Un bug è un’anomalia che determina un malfunzionamento di un dato sistema, un’irregolarità che può produrre un risultato inatteso o errato. Queste disfunzioni dipendono essenzialmente da errori nella scrittura dei codice sorgente di un programma. Questo avviene nel mondo dell’informatica. Ma non solo. Infatti, anche in F1, registriamo la presenza di un bug.
Ci si accorge di una problematica quando il meccanismo viene sottoposto a stress. E la cosa si è verificata ieri, quando Valtteri Bottas, redivivo dopo l’annunciato cambio di casacca, ha piazzato la pole position nella qualifica che determina la griglia di schieramento della Sprint Qualifying.
Dove risiede l’anomalia? Sulla vettura n°77 del finnico, dopo il primo turno di libere, viene scoperto un difforme funzionamento della power unit Mercedes. Il tempo è poco, i ritmi sono cadenzati e allora gli ingegneri della Stella a Tre Punte decidono di ricorrere al quarto propulsore stagionale. Cosa che determina un’automatica penalità.
Valtteri dovrà quindi partire in fondo allo schieramento. La logica vorrebbe – ma in F1 di la razionalità è un valore che troppo spesso sfugge – che la retrocessione si applicasse già nella gara veloce del sabato. No. Oggi pomeriggio Woodman potrà mantenere la sua posizione in testa al gruppo. La sanzione sarà scontata domani, nella gara ufficiale.
Una pole position che non è una pole position che genera i suoi effetti sulla gara e non sul successivo turno ufficiale, ossia la qualifica sprint, ma che contestualmente ne determina lo schieramento. A sol pensarci viene il mal di testa, si entra in un loop spazio-temporale che ricorda a noi osservatori quanto questo sport cerchi con quasi scientifica maniacalità le strade meno intelligibili per favorire percorsi illogici, irrazionali, svantaggiosi.
Ilbuon senso avrebbe imposto che oggi Bottas scattasse in fondo alla griglia. E limitasse i danni in vista della gara di domani provando, su una pista amica dei sorpassi, a ricostruirsi la possibilità di accomodarsi nella top ten. Qualcosa che avrebbe potuto permettere alla W12 del pilota di Nastola di giocarsi ancora la vittoria dell’evento. Cosa che, salvo stravolgimenti inimmaginabili, non accadrà.
“Ho fatto un bel giro. Quando riesci a spingere fino alla fine in è bellissimo – ha riferito Bottas dopo la super prestazione del venerdì – Ho anche aiutato Lewis con la scia alla fine. Mi sento bene, sono rilassato. Ora penso alla gara sprint di domani. Spero di ottenere il massimo bottino di punti. Cercheremo di fare bene anche domenica, ma iniziamo a fare bene domani”.
Il Boscaiolo, come spiegano le dichiarazioni riportate poc’anzi, è apparso felice del risultato, non rendendosi conto del clamoroso bug che affligge il nuovo format di cui la F1 si è dotata in maniera abbastanza frettolosa. E questo è davvero sintomatico. “La gatta per fare presto fece i figli ciechi” recita un antico proverbio. Ed è ciò che è successo nei mesi addietro.
La definizione della nuova modalità operativa è apparsa farraginosa, confusionaria, frutto di un’interlocuzione poco utile. La sensazione è che Liberty Media, il mandante, e la FIA, l’esecutore, abbiamo praticamente imposto la Sprint Qualifying alla quale i team hanno dovuto necessariamente cedere nonostante alcune fazioni autorevoli non volessero sentirne parlare. Vedi Toto Wolff che nei due anni precedenti si era opposto strenuamente all’introduzione di questo controverso modello. Che, al di là di sondaggi poco veritieri, piace davvero a pochi.
Da qui la necessità di invertire la rotta. Le teste d’uovo che governano la F1, con tempi assimilabili a quelli del Bradypus Variegatus, stanno pensando di apporre qualche modifica. Ahinoi il futuro di questo sport va verso i due avvenimenti per week end: la mini race al sabato e la gara “normale” alla domenica. La novità qual è? Anzi quale potrebbe essere? Che le qualifiche del venerdì ritornano ad essere vere qualifiche.
Facciamo chiarezza. Il turno di qualifiche è un esercizio peculiare della F1. Il pilota che sfida prima se stesso e il cronometro e poi, indirettamente, gli altri avversari. Il format attuale svilisce tutto ciò provando a nobilitare una garetta di pochi km che essa stessa viene considerata qualifica. Un abominio logico, uno schiaffo alla tradizione, una spallata ad ad abitudini sedimentate. Che piacciono ai tifosi.
Nei prossimi anni, a sentire Stefano Domanicali che ne ha parlato in una recente intervista, il paradigma dovrebbe cambiare andando a correggere gli attuali errori. Possiamo immaginare – in base a certi rumors che aleggiano nel paddock – che si spostino al venerdì le canoniche qualifiche che stabiliscono poleman e griglia di partenza sia per la mini race che per la long race. Quindi nessuna cervellotica inversione di posizioni di ciò che scaturisca al sabato. Cosa, questa, che avviene nelle formule minori.
Naturalmente i due “main event” del sabato e della domenica non dovrebbero assegnare lo stesso punteggio. Questo aspetto è ancora in fase di discussione tra i protagonisti titolati a farlo. Una cosa è certa: la F1 non intende tornare sui suoi passi. Il formato a tre turi di libere + qualifiche + gara domenicale dovrebbe lentamente cedere il passo al prototipo visto a Silverstone, che si sta svolgendo a Monza e che osserveremo in Brasile. Ovviamente nella sua versione corretta, migliorata e debuggata. Si spera.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes, F1
Per te è unbug, per me invece ha senso così. Normalmente, se cambiano motore, vengono sempre penalizzati in gara. Perché bottas avrebbe dovuto ricevere una penalità nelle vere qualifiche?
Non ha senso il tuo discorso, mi spiace.
I differenti punti di vista sono il sale del dibattito. Il pezzo offre una chiave di lettura che ha pretese universalizzanti. Ma se Liberty Media sta pensando di modificare il format è perché si sono avveduti che qualcosa non funziona.