lunedì, Novembre 18, 2024

Max Verstappen vince il Gran Premio di Russia edizione 2021

F1, Sochi. Il pagellone semiserio dell’Epiro. E dintorni.

“Un’altra vittoria come questa e me ne torno in Epiro senza più nemmeno un soldato”.

Si narra che queste parole siano state pronunciate da Pirro, re dell’Epiro (Albania meridionale più o meno) quando nelle battaglie di Eraclea (280 a.C.) e Ascoli Satriano (279 a.C.), combattendo contro i Romani, riportò perdite tali da fargli infine perdere la guerra nello scontro finale a Maleventum, che fu infatti ribattezzata dai romani Beneventum (l’attuale Benevento). In senso più ampio, ai giorni nostri una vittoria di Pirro è una vittoria non solo ottenuta a caro prezzo, ma anche inutile, velleitaria, che prelude poi alla sconfitta.

Mi è venuto in mente questo episodio storico (tutta la storia è bella, mica solo quella contemporanea, mi sforzo di farlo capire sempre ai miei alunni…) mentre finiva il Gran Premio di Russia. Hamilton, molto più intelligente di tanti suoi tanti ammiratori e detrattori, fresco vincitore “centenario”, affermava che il secondo posto di Verstappen era un risultato magnifico… per il suo sfidante.

D’altronde, alla fine della gara, in classifica mondiale di F1 i due sono distanziati da appena 2 punti mentre nei piani della corazzata tedesca il distacco avrebbe dovuto essere molto più ampio a partire da Monza, per poi gestire le ultime gare in difesa. Una cosa che, nell’era turbo ibrida, non era mai accaduta. Soprattutto a due terzi del mondiale ampiamente corsi.

Teniamo conto che Max ha smarcato la nuova PU, partiva ultimo ed è arrivato secondo. Neanche nei loro sogni più sfrenati Marko e lo spiceboy Horner potevano pensare a tutti quei punti. D’altro canto sua maestà il re fa 100 vittorie tonde tonde. Un numero smisurato e speriamo che resti ineguagliato. Perché i numeri bisogna anche interpretarli. E i numeri raccontano di un pilota gigante.

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Ma anche di un dominio gigante di Mercedes cominciato nel 2014 con percentuali di vittorie che non vedi quasi neanche nelle dittature quando si tengono le elezioni. Ovviamente truccate. Senza dimenticare che ormai da diversi anni le gare per singolo campionato mondiale sono aumentate. Ecco, io che sono abituato a vedere sempre il particolare, ricordo a me stesso e a chi legge che tale numero tondo tondo, deve poi essere corretto da determinati “filtri”.

Pensiamo, senza andare troppo lontano, a quanto ha vinto Hamilton dall’esordio in F1 sino al passaggio in Mercedes nel 2013, e poi dal 2014. Sono due ere completamente diverse. Punto. Dicevo di cento-Hamilton. La mia impressione, e magari mi sbaglio (tra l’altro continuo a pensare che Hamilton sia favorito per la corona iridata) è che in Russia abbiamo assistito al tramonto di un impero.

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Che poi, se ci pensate è abbastanza evocativo, visto che circa un secolo fa da quelle parti finiva l’impero degli Zar con la Rivoluzione d’Ottobre. La gara mi è parsa come uno degli ultimi guizzi, uno degli ultimi fuochi prima del trapasso, prima di qualcos’altro. Alla fine di un ciclo unico e irripetibile per noia e costanza. E aggiungo che sarebbe pure ora.

La Mercedes AMG F1 di Toto Wolff, d’altronde sembra davvero alle corde. Stremata. Ed è curioso, perché si pensava tutti noi che, alla lunga, proprio le lattine volanti avrebbero pagato lo scotto dell’inesperienza al vertice (non vincono un mondiale dal 2013). E invece, spesso, la realtà ti stupisce. Con un TP un poco megalomane che le tenta proprio tutte (non mi berrò mai la versione ufficiale di problemi ad una PU che ha appena corso due gare, anche perché sennò sarebbero guai per Hamilton), sfruttando ingegnosamente il regolamento (ma beccandosi una “shit storm” epica sui social) per rallentare Verstappen, usando come carne da cannone il povero Bottas.

E giustamente qui, per me, arriva l’elogio gigante di un uomo che non sarà mai un campione, che per anni ha fatto l’onesto e redditizio gregario, ma che finalmente libero dall’incubo di dover rincorrere ogni anno il rinnovo del contratto, ha praticato la sua disobbedienza “civile” mostrandosi particolarmente arrendevole mentre Max gli era alle costole. Ricordatevi: non contano le parole ma i fatti… e pure Instagram.

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Max Verstappen. Voto 12. E’ il vero vincitore del gran premio. Non corre solo in modo dannatamente veloce, ma sbaglia ormai pochissimo. Non è lui, in questo momento, a sentire la pressione…

Hamilton. Voto: 99 (dai, questa era facile). Tuttavia diverse piccole sbavature e errori potenzialmente esiziali dimostrano che anche il marziano è umano e può sbagliare.

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Bottas. Voto: 10. Mi piace questo boscaiolo che si ribella a Toto. E ne ha ben donde. Non sarà mai un campione di F1. Ma almeno gli resta la dignità.

Norris e Leclerc. Voto: Villenueve. Leo Turrini paragona Norris a Villenueve. Quando il cuore ha il sopravvento sulla ragione. Io aggiungo anche Leclerc con una partenza da antologia. Che all’inizio, quando si mette a piovere non voleva rientrare, poi voleva ma c’è stato un mezzo parapiglia con le comunicazioni al muretto. Solo i più grandi osano. E talvolta sbagliano.

Mercedes AMG F1. Voto: 5. Un team che sembra in involuzione, come se avessero dato tutto per vincere e questo non bastasse ancora.

Red Bull. Voto: 6. La chiamata per la prima sosta è stata forse troppo repentina, e dopo un pò Max non ne aveva più. Hanno aggiustato il tiro chiamandolo al momento giusto per le intermedie. E lui, che ormai sbaglia pochissimo, si è issato al secondo posto. E deve aver godicchiato parecchio…

McLaren F1. Voto. 8. Crescita costante e progetto con solide fondamenta. Occhio al 2022.

Raikkonen. Voto: 8. Che piede e che classe.

Alonso. Voto: idem come sopra.

Sainz. Voto: 8. Non è Leclerc, ma piano piano la goccia scava la roccia…

Regia internazionale. Voto: avere gli strumenti ed essere ciechi lo stesso.


F1-Autore: Mariano Froldi – @MarianoFroldi

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