lanciato. L’errore, probabilmente, è stato fatto a monte: bisognava rientrare appena concluso il primo assalto.
Mercedes e Hamilton si sono complicati la vita con un turno di qualifiche condotto oggettivamente male. La gara può offrire possibilità di riscatto considerando che Verstappen, ultimo in griglia, avrà una montagna da scalare. Ma le cose per il team di Brackley non saranno semplici. Un conto era partire occupando per intero la prima fila, un altro è avere Norris in pole con una McLaren super rapida sui rettilinei e Ricciardo in agguato pronto a sfruttare l’ennesima eventuale esitazione di un pilota che sta gestendo male l’onda pressoria.
Il momento dello start sarà decisivo. E sarà fondamentale avere la meglio immediatamente della Williams e della Ferrari di Sainz che, non avendo a disposizione al nuova e più performante power unit, dovrebbe pagare un importante deficit velocistico nei riguardi della Freccia Nera n°44. Da valutare, in ultima analisi, le condizioni della pista. Al momento è prevista una pioggia non troppo battente. Instabilità che deve essere letta bene sia dal muretto che dai piloti. Cose, queste, non verificatesi spesso in condizioni anomale.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV