La marea Orange in F1 non è un inedito assoluto. Ma ciò che si è visto sulle tribune di Zandovoort è stato qualcosa di letteralmente impressionante, uno spettacolo che ha lasciato a bocca aperta. Max Verstappen è chiamato a confermare una pole position thrilling dinnanzi al pubblico amico con due Mercedes che ringhiano alle sue spalle. Vediamo come si sono svolti i 72 giri del GP d’Olanda nell’analisi degli on board della vettura n°33.
Le operazioni si svolgono in un contesto ideale: il cielo e sereno, la temperatura dell’aria è di 21.5 °C, quella della pista di 37. Verstappen scatta dalla prima piazzola con pneumatici Soft C3, così come i primi dieci della classe. L’approfondimento parte dal momento in cui la power unit Honda viene avviata per preparare il giro di installazione.
La tornata è condotta in maniera oculata, con continui cambi di direzione per mettere in temperatura le gomme dell’asse anteriore. Prima di fermarsi nella piazzola di partenza, Max effettua due burnout per scaldare le posteriori. La 33 attende che tutte le altre vetture siano schierate. Si avvia la procedura.
Gianpiero Lambiase comunica via radio “Last car approaching the grid“. Max, nell’attesa, muove nervosamente le mani dietro al volante. Allo spegnimento dei cinque semafori lo scatto è pulito. Tenere a bada Hamilton spostandosi leggermente a destra è un gioco da ragazzi con un rettilineo dalla lunghezza così esigua. La Red Bull si presenta in testa alla prima curva ed inizia immediatamente ad imprimere un passo indemoniato tanto che, in Curva 6, il gap su Lewis è già di 1.2 secondi. Subito dopo viene suggerito il settaggio 8 dell’ibrido.
I primi giri del Gp d’Olanda hanno davvero poco da raccontare. C’è la sensazione che Verstappen gestisca il vantaggio che via via cresce e che arriva, alla tornata 10, ad essere di 3 secondi netti. Le comunicazioni in questa fase vertono esclusivamente sui distacchi cronometrici dalla Freccia Nera n°44 e sulla gestione della gomma posteriore sinistra la cui crescita della temperatura è da tenere a bada.
Al giro 8 è già tempo di doppiaggi. Verstappen, che viene avvertito preventivamente dall’ingegnere italiano, supera Mick Schumacher che aveva già effettuato il primo pit stop.
Quando è in pieno svolgimento l’undicesimo passaggio, Lambiase arringa il pilota riferendo che ora Hamilton è più veloce (il distacco decresce leggermente) e che probabilmente farà una gara a due soste. Subito dopo viene chiesto un “front tyres update” al quale Max replica con un serafico “ok“.
Al giro 15 il distacco ritorna a salire: 3.5 secondi la differenza tra i due battistrada.
La gara di Verstappen scorre via relativamente semplice. Le comunicazioni sono essenziali, quasi sporadiche. Fino all’avvicinarsi della sosta di Hamilton. In Red Bull c’è bisogno di un cambio strategico per copiare le mosse della Mercedes che intende usare Bottas per frenare lo slancio dell’olandese.
Al giro 20 Lewis è ai box, Lambiase avvisa prontamente Verstappen che nel frattempo aveva accumulato un vantaggio di quasi 4 secondi sul rivale e che viene invitato a spingere ulteriormente.
Dopo pochi istanti la chiamata: “Box, box, Strat 12 in pit lane“. La sosta, come da consuetudine per gli uomini della Red Bull, è rapida: 2.7 secondi rispetto ai 3.6 di Hamilton. Nel momento del restart, Lambiase comanda Strat 8 (mappatura dell’endotermico). In uscita la vettura 33 è seconda alla spalle di Bottas che ritarderà oltremodo la sua necessaria fermata. Il vantaggio di Max è di 3.6 secondi. L’undercut non è riuscito.
L’olandese chiede se Hamilton abbia montato anch’egli le gomme a mescola media. Arriva la risposta affermativa: “Same tyres“. Con questo compoud pare che la Mercedes possa avvicinarsi, tanto che in tre tornate il distacco cala a due secondi. La chiave della gara sta tutta nella capacità di avere la meglio su Bottas che sta facendo gioco di squadra ritardando il suo pit stop. Il gap dal finnico viene rosicchiato molto presto. Lambiase avverte che dovrà fare il possibile per sbarazzarsene velocemente.
Se al giro 23 il delta è di oltre sette secondi, al 29 è praticamente annullato. Max vede la W12 n°77 e inizia a studiarne le mosse per sopravanzarla. Nel frattempo Hamilton è a meno di due secondi e prova altrettanto a capire se ci sono i margini per un attacco in pista. L’ingegnere di pista, quando Bottas è a tiro, avvisa: “Overtake button is available“. Il soprasso si concretizza al passaggio 31.
