Pochi giri di parole, bando alle sdolcinatezze: Zandvoort è stata una gara da dimenticare per Sebastian e per Aston Martin F1 Team. Un venerdì interlocutorio, un sabato mattina da dolci premesse che non si è concretizzato in una solida qualifica, anzi ha affossato ogni speranza. Vettel laggiù, tra i dimenticati, neppure passa il taglio e rimane confinato in diciassettesima posizione. Stroll fa poco meglio e raggiungendo Q2 e confermandosi dodicesimo. Troppo poco rispetto alle ambizioni, nulla in confronto alle necessità.
Sebastian voleva e doveva dire qualcosa. Confermarsi dopo la beffa del podio ungherese, ribadire la sua presenza, concretizzare la sua essenza. Invece nulla di ciò, solo polvere e sabbia. Fine, come quella portata dalle dune, fastidio negli occhi tra vento e velocità. Pesante, come una palude che affossa, che inibisce ogni mossa. Il margine rimasto inesistente, fatto di pazienza e di accortezza, che non sempre risultano sufficienti, se non si è supportati dal mezzo.
I primi due stint sono un incubo da dimenticare. Il pit stop iniziale, troppo anticipato, condanna a gravitare nel nulla, in retrovie impossibili da abbandonare. Honey Ryder ingovernabile, poco duttile e scontrosa. Una ragazza che fa le bizze, poco accomodante, per nulla complice. Così ecco che arriva l’errore, netto e visibile, per la gioia dei detrattori. Seb che va quasi in testacoda, una vera manna per coloro che attendono di coglierlo in fallo, di condannare, di pontificare. Risate indistinte superano i boati degli Orange, e i vari ‘che ti avevo detto‘, sono capaci di sovrastare il truce ritornello ‘Max, Max, Max, Super Max…‘ in un delirio supremo del nulla.
Poi, quasi per magia, la ritrosa si fa compiacente, risorgendo nell’ultimo stint, grazie alle gomme medie che funzionano alla stregua di placebo. Vettel ritrova ritmo e fiducia, inizia a rompere gli indugi, riprende a cavalcare. Il distacco si riduce, i sorpassi si concretizzano pur non inquadrati dalla regia, troppo concentrata sul leader. Sebastian avanza, diventa una furia su Kubica e Giovinazzi. Tardi purtroppo per ambire a qualcosa di più alto. Termina tredicesimo, senza infamia né lode, in un weekend incolore che non gli rende giustizia.
Una performance, quella di Seb, che presta il fianco alle voci di mercato. Alimenta le critiche secondo le quali il tedesco, discusso e partente, sarebbe in bilico a favore di nuove leve. “Illazioni” che, a quanto pare, durano il tempo di un baleno. Scricchiolanti e malferme almeno quanto chi dà loro credito. Ma si sa, la F1 in questo periodo è terra feconda di chiacchiere, di finti scoop, di fantamercato. Nulla che vada preso realmente sul serio, ma abbastanza per strapparci un sorriso.
Infatti, chi mai si priverebbe di un campione e di un personaggio come Sebastian, tra l’altro azionista e uomo immagine Aston Martin, per puntare su un non precisato talento di cui, ad oggi, neppure si ipotizza il nome? L’ipotesi Alonso rappresenta una barzelletta da quotidiano gossip di terz’ordine, considerando il fresco rinnovo con Alpine e soprattutto l’intenzione dello spagnolo, motivato a costruire un ciclo vincente con i transalpini. Il resto sono chiacchiere senza neppure il distintivo, futili parole destinate a cadere a terra come le foglie in questo inizio di autunno.
Nel frattempo godiamoci Sebastian per ciò che ci può offrire, senza eccessi, con bonaria indulgenza. Pronti a riconoscere una gara storta, ma non per questo a giudicare senza appello. I tribunali hanno altre sedi e sono nati per fatti di diversa importanza. Lo sport invece vive di passione: lasciamo che sia questa l’unica giurata in grado di emettere un sensato verdetto.
F1-Autore: Veronica Vesco – @VeronicagVesco
Foto: Aston Martin Cognizant F1 team
.in tanti esprimono giudizi. In pochi riescono a vedere che prima ancora di essere un pilota, Vettel è un grande uomo.