Sei i punti di distacco tra Max Verstappen e Lewis Hamilton. Sei le gare che mancano da qui alla fine di un avvincente mondiale di F1 2021. I due protagonisti assoluti si sono sorpassati, in pista e in classifica iridata, più volte. In uno scenario che ha mostrato un equilibrio quasi perfetto. Una tendenza che potrebbe perdurare ancora. A meno che non intervengano dei fattori esterni a spezzare una situazione statica.
Queste variabili più o meno impazzite potrebbero rispondere al nome di Valtteri Bottas e Sergio Perez. I secondi piloti potrebbero rappresentare quel peso che sposta l’ago della bilancia in favore dell’olandese piuttosto che del britannico. Chi farà veramente la differenza? Il neo alfiere Alfa Romeo e il messicano riconfermato in Red Bull? O ci sarà un terzo elemento a giocare un ruolo decisivo?
I due piloti hanno avuto approcci diversi a questo campionato del mondo. Perez ha dimostrato di essere più abile e deciso dei duelli ravvicinati, come abbiamo visto in Turchia. Bottas, di converso, ha manifestato una tendenza a rivelarsi più “molle” nei corpo a corpo. E Sochi, dove ha steso un tappeto rosso a Verstappen, ne è una testimonianza abbastanza evidente. Ma il problema del messicano è che troppo spesso si qualifica dietro, dovendo dunque prendere il via alle spalle di vetture più lente. Una situazione che lo tiene troppo staccato dal collega di garage tanto da risultare poco utile nel supportarlo.
Il quesito è rimasto ancora irrisolto. Allora, chi tra Perez e Bottas sarà più utile alla causa? Proviamo a dare una risposta. Ognuno dei due mostra dei punti di forza e delle macchie. Degli elementi di debolezza che non consentono loro di sciorinare prestazioni, nel lungo periodo, prossime a quelle dei capofila. In linea generale, tra i due, è soprattutto il finlandese ad aver dimostrato di poter essere più efficace.
Sostanzialmente, la sua virtù maggiore è l’essere consistente in in qualifica. Cosa che può sortire l’effetto di disturbare Verstappen sin dall’avvio della gara. Essere nel gruppo di testa dall’inizio del gran premio significa trasformarsi in un fattore sfruttabile in termini di strategia di gara. Ancora – e sembra un paradosso – Bottas dà il meglio di sé quando la classifica lo esclude della lotta al titolo.
Ogni anno in Mercedes, infatti, il finnico è partito con uguali possibilità di concorrere per l’iride rispetto ad Hamilton. Ma, sistematicamente, dopo metà campionato, la distanza diventa tale da farlo diventare un secondo. Ecco che si mette in condizioni di non avere nulla da perdere. Ed è proprio questo il momento che sta vivendo.
Perez, di contro, è troppo spesso autore di turni classificatori anonimi che mortificano l’enorme potenziale della RB16B. Pur avendo disputato alcuni Gran Premi ad ottimo livello (il trionfale Baku su tutti, nda), riesce ad accendersi e ad essere incisivo solo nella seconda fase delle gara. Ossia quando si è scrollato di dosso gli avversari più lenti sul passo. Una cosa che succede quando può essere troppo tardi per dare manforte al caposquadra.
Quindi il messicano è da escludere del tutto dai giochi? Davvero non potrà dire la sua nei sei GP rimanenti? La risposta è ovviamente negativa. Se Bottas è stato più spesso un fattore pesante nella lotta per il campionato del mondo tra Verstappen e Hamilton, Checo è il pilota che, se messo nelle condizioni di operare, ha probabilmente mostrato il miglior potenziale. Emblematica è stata la sua difesa contro Hamilton in quel di Istanbul se raffrontata con quella di Valtteri contro Verstappen nelle fasi inziali del Gp di Russia.
Perez, tra le altre cose, è stato parte attiva nell’errore che il sette volte campione del mondo ha commesso a Baku quando, inavvertitamente, pigia il pulsante “brake magic” e sposta in modo mortifero il bilanciamento della frenata sull’asse anteriore. Fattore che ha portato al bloccaggio e al susseguente lungo nella via di fuga di curva 1 la sua W12. I fatti dicono che l’ex Racing Point, seppur occasionalmente, è stato capace di disturbare Hamilton. Di sicuro lo è stato di più di quanto Bottas lo sia stato per Verstappen. Se si presenta l’occasione, in parole povere, Perez tende a coglierla.
Ma la F1 non è fatta da soli compagni di squadra. Ci sono altri sedici piloti in pista che possono più o meno direttamente condizionale l’esito di questo duello. Naturalmente dobbiamo riferirci a chi ha un discreto potenziale per stare nelle zone medio-alte della classifica arrivando così a poter ostacolare, in condizioni particolari, uno dei due protagonisti. Se la Ferrari ha un atteggiamento piuttosto neutrale sulla faccenda, sono McLaren e Alpha Tauri che potrebbero avere un peso più importante.
I primi, motorizzati Mercedes, sono in lotta per il terzo posto nella coppa costruttori. Difficilmente, e i GP d’Italia e di Russia stanno lì a dimostrarlo, potrebbero far favori alla casa che fornisce loro i motori. Almeno finché la loro posizione non si è sedimentata. E sembra difficile, vista l’alternanza prestazionale con Maranello, che la pratica possa risolversi prima del GP di Abu Dhabi che chiude il campionato.
Resta l’Alpha Tauri, il team satellite della Red Bull che negli anni è stato usato da palestra di piloti e da laboratorio tecnico. Helmut Marko, con dichiarazioni non troppo eticamente trasparenti, ha pubblicamente sostenuto che Pierre Gasly e Yuki Tsunoda corrono anche per fare gli interessi di Max Verstappen. Una situazione, quella del conflitto d’interessi, che la categoria regina non ha mai voluto seriamente affrontare e che crea dinamiche sinistre.
Nel recente GP di Turchia il pilota giapponese ha dato filo da torcere ad Hamilton dolendosi, dopo la gara, di non essere riuscito a tenere dietro ancora un po’ il campione del mondo “Per aiutare Max a vincere il titolo” (leggi qui per approfondire). A Sochi, Gasly, era stato usato per favorire la rimonta dell’olandese e controllare Bottas che avrebbe dovuto ostacolare la Red Bull. Se Tsunoda si è dimostrato un buon soldatino anche per la fresca riconferma nel team faentino, il francese potrebbe essere più recalcitrante a certi ordini visto come il dottor Marko l’ha bocciato e degradato due anni fa.
Il campionato, dunque, vivrà di queste dinamiche che incideranno nel risultato finale. Strategie sportive, interessi finanziari, accordi politici potranno spostare gli equilibri. Ma anche le simpatie personali e i vecchi rancori potrebbero farlo. Pensiamo a Fernando Alonso che, in Ungheria, si è reso protagonista di una difesa gagliarda ed entusiasmante su Hamilton per poi capitolare per un leggero errore in fondo a curva 1.
Ricorderete tutti il video del post gara che mostrò l’asturiano, intento in un’intervista televisiva, scusarsi con il talento di Hasselt per non aver tenuto ulteriormente a bada Hamilton nella sua furiosa rimonta dall’ultima piazza. E’ anche da una dinamica analoga che ha a che fare con la psicologia e che sfugge da interessi motoristici e di squadra che potrebbe dipendere l’esito finale di una sfida tiratissima ed avvincente.
F1-Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Mercedes, Red Bull, F1