La manovra è semplice anche perché le gomme del finnico sono praticamente terminate. Ma il sorpasso viene favorito da un errore abbastanza gratuito che Valtteri commette alla penultima curva. Max succhia la scia sull’ultima piega e si affianca alla W12 ben prima della linea del traguardo. Ora è in P1, con Hamilton che scavalca Bottas che si ferma per il suo cambio gomme.
In questa fase Hamilton si fa minaccioso e ricuce il gap a 1.5 secondi. Dal muretto reagiscono: “Engine 10 position 7“. Una configurazione dell’ibrido più aggressiva che viene coadiuvata da un’altra comunicazione: “STRAT 2 when you can”. Stavolta si agisce sull’endotermico per dare più potenza alla vettura col fine di non perdere ulteriore vantaggio. I risultati sono immediati. In tre giri il gap supera i due secondi. Lambiase, entusiasta, si apre in radio e dice: “Your pace is mega!“.
In Mercedes provano il tutto per tutto e richiamano Hamilton ai box per una seconda sosta dal timing del tutto errato: il campione del mondo, che monta un altro treno di medie, esce nel traffico: il tentativo di undercut crolla in maniera abbastanza grottesca. Al giro 40 c’è la fermata, il tecnico avvisa Max e aggiunge “keep pushing“. In Red Bull devono reagire e lo fanno al passaggio successivo, il 41.
Verstappen esce con oltre 3 secondi di vantaggio e viene avvisato del fatto che il rivale ha gomme medie. La 33, invece, monta il compound hard, cosa che fa preoccupare l’olandese: “Sono gomme buone?“. Lambiase risponde con tono conciliante. Quello che vedremo confermerà la sensazione. Da STRAT 8 post pit exit, viene comandato STRAT 2: è necessario tenere il delta temporale aperto.
La Red Bull non darà mai la sensazione di faticare a tenere a bada Hamilton che, nel frattempo, si danna per l’errata chiamata ai box provando a rimontare senza troppo gestire gli penumatici nella quasi totale confusione del suo muretto che non riesce a supportarlo. Nel mentre, a Verstappen viene detto che le gomme anteriori sono nella giusta finestra e che bisogna tenere sotto controllo il picco termico della posteriore sinistra.
Quando mancano 12 passaggi alla conclusione del Gp d’Olanda, il distacco su Hamilton si è molto assottigliato: 1.2 secondi. Ma Lewis ha messo sotto pressione le sue coperture che hanno un improvviso cliff. Fenomeno acuito dalla mescola più morbida. Verstappen, quindi, può ricostruire il suo margine di sicurezza e andare in scioltezza verso il settimo trionfo stagionale.
La differenza tra i due capofila del mondiale cresce con estrema rapidità: Lewis tira i remi in barca avvedendosi che il recupero è impossibile, Max dà la strigliata definitiva per costruire un margine di tranquillità su una pista in cui il traffico dei doppiaggi è particolarmente insidioso.
Quando la forbice si è aperta a tre secondi, Verstappen chiede conto della condizione degli pneumatici della W12 di Hamilton. Lambiase, con chiarezza estrema, riferisce: “I think it’s done“. La certificazione del fatto che il Campione del Mondo in carica è un cacciatore con un fucile che spara cartucce a salve.
Fino alla fine dell’attività c’è ben poco da raccontare se non quanto accade alle spalle della RB16B con Bottas che si ferma, sigla il giro veloce e obbliga Hamilton a fare un terzo pit per riprendersi il punticino del fastest lap. Ma questo aspetto è approfondito nell’analisi degli on board della W12 n°44 (leggi qui).
A tre giri dal termine, quando Verstappen si è sbarazzato con abilità di una serie quasi interminabili di vetture da doppiare (gli unici a pieni giri saranno Gasly e i due Mercedes, nda) Lambiase riferisce che il distacco su Hamilton che è di 4 secondi. Al passaggio successivo arriva l’indicazione sull’ulteriore sosta del britannico che va per il giro veloce sotto la bandiera a scacchi.
Quando l’ingegnere si apre in radio per avvisare che è iniziato l’ultimo giro si ascolta distintamente il pubblico che già festeggia per un trionfo mai stato in discussione.
Arrivano i congratulazioni dal muretto alle quali Max replica con i complimenti per la strategia definita “sharp“. Verstappen si riprende così la testa della classifica ribaltando un’inerzia negativa che aveva caratterizzato i GP d’Inghilterra e d’Ungheria. Tra pochi giorni si torna in pista, a Monza, dove sarà nuovamente di scena la Sprint Qualifying che a Silverstone ha sorriso all’olandese.
Verstappen arriverà in Brianza per provare ingranare la terza vittoria di fila; Hamilton per tentare di rimettersi davanti. Il mondiale è più caldo, entusiasmante e imprevedibile che mai.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1TV