I riflettori della F1 sono accesi e puntati su Lewis Hamilton e Max Verstappen. Sono loro due, infatti, i protagonisti di un duello ravvicinato che potremmo addirittura definire “sportivamente sporco” considerando le ruotate che, vicendevolmente, si sono riservati. Sono solo le due lunghezze che separano in classifica il sette volte iridato e l’aspirante campione del mondo che hanno accompagnato, alla sfida in pista, un certame verbale che in alcuni momenti ha dato la sensazione di poter sfuggire di mano.
Il titolo piloti, da sempre, è ciò che interessa maggiormente nella massima categoria del motorsport. Non che il campionato costruttori sia un trofeo minore, ma di certo ha un appeal mediatico inferiore. Eppure, sotto la patina del tenzone Hamilton – Verstappen, ci sono due team che si agitano per imporsi l’uno sull’altro.
Tecnici specializzati, ingegneri di diverse estrazioni, meccanici, maestranze varie che spingono per un ottenere il proverbiale posto al sole. Combattono, in Mercedes, per arrivare all’ottavo alloro consecutivo. Un record inimmaginabile sino a qualche tempo fa. Si sforzano, in Red Bull, per dimostrate che l’era turbo-ibrida può avere un altro padrone dai griglio-neri. Questo duello è altrettanto stimolante e merita più attenzione di quella che forse gli stiamo offrendo.
Avere quattro soggetti che competono in maniera tiratissima è grasso che cola per i vertici di Liberty Media. Dopo lunghe stagioni in qui l’equilibrio è rimasto tale sino a metà campionato, potremmo avere finalmente un mondiale bilanciatissimo fino al suo epilogo. Una situazione vincente per il colosso americano dell’intrattenimento che deve rientrare da un 2020 finanziariamente devastante a causa del Covid e della susseguente cancellazione di diversi Gran Premi che hanno reso monco il calendario di F1.
Brackley e Milton Keynes sono divise da 30 km. Lo stesso numero che separa Red Bull e Mercedes in classifica. Con sette appuntamenti in calendario c’è una così ampia mole di punti da conquistare che anche l’esito del costruttori è tutt’altro che certo. Stefano Domenicali ha lasciato intendere che spera che il duello perduri e si protragga fino all’ultima curva dell’ultimo Gran Premio di Abu Dhabi. Qualcosa che terrebbe incollato il pubblico agli schermi televisivi e che aumenterebbe a dismisura lo share che negli ultimi tempi si è fatto asfittico.
Il titolo costruttori, così come quello piloti, sarà appannaggio della compagine che risulterà più precisa in questo ultimo scorcio di 2021. L’affidabilità giocherà un ruolo primario, così come le strategie messe in atto dai due team contendenti, chiamati a gestire l’enorme massa pressoria che pende sui rispettivi capi. Mercedes dovrà rispondere ad una situazione nuova visto che il suo impero non era mai stato così fortemente sotto assedio. Red Bull, dal canto suo, non dovrà avere paura di tirare indietro il braccio proprio quando sta per mettere le mani sul banchetto imperiale.
Il 2021 è mostrato una lunga teoria di errori tecnico-strategici operati da ambo i lati. Topiche frutto del non perfetto governo del momento critico. Cosa che accade quando il distacco è infinitesimale e può verificarsi quando l’aria è satura di elementi incendiari figli di una dialettica che in alcuni momenti ha superato abbondantemente la soglia di guardia.
Un’escalation notata anche da Domenicali che, nei giorni passati, ha parlato di una condizione derivante dalle personalità di uomini forti come Chris Horner e Toto Wolff. Una situazione che, ancora una volta, non spiace alla proprietà americana che vede aumentare considerevolmente l’hype intorno alla vicenda. La tensione come ulteriore elemento di attrattiva.
Ma c’è un altro aspetto da considerare nel dualismo Red Bull – Mercedes: la mancanza di discrezione del decisore. Sì, è un’interpretazione volutamente maliziosa. Nella stagione in corso, la mano della FIA e dei commissari si è vista in maniera chiara. Giri di vite tecnici (ali flessibili, regole sui pit stop e penumatici rinforzarti dopo i fatti di Baku) e una manifesta tendenza a “metter bocca” in episodi che tutto sommato potevano essere valutati diversamente.
Le penalità comminate ad Hamilton, a Silverstone, e a Verstappen, a Monza, hanno il sapore di giudizi emessi per evitare che una delle due parti prendesse il largo in classifica. Ancora, l’assurda decisone di registrare con metà punteggio la gara di Spa Francorchamps ha avuto l’effetto di avvicinare sensibilmente, con un atto posticcio, i due rivali al titolo.
L’auspicio è che nelle restanti sette gare la F1 si mondi da questa “plasticosità” e consenta ai protagonisti di correre sì nel rispetto delle regole, ma con la necessaria libertà per non dare la sensazione che esistano sovrastrutture che hanno interessi – e necessità correlate – a portare la sfida all’ultimo round. D’altronde il corpo giudicante è bravo quando non si parla di lui. Se lo si fa in maniera massiccia, al contrario, significa che qualcosa non sta funzionando a dovere. Il campionato è quanto mai avvincente e lo sarà ancora di più senza condizionamenti esogeni.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes AMG F1 Team – Red Bull Racing Honda
Confermi la mia impressione, che fino a ora Masi e i Commissari hanno influito pesantemente sul 246,5>244,5,veramente bugiarbo, ho notato
1-BAH track limits penalità discutibile
2-IMOLA Lewis ritorna in gara in modo scorretto
3-UK penalità ridicola risultato 25-0
4-UNGH Max gareggia con mezza vettura 20>2
5-RUSSIA Max sconta penalità x Monza ingiusta
SPERIAMO CHE I REGALI PRO LEWIS SIANO FINITI
Saljti
Ho sottolineato il troppo interventismo dei decisori. Non di certo che questa cosa abbia favorito uno dei due contendenti. Anzi é una visione dalla quale mi smarco con decisione